Le vie del potere sono infinite

Il 1998 sarà probabilmente l’anno della chiusura, se non formale sostanziale, dell’operazione giudiziaria di “mani pulite”. Così come la nascita dello scossone giuridico politico di tangentopoli ha avuto precise cause e motivazioni che vanno ricercate all’interno della lotta per il potere dopo la fine della guerra fredda, così la sua morte annunciata risponde alla necessità di chiudere una fase della vita politica italiana che se protratta ulteriormente finirebbe per destabilizzare quello stesso potere che l’ha favorita.

L’annuncio anche se proposto in via informale, successivamente ridimensionato nelle forme e dilazionato nel tempo, è stato dato da Violante Presidente della Camera, membro del Pds e autorevole rappresentante della maggioranza di Governo, cioè di quella forza politica e di potere che dalla operazione “mani pulite” ha ricevuto i maggiori vantaggi. Un caso di irriconoscenza, un esempio di maldestra esternazione da parte di un alto personaggio politico per altri versi estremamente accorto e riservato? No niente di tutto questo. Le parole di Violante rispondono alla necessità dell’attuale maggioranza di garantirsi il futuro politico attraverso il patteggiamento con l’opposizione, oggetto delle inchieste giudiziarie, passando sopra l’operato del pool di mani pulite. Come da machiavellico insegnamento il fine giustifica i mezzi e non solo. . .

Negli schemi immodificabili della società borghese il potere è lo strumento politico di dominio di una classe sull’altra. Le sue leggi sono il mezzo giuridico che vincolano la forza lavoro alle necessità di valorizzazione del capitale. La politica è l’arte di amministrare il tutto in conformità alle leggi economiche e al potere sociale che le rappresenta, ma é anche l’arma che le varie fazioni della borghesia usano nei loro scontri per il potere quando l’avversario di classe è assente dalla scena sociale o è stato messo nella temporanea condizione di non nuocere. Ne discende che le leggi della economia condizionano quelle del potere e che le leggi del mantenimento del potere sono le stesse della politica, con l’unica variante che quando non sono indirizzate al nemico di classe possono essere usate contro l’avversario politico. In questo scenario va collocata la nascita e la morte annunciata di tangentopoli, l’enfasi con la quale è stata annunciata, voluta e protetta la sua opera, le polemiche che ha sollevato e il suo smantellamento nel momento in cui è diventata un ingombro, dopo aver svolto il suo compito, anche per chi l’aveva esorcizzata.

Ieri Tangentopoli è stato lo strumento con il quale i “poteri forti” si sono sbarazzati della vecchia classe politica divenuta non soltanto ingombrate e inetta ma giudicata non idonea ad amministrare il futuro di sacrifici economici per il mondo del lavoro e di smantellamento dello stato sociale. Oggi si è trasformata nel suo contrario, uno strumento di scambio, o se si preferisce di concussione, con il quale la maggioranza ricatta l’opposizione. Mettere il pool di mani pulite nella condizione di non più operare significa per Berlusconi chiudere il capitolo delle imputazioni per falso in bilancio, fondi neri, finanziamento occulto ai partiti, corruzione e collusione con la Mafia, dopo aver risolto la questione delle sue televisioni e della incompatibilità tra il potere economico e l’esercizio politico. Per Prodi e compagni è garanzia di acquiescenza da parte di quella opposizione che fa capo allo stesso Berlusconi in termini di Bicamerale, di progettualità nelle riforme di struttura e per la futura gestione del potere. Chi ha da sempre creduto che esistesse una giustizia asettica, superiore alle parti, con la g maiuscola in grado di svolgere la sua funzione soltanto che la si mettesse in condizioni di operare, è stato servito. La giustizia, ovvero quel corpo di leggi penali e civili che regolano i rapporti tra i cittadini e il potere, tra gli organi del potere stesso e tra i cittadini appare per essere una struttura monolitica quando è chiamata ad amministrare gli interessi che separano il potere economico dal cittadino lavoratore. Ma la stessa giustizia diviene permeabile a qualsiasi pressione, o addirittura un duttile strumento , quando si trasforma in arma politica da impugnare disinvoltamente quando in gioco c’è il potere, in questo caso sì con la p maiuscola. Inattaccabili sono le leggi che disciplinano i contratti capestro, il lavoro interinale, l’allungamento dell’età pensionabile o lo smantellamento dello Stato sociale. Permeabili, sino a essere stravolte, quelle che si rivolgono agli aspetti politici del potere sia nel rapporto tra le classi che all’interno della stessa classe dominante. È così che una legge come quella n° 513 sull’uso dei pentiti, nata negli anni settanta per colpire il terrorismo, che nessuna forza borghese si è mai sognata di giudicare incostituzionale o scarsamente etica finché perseguiva un vero o presunto avversario di classe, sia diventata improvvisamente una aberrazione giuridica nel momento in cui si intendono processare personaggi come Andreotti, Berlusconi, Previti, Dell’Utri e compagni. È sempre così che l’osannato pool di mani pulite, il maggiore interprete di tangentopoli, sia potuto diventare un covo di “assassini” a seconda della sponda borghese da cui lo si guarda, o che i sopracitati personaggi vedano mutare il loro status da inquisiti per i più volgari reati quali la corruzione, fondi neri e falso in bilancio, in perseguitati politici.

La giustizia o è al servizio del potere nella gestione dei rapporti di forza tra capitale e forza lavoro, o è al servizio di una parte della borghesia contro l’altra. In entrambi i casi è e rimane un mezzo di dominio e mai uno strumento di amministrazione dei rapporti umani, se non per le questioni di ordinaria amministrazione, per lo meno nella società capitalistica.

Nel caso specifico di tangentopoli, che oggi travaglia i rapporti tra la maggioranza di Governo e l’opposizione, la giustizia con la g minuscola è diventata una copertura buona per tutte le occasioni, una sorta di merce di scambio da spendere sul tavolo delle trattative. Non è un caso che il “de profundis” del pool mani pulite sia stato intonato da una delle cariche istituzionali maggiori, la Presidenza del Senato, nella persona dell’ex, si fa per dire, compagno Violante, interprete degli interessi di una parte della borghesia nella gestione del suo potere. E che la cosa non sia l’estemporanea esternazione di un membro dell’attuale maggioranza al potere ma il primo tassello di un programma politico a breve scadenza, è inequivocabilmente fornita dall’altra mossa effettuata dal Presidente Scalfaro. Dall’alto del suo Istituto ha concesso la grazia a sei ex terroristi nel chiaro tentativo di creare un precedente e di gettare le basi per la chiusura di tangentopoli. Così come la situazione di emergenza creata dal terrorismo deve finire, così deve finire anche l’emergenza sui reati di corruzione e concussione, per le buona pace di tutti e soprattutto per gli attuali gestori del potere. Nel frattempo l’altra giustizia, l’altra faccia della legge, colpisce i lavoratori come non mai senza che ci siano possibilità di uscire dall’unica interpretazione data dalle necessità di sopravvivenza del capitale. Andreotti, Berlusconi e Previti possono essere, a seconda dei casi, dei criminali o dei santi, il proletariato invece è l’unico destinatario delle politiche dei sacrifici, della ristrutturazione del rapporto tra capitale e forza lavoro a colpi di decurtamento dei salari reali e di contratti che lo disarmano completamente. Una sola è l’interpretazione sulle norme che regolano le finanziarie, la riforma delle pensioni, della sanità e della scuola. E a chi non accetta le regole del gioco, una e pesante è la legge che punisce.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.