Rutelli come Maroni: tagliare le pensioni, per tappare le falle della nave Italia

A fine gennaio la Commissione Ue ha stilato l'ennesimo rapporto sullo stato di salute delle economie europee. Tutti i principali paesi sono stati criticati per il deterioramento delle loro finanze pubbliche. In particolare il programma di stabilità italiano per il quinquennio 2003-2007 è stato severamente giudicato nei suoi aspetti fondamentali.

  1. La Commissione ha ritenuto troppo ottimistiche le previsioni di crescita del governo per il periodo analizzato;
  2. ha criticato il rinvio di due anni (al 2007) dell'obiettivo della discesa del debito sotto il 100% del pil e del pareggio del bilancio;
  3. ha paventato un deficit superiore al tetto del 3% per il 2005;
  4. ha evidenziato che l'ipotetica manovra di alleggerimento fiscale prevista dal governo comporterebbe un taglio della spesa primaria dello stato di almeno il 4% e quindi l'ha considerata poco credibile;
  5. ha denunciato l'insostenibilità sul lungo termine dei conti pubblici a causa della bomba-debito che grava sull'economia;
  6. ha espresso forti dubbi sul programma di abbassamento del debito in 20 anni sotto il 60 % del pil che comporterebbe l'imposizione alla società di misure draconiane per un lunghissimo periodo.

In parole povere la commissione ha giudicato poco veritiero il programma italiano e ha paventato un futuro estremamente difficile per l'economia della penisola. Questo è il risultato, davvero poco confortante, di un decennio di manovre finanziarie pesantissime che hanno colpito duramente le famiglie proletarie italiane. Infatti sono degli stesi giorni le pubblicazioni degli studi che riguardano l'impoverimento avvenuto e quello del prossimo futuro di larghi strati della popolazione. Si tratta di studi di istituti borghesi che, in sintesi, evidenziano quanto il lavoro operaio sia stato duramente colpito da una perdita salariale consistente e come ora stia toccando al lavoro impiegatizio che, con una perdita di almeno il 20% del potere d'acquisto della propria retribuzione in qualche anno, sta scivolando verso una marcata proletarizzazione. Il numero delle famiglie italiane sotto la soglia della povertà, questo è un altro dato che emerge dalle analisi, sta crescendo velocemente. C'è da chiedersi cosa succederà nei prossimi anni quando le manovre economiche delle forze che governeranno l'Italia dovranno colpire ancora più in profondità. La Commissione Ue, questa è la salomonica conclusione, raccomanda all'Italia di realizzare la riforma pensionistica al più presto per alleggerire lo stato dei conti pubblici. Si evidenzia così, a chi voglia analizzare da un punto di vista classista le cose, come i margini di manovra del capitalismo siano ormai molto ridotti. Intervenire su altri aspetti dell'economia significherebbe infatti andare a toccare gli interessi costituiti di questo o quel settore della borghesia e questo non lo vuole fare nessuno, né chi governa, tanto meno chi è all'opposizione. Proprio negli stessi giorni, Rutelli uno dei leader della sinistra, ha annunciato la sua proposta di riforma pensionistica: visto che la vita media sta allungandosi, questo è il suo ragionamento, è inevitabile innalzare la vita lavorativa di almeno due anni. Niente di più falso! La durata della vita lavorativa non può essere ancorata al mero dato statistico della vita media degli individui senza considerare altri aspetti economici come, ad esempio, il dato della produttività del lavoro. Come dire: se aumenta la produttività, se cioè si riesce a produrre di più con le stesse risorse umane e nel contempo la vita media si allunga, questo dovrebbe tradursi in un beneficio per l'intera società e non in un incremento dell'età lavorativa con conseguente crescita della disoccupazione giovanile visto che comunque il tasso medio di disoccupazione è da anni stabilmente al di sopra del 10 per cento della forza-lavoro disponibile. Ebbene, la produttività in questi anni ha continuato a crescere, la capacità di produrre delle imprese è di conseguenza notevolmente aumentata il lavoro è divenuto sempre più precario, ma questi signori non sanno fare altro tagliare salari e pensioni e proporne di nuovi. Ecco come è costretto a operare chi deve difendere strenuamente il capitalismo e le sue leggi economche! Che fa a cazzotti anche con i più generali principi di buona gestione economica: si preferisce non impiegare le fresche energie dei giovani ma si pretende di spremere ancora di più il lavoro già esausto delle persone anziane. È una evidente contraddizione per le stesse aziende che, per essere competitive, dovrebbero impiegare il meglio delle energie disponibili nella società mentre invece si riducono a reclamare, come fa la Confindustria, di trattenere in servizio i lavoratori più anziani, più stanchi e meno motivati. Se poi consideriamo che i bilanci dei vari istituti previdenziali non sono in deficit, ovviamente scorporando dagli stessi tutte le indebite spese finalizzate a finanziare in forma indiretta le imprese, la questione assume i contorni del ridicolo (o del dramma se vista con gli occhi di chi lavora). Perché dunque la presa di posizione di Rutelli? Si tratta dell'ennesima falsità che ha per scopo di avallare la prossima riforma pensionistica mostrando la disponibilità della sinistra a recepire le raccomandazioni dell'Europa. Come dire: anche noi all'opposizione, se pure in disaccordo con le proposte di questo governo, abbiamo la nostra proposta per alleggerire la spesa dello stato. Lor signori stiano tranquilli: destra o sinistra pari sono!

CL

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.