Condizioni e lotte operaie nel mondo

Messico

Più di 200.000 insegnanti e i loro sostenitori hanno marciato per le strade di Oaxaca capitale dell’omonimo Stato messicano, a sostegno dei 70.000 insegnanti i cui salari e le cui condizioni di lavoro sono minacciati dal Governo Ortiz. Molti lavoratori di altri settori, molti contadini e molti studenti della locale università si sono uniti alla protesta cominciata il 16 Giugno e che si è protratta per quattro settimane; lungo il percorso la popolazione è uscita da case e negozi per applaudire.

All’alba del 14 giugno 2.000 agenti di polizia avevano sgomberato 10.000 scioperanti che stavano occupando piazza Zocalo nel centro della città: molti manifestanti sono rimasti feriti, quaranta sono gli arrestati, secondo fonti sindacali ci sarebbero stati anche quattro morti fatti sparire dal governo.

Questo sciopero ha creato una vera e propira emergenza finanziaria per le famiglie degli insegnanti che hanno però potuto conmtare sulla solidarietà di migliaia di cittadini di Oaxaca che hanno donato loro sacchi di fagioli, tortillas di mais e olio. Anche in altre tre città del Chiapas gli insegnanti si sono mobilitati per opporsi alla proposta di legge del governatore Salazar che ha come obiettivo la limitazione dei diritti sindacali dei lavoratori pubblici e la negoziazione separata per piccoli gruppi di lavoratori e non più per categoria rendendo così più facili i licenziamenti dei dipendenti pubblici.

Sri Lanka

Anche nel sub continente indiano, considerato uno dei nuovi paradisi economici dello sviluppo capitalistico, il proletariato è sempre più schiacciato sotto il peso delle esigenze del capitale: dopo le lotte esplose in Bangladesh di cui abbiamo parlato nello scorso numero anche l’isola di Ceylon è stata teatro di nuove rivendicazioni operaie. Il 7 Giugno circa 1.500 portuali hanno protestato di fronte all’entrata principale del porto di Colombo, la capitale dello stato, per ottenere un aumento del salario mensile di 3000 rupie pari a circa 30 dollari e l’adegaumeto dei salari al costo della vita. I lavoratori hanno distribuito un volantino accusando la direzione di maltrattamenti e minacce al fine di reprimere le lotte.

I lavoratori della Ceylon Petroleum Corporation (CPC) hanno iniziato uno sciopero l’8 giugno contro il progetto del governo che prevede la possibilità per la Indian Oil Company di importare direttamente il petrolio che comporterebbe il licenziamento di molti di loro.

Il 2 giugno circa 700 lavoratori della Cooperative Wholesale Establishment (CWE) hanno iniziato uno sciopero a tempo indeterminato perché non ricevono i salari arretrati dal mese di maggio. Il 6 giugno poi alla protesta si sono uniti i lavoratori dei depositi della CWE di tutto il paese.

Cina

Il 31 maggio un gruppo di criminali assoldati dalla Wangjing International Commercial Centre hanno aggredito 100 lavoratori che dimostravano all’esterno dell’azienda. Almeno dieci lavoratori hanno dovuto ricorrere alle cure ospedaliere. I lavoratori chiedevano un totale di un milione di yuan (pari a $US 125,000) per la copertura degli stipendi non pagati da Maggio che il loro datore di lavoro, un sub appaltatore cinese, la Construction Group Bureau 4-Company 1, si rifiuta di pagare sostenendo di non aver ricevuto i 4 milioni di yuan dal principale contraente sud coreano, la JD Company. Tra rimpalli di responsabilità la situazione si fa sempre più critica per i dipendenti a dimostrazione che il sistema Cina basa i suoi alti tassi di sviluppo su un iper sfruttamento del proletariato.

Emirati Arabi Uniti

Continuano le tensioni negli EAU tra i lavoratori immigrati da un lato e padroni e forze di sicurezza dall’altro. Il 10 giugno scorso a Dubai, 319 operai edili cinesi della Gohchong Co.,di Al Nakheel sono scesi in sciopero quando hanno appreso che la compagnia stava programmando l’espulsione di alcuni loro colleghi per comportamento indisciplinato dopo che questi avevano interrotto il lavoro per protestare contro il mancato pagamento dei salari. Secondo alcune fonti, al calar della sera, i lavoratori hanno fatto irruzione nell’ufficio del direttore della compagnia e lo hanno preso in ostaggio insieme al suo assistente dichiarando che li avrebbero rilasciati rilasciati solo in seguito alla pagamento degli arretrati.

Lo stesso ambasciatore cinese si è recato sul luogo per negoziare ma i lavoratori hanno rifiutato ogni compromesso anche perché erano stati costretti a pagare 4.000 dollari a testa alla agenzia di collocamento nel loro Paese per un contratto di due anni per cui avrebbero dovuto affrontare enormi problemi finanziari se fossero tornati a casa.

A causa del rifuto a rilasciare gli ostaggi la polizia anti sommossa ha prima circondato la sede della compagnia e poi ha attaccato usando gas lacrimogeni e idranti per disperdere i manifestanti; intorno all’una di notte gli ostaggi sono stati liberati e otto lavoratori arrestati.

Guinea

A partire dall’otto giugno vaste zone di Conakry, capitale del Paese africano della Guinea, sono state paralizzate a causa di uno sciopero generale ad oltranza proclamato per opporsi al deterioramento delle condizioni di vita. Il prezzo del carburante e del riso (alimento di base per la popolazione locale) sono drammaticamente aumentati e i salari hanno perso il loro valore del 30%. Un sacco da 50 kg di riso costa ormai più di 25 dollari ovvero più della metà del salario mensile di un dipendente pubblico. L’attuale sciopero generale segue un altro, della durata di una settimana, avvenuto nel febbraio scorso. Il governo, nonostante che la Guinea sia uno dei paesi più poveri al mondo, ha recentemente revocato i sussidi che calmieravano i prezzi dei principali alimenti per soddisfare le pressanti richieste del Fondo Monetario Internazionale. La polizia ha usato gas lacrimogeni e proiettil di plastica contro le centinaia di studenti che il 12 giugno manifestavano per ottenere che il governo si dimettesse o abbassasse i prezzi di benzina e riso.

Tom

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.