Studentismo o lotta di classe? Analisi critica dell'interclassismo tipico dei gruppi studenteschi

Nel seguente articolo riportiamo alcune considerazioni riguardo ai contenuti politici che accomunano i gruppi studenteschi più radicali - che si richiamano sostanzialmente all’autorganiz-zazione e magari formalmente all’ anticapitalismo - che in genere svolgono un lavoro politico all’interno delle università.

Un elemento fondamentale che caratterizza, in generale, un gruppo politico è il referente, il soggetto sociale verso il quale è rivolta l’attività di analisi e la pratica politica che il gruppo svolge. Il limite fondamentale della politica di gruppi studenteschi, e in generale del movimento studentesco, consiste proprio nell’avere tale referente negli studenti in quanto tali, come se gli studenti costituissero un soggetto sociale omogeneo, accomunati quindi da uguali condizioni e prospettive. Così come tutta la società, anche gli studenti sono invece divisi in classi e ceti, questo per conseguenza sia della loro differente provenienza sociale sia per il differente futuro inserimento all’interno del sistema di produzione capitalistico. Gli studenti in quanto tali non hanno quindi interessi sociali comuni ma ogni studente è accomunato socialmente alla propria classe di provenienza. Se magari, nel migliore dei casi, questa divisione in classi viene vagamente percepita per l’esterno, tale divisione è come se venisse sospesa all’interno di scuole e università; si sente allora parlare dello studente come soggetto sfruttato, soggetto precario, studenti trasformati in risorse umane, ecc.

Questa visione, di fatto interclassista, è l’aspetto fondamentale che ha minato e continua a minare le prospettive politiche di gruppi e movimenti studenteschi. L’interclassismo costituisce la base di tutti i limiti di analisi e di azione politica studentesca.

Come abbiamo riportato spesso nelle nostre pubblicazioni, il "terremoto" che ha colpito il sistema di istruzione-formazione, è la conseguenza di un adattamento sovrastrutturale imposto dai cambiamenti nella struttura capitalistica: l’esigenza del capitalismo in una fase di crisi strutturale ha imposto un radicale cambiamento nell’uso del lavoro e quindi anche nella formazione e selezione di questo. La "vecchia" istruzione di massa, che non solo il capitalismo poteva permettersi ma che era funzionale a passati interessi strutturali, per l’allargamento della base produttiva, ormai è superata; il capitalismo crea diversi livelli di istruzione e formazione e ne regola l’afflusso a seconda delle esigenze strutturali.

L’interclassismo di fondo dei movimenti studenteschi porta invece ad escludere qualsiasi analisi strutturale. Nel migliore dei casi viene sottolineato l’asservimento agli interessi padronali che gli ultimi processi di riforma hanno generato, con le imprese che di fatto entrano direttamente nella gestione dell’istruzione-formazione, ma a cosa è dovuto tutto questo? A cosa è dovuto l’attuale attacco al diritto allo studio o l’asservimento totale dell’università e di tutti gli altri luoghi di formazione alle logiche di mercato? Magari alla poca reattività degli studenti nel contrastare un processo finalizzato alla totale distruzione delle conquiste e dei diritti ottenute con dure lotte del movimento studentesco? O magari ad un improvvisa maggiore cattiveria dei politicanti e dei padroni? Si denuncia poi questo asservimento... alla logica del mercato come se in passato le scuole e le università fossero delle isole felici nelle quali il capitalismo non estendeva il proprio dominio, libere quindi dall’ asservimento agli interessi del capitale_._

Interclassismo di fondo e conseguente mancanza di una analisi critica di classe si manifestano poi pienamente con le ricette e le rivendicazioni che questi movimenti esprimono. Quello che si chiede è una università più aderente alle nostre esigenze (di studenti), una università critica pubblica e libera, riproponendo quindi il concetto di una possibile esistenza, nell’involucro capitalistico, di un sistema di istruzione libero dalle esigenze del capitale. Una università libera solo perché pubblica e laica. Una università gratuita (anche per i borghesi?) governata dagli studenti (tutti gli studenti?).

Una visione che è il frutto del "lavoro" di una particolare componente dell’ideologia dominante, quella piccolo borghese. Gli studenti, qualsiasi sia la loro provenienza sociale, possano dare un contributo enorme al rilancio di una prospettiva in termini di lotta di classe e di anticapitalismo ma il loro lavoro politico potrà andare in tale senso solo se riescono a rompere con i contenuti di questa ideologia: Idealismo, spontaneismo, sostanziale inter-classismo, il mito del movimentiamo degli anni 60 e 70, il mito degli scontri di piazza, dell’antifascismo militante, ecc. Non importa la provenienza sociale ma il referente delle proprie attività politiche che per chi voglia sviluppare una linea anticapitalistica non può essere che il proletariato. Studenti che vogliono svolgere il fondamentale lavoro politico all’interno delle università, per il rilancio di una prospettiva anticapitalistica, non devono lavorare come studenti ma come comunisti.

nz

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.