Nell’ottantesimo della Rivoluzione d’Ottobre

... le masse nere di fuliggine, i delegati di fabbrica, i deputati venuti a piedi dalle trincee, uomini grigi, rudi, pieni di pidocchi, diffondono per tutto il paese la nuova parola, le fatidiche frasi... e propagano ovunque l’incendio, piantando il “gallo rosso” sul tetto del padrone...

Lenin

La nostra commemorazione dell’ottantesimo anniversario della Rivoluzione di Ottobre non vuole essere la risposta alla tesi, idealisticamente costruita e sostenuta dalla borghesia internazionale, per la quale il crollo rovinoso del “socialismo in un solo paese”, nella Russia di Stalin e soci, abbia contemporaneamente travolto con sé ogni possibile riferimento, valore e insegnamento della Rivoluzione del 1917. Semplicemente non lo è per il fatto che tra quel grandioso avve-nimento, con le sue immediate conquiste e soprattutto con le speranze accese nel cuore dei proletari di tutto il mondo, e fra i successivi sviluppi guidati dal carnefice del bolscevismo, Stalin, esiste il tragico e incolmabile baratro scavato dalla controri-voluzione trionfante fin dai primi anni Trenta.

Siamo stati fra quei pochi che, già nella prima metà degli anni Venti e poi ininterrottamente fino ad oggi, hanno denunciato e combattuto - anche a caro prezzo, assieme a tutta la vecchia guardia bolscevica - il processo di degenerazione che con lo stalinismo soffocava la rivoluzione nell’Urss e in ogni altra parte del mondo. Abbiamo denunciato e combattuto con tutte le nostre forze il tradimento del comunismo e la sua falsificazione, la degenerazione del primo Stato operaio e il rafforzamento di rapporti di produzione che negavano il socialismo e portarono alla costruzione, in Russia e nei suoi satelliti, del capitalismo di stato e quindi del capitalismo neo-liberista. La iniziale spinta socialista era stata deviata e sospinta sul piano del capitalismo: mercato, salario, plusvalore, accumulazio-ne. E ne abbiamo analizzato le cause, inevitabili nel mancato intervento del proletariato europeo e asiatico, e spiegate le ragioni teorico-politiche che, nella pur evidente disfatta, confermavano tutta la validità del marxismo rivoluzionario.

L’abbandono della premessa storica della Rivoluzione di Ottobre ha quindi portato tutti gli altri pseudo difensori del “socialismo nazionale” alla completa abdica-zione di ogni forma e contenuto del comunismo e all’abbraccio mor-tale con il suo opposto, il capitalismo.

Conseguente era la riduzione della teoria scientifica di Marx e di Lenin in una brodaglia indigesta.

La Rivoluzione di Ottobre non ha aperto ancora l’era del socialismo, ma intatte e valide fino alla loro realizzazione sono le ragioni storiche, teoriche ed economico-politiche che da quel lontano 1917 pongono all’ordine del giorno della storia la rivoluzione comunista.

Dalla loro applicazione pratica, ampia e completa, e già in quel primo glorioso accadimento, abbiamo tratto la nostra certezza, non ideologica ma scientifica, che si basa sulla consapevolezza del fine rivoluzionario e dei mezzi atti alla sua realizzazione.

Nella lunga e tormentata traiettoria delle lotte operaie, l’Ottobre bolscevico tocca il vertice più alto e più luminoso a cui il proletariato, a ogni svolta decisiva della storia, dovrà riferirsi per attin-gervi non solo motivi di dottrina e di tattica rivoluzionaria, ma incita-mento a durare e una inesauribile messe di esperienze.

O. Damen

Il famoso rovesciamento della prassi - è questo uno degli insegna-menti dell’Ottobre - è stato e sarà, in definitiva,

l’opera della classe che prende coscienza di sé, del suo ruolo storico, nel momento in cui riconosce nel programma e negli obiettivi del partito, il proprio programma e i propri obiettivi.

Esso diviene così lo strumento invincibile della rivoluzione; è l’irrazionale che erompe infrenabile nell’alveo del più razio-nale e radicale sovvertimento che la storia conosca. Ciò vale tanto per l’esperienza russa come per ogni rivoluzione socialista avvenire. (O. Damen)

Partito e classe sono indis-solubilmente legati; nessun altro partito all’infuori di quello marxista e rivoluzionario, nessun’altra clas-se all’infuori del proletariato può essere la forza egemone del perio-do di transizione dal capitalismo, e quindi dal socialismo al comunis-mo. E la fase del socialismo inferiore presuppone: la distruzione dello Stato borghese da parte del proletariato; la dittatura del proletariato esercitata dal partito di classe; la soppressione dello sfruttamento e del salario nei settori socializzati (e non “statizzati”); l’espandersi della rivoluzione in tutti i Paesi.

Solo allora il proletariato e l’umanità intera potranno liberarsi dalla schiavitù del capitale. Solo allora

il socialismo libererà l’uomo da tutte le soggezioni economiche, politiche e religiose, mettendolo nelle condizioni di usufruire totalmente delle inesauribili energie tuttora celate nel seno della natura, per vincere la miseria, la paura e l’odio e rendere fecondo e libero il lavoro umano.

O. Damen

dc

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.