Soluzioni di breve termine

Gli imprenditori investono se pensano di ricavare profitti.

A questa conclusione è arrivato anche il pensiero di un Premio Nobel, Gary Becher, intervistato a Chicago da CorrierEconomia (19-9-2011).

Il guru Paul Krugman, premio Nobel (e ti pareva!) ha qualche tempo fa ripreso e citato un articolo da The American Economic Rewiew del giugno 1939 (Repubblica, 13 maggio 2012).

In esso si indicavano come di tipo strutturale le radici dell’allora altissimo tasso di disoccupazione americano, e per migliorare la situazione si reclamavano flessibilità, cambiamenti tecnologici e meno sussidi ai disoccupati per… invogliarli a cercare lavoro: 73 anni fa.

Krugman non si trova d’accordo con questa tendenza, che definisce “ossessiva”, nel voler sempre definire (ieri come oggi) come “strutturali” i problemi economici che di tanto in tanto assillano il capitale e i suoi gestori. Si tratterebbe - secondo il nostro geniale personaggio - di una “buona scusa per non far nulla che possa alleviare la piaga della disoccupazione”, rimandando a “soluzioni di lungo termine” l’assillante problema. Ebbene, ci ricorda Krugman, sapete che cosa accadde qualche mese dopo l’uscita di quell’articolo? Scoppia la Seconda Guerra Mondiale e gli Usa “avrebbero iniziato ad organizzare un vasto programma di riarmo”. Quindi, nei due anni successivi, il tasso di occupazione sarebbe cresciuto del 20%, “l’equivalente di 26 milioni di posti di lavoro oggi”…

Soddisfatto della propria “scoperta”, Krugman così conclude:

Arriva il momento di smetterla coi luoghi comuni di chi con la scusa di problemi strutturali rimanda tutto al domani: la disoccupazione si batte così! [Ovvero...] con programmi governativi mirati a incoraggiare la spesa.

Insomma, è così che si supera la “generale insufficienza di domanda”.

Proprio quasi nel medesimo giorno ci sono capitati sottocchio alcuni dati riguardanti la situazione economica dell’Italia alla conclusione del Secondo Conflitto Mondiale imperialistico. Dopo quattro anni di guerra, il sistema dei trasporti si era ridotto del 38%; due milioni di vani abitativi - su 31 milioni - risultavano distrutti e altri 4,5 milioni danneggiati. Il 30% delle capacità produttive della siderurgia era stato distrutto, e lo stesso per l’industria automobilistica e quella chimica, mentre la cantieristica navale era crollata del 40%. Fatto 100 il livello industriale del 1938, per tutto il 1945 il livello medio fu del 29%. Il reddito nazionale era la metà di quello del 1938. Dulcis in fundo, il consumo medio giornaliero di calorie nel 1945 era pari a 1747: anche per una vita sedentaria, ne occorrerebbero almeno 2000.

Queste, in aggiunta e a seguito di un sostanzioso aumento delle spese militari (lo facevano i capitalisti americani, fabbricando aerei e bombe), sarebbero altre interessanti basi (per Krugman e soci del medesimo livello) sulle quali, là dove le bombe distruttrici sono destinate, potrebbe concretamente partire un rilancio della crescita capitalistica in difficoltà! I fatti accaduti sono ben documentati per tutto il secondo dopoguerra e non solo in Italia. Assieme - particolare sul quale Krugman tace - ad un 50 milioni di vittime militari e civili. Ma si parla addirittura di 72 milioni calcolando tutti i morti che sono seguiti negli immediati anni del dopoguerra. La guerra, oltre tutto, può eliminare un eccesso di disoccupati con una appropriata tecnica di macelleria sia militare che civile…

E sempre a proposito di guerre (qualcuna spacciata per “scopi umanitari”) e quindi spese militari e distruzioni materiali e umane con successive “ricostruzioni”, ricordiamo i 62 conflitti nei quali, dal 1946 in poi, si è trovata impegnata la Gran Bretagna, e da parte degli Usa nell’ultimo secolo i 130 interventi armati in più di 50 paesi, violando almeno un centinaio di volte l’altrui sovranità.

Ancora una volta: meditate, gente; meditate.

DC
Sabato, September 1, 2012

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.