Per D’Alema i magistrati di Mani Pulite non sono più degli eroi

L’intervista di Gerardo Colombo rilasciata al Corriere della Sera il 22 febbraio, è stata la causa del grande polverone sollevato dai media e che ha tenuto banco per diversi giorni. Le parole del magistrato del pool milanese hanno fatto imbestialire la maggior parte dello schieramento politico, in primo luogo D’Alema e il suo partito.

Colombo ha dichiarato cose che ha sempre detto e che tutti sanno, nella sostanza che “negli ultimo venti anni la storia della nostra Repubblica è una storia di accordi sottobanco e patti occulti”, esemplificando il filo conduttore che parte da lontano, dalla connivenza tra potere politico e mafia nel preparare lo sbarco degli americani durante la seconda guerra mondiale, al caso Cirillo che vide il coinvolgimento tra la Democrazia cristiana e la camorra, per arrivare in tempi più recenti ai fondi neri dell’Iri, la P2 ecc.

Fino qui nulla da dire, sennonché anche la Bicamerale sarebbe il frutto di questa logica che si protrae tutt’oggi, cosa che naturalmente ha compattato Polo e Ulivo in un fronte comune contro i magistrati di Mani pulite. Le parole di Colombo sono l’estremo tentativo di denuncia di manovre già in atto da tempo per mettere la parola fine ad una stagione politica che ha visto protagonista la Procura di Milano.

Abbiamo spiegato più volte il significato dell’azione dei magistrati milanesi, essa è stata possibile perché i poteri forti della borghesia italiana hanno creato le condizioni affinché la “lotta” alla corruzione potesse concretizzarsi per sbarazzarsi del vecchio apparato politico ormai logoro, dispendioso e inefficiente. A gestire il nuovo corso e a spianare la strada dell’azienda Italia nel bel mezzo del passaggio evolutivo del capitalismo mondializzato, dove il parolone non significa altro che salari sempre più bassi e precarizzazione del lavoro, in altri termini la sottomissione totale della forza lavoro alle leggi del capitale, chi era preferibile se non il Pds e i sindacati? E così è stato.

Sia prima, quando Mani pulite ha spazzato via la vecchia classe dirigente, che dopo, ostacolando la megalomania di potere berlusconiana e permettendo l’ascesa del Pds, il partito di D’Alema ha inneggiato il coraggioso e meritorio lavoro del pool. Oggi il Pds al governo, alle prese negli intrallazzi consociativi con Forza Italia, nella continuità di stile della politica italiana, vuole chiudere con la scomoda presenza di magistrati che non sanno stare al loro posto.

Innumerevoli ed evidenti sono stati i segnali del mutare del clima che hanno spinto Colombo a reagire, ma è lo sfogo di chi oramai si sente messo da parte. La Bicamerale doveva servire agli schieramenti politici per riformare le regole del gioco, ovvero riscrivere la seconda parte della Costituzione per quanto riguarda la modifica della forma dello Stato e della forma del governo, nell’intento di decentrare alcuni poteri e rendere più agile l’operato dell’esecutivo. Col passare del tempo questi temi passavano in secondo piano rispetto alla spinosa questione della giustizia.

L’infittirsi degli intrighi tra le forze politiche, il cui scopo primario era anzitutto quello di normalizzare la prassi politica corrente della gestione borghese della società, doveva inevitabilmente fare i conti con quella sparuta parte di magistratura non ancora perfettamente imbavagliata. Da qui la particolare attenzione ai temi della giustizia che sopravanzano di gran lunga le tematiche per cui la Bicamerale era stata creata. Basti notare che i commi dedicati alla giustizia dalla Costituzione del 1948 erano 34 invece adesso sono diventati 71, mentre gli atti parlamentari sulle garanzie occupano uno spazio nettamente superiore rispetto alle altre questioni.

Lo Stato deve ristabilire la propria diversità rispetto alla società, ergersi apparentemente sopra le parti in un ruolo interclassista nel conflitto tra capitale e lavoro, quindi recuperare la credibilità e l’impunibilità dei suoi componenti. Liquidare Mani pulite significa metabolizzare l’eccezionalità di un evento transitorio per rientrare pienamente in possesso delle proprie funzioni di dominio e di conservazione dell’ordine vigente.

Tale impunibilità è sancita dalle prime misure prese dalla Bicamerale con la distinzione delle funzioni, preludio alla separazione delle carriere, tra giudici e pubblici ministeri, e dall’aumento dei membri di nomina politica del Consiglio superiore della magistratura. Inoltre, con la recente riforma dell’articolo 513 del Codice di procedura penale, che probabilmente avrà valore retroattivo, se l’imputato non conferma le dichiarazioni rese precedentemente la sentenza potrà essere annullata. Ciò equivale a dare un duro colpo al fenomeno del pentitismo mafioso ed è una scappatoia per i rei confessi di tangentopoli. In pratica i processi in corso che vedono il connubio tra malaffare, politica e delinquenza organizzata potranno cadere in prescrizione ed essere archiviati.

Non si può certamente negare alla sinistra borghese italiana di avere fatto le riforme una volta giunta al potere. Riforme tutte in favore del capitale contro il proletariato per quanto riguarda i rapporti di classe, mentre sul fronte più specifico del potere statale non ha nulla da invidiare alla prassi democristiana e craxiana di gestione del marciume borghese.

Il Pds è oggi il pilastro della conservazione degli interessi del grande capitale industriale e finanziario, così come esso denuncia Colombo di estremismo per una faccenda tutta interna al sistema, si può benissimo immaginare cosa succederebbe se il mondo del lavoro alzasse la testa. Gli ex stalinisti sarebbero in prima fila a guidare la repressione. Speculare è il doppiogiochismo di Rifondazione comunista in qualità di argine al formarsi di una coscienza anticapitalista, basti vedere gli atteggiamenti di finta opposizione che alla fine si risolvono nell’immancabile appoggio al governo. Nicchiando e non dicendo più di tanto sulla natura degli attacchi al pool di Milano, anche questa volta i rifondazionisti dimostrano di essere i reggicoda del Pds.

cg

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.