Alfa ad Onorio - 31 luglio 1951

Sono a rispondere alla tua del 22-23 luglio. Accolgo la proposta di togliere di mezzo toni asprigni.

Anzitutto elimino anche l'appunto di avere esagerato le tue tesi formulandone di più esagerate ed erronee, e mi sforzerò di ritornare alle tue formulazioni e citazioni di quanto già formulato. Non è un cattivo metodo prestare al contraddittore opinioni un poco più errate, anzi è un metodo marxista utile, quando conduce a belle chiarificazioni di punti notevoli e che pure alle volte in tanto tempo elementi anche di primo piano non hanno assimilati. Mi dico sempre un modesto ripetitore e non più, ma tale metodo credo di averlo bene assimilato. Evidentemente purché la messa a punto sia buona non è molto grave aver prestato all'altro una tesi che non era proprio la sua: non ci interessa la democrazia nella polemica e non dobbiamo arrivare a punti di merito scolastici e tanto meno ad una classifica generale per vedere chi è il migliore, siamo appunto andati oltre questa robetta. Può essere utile una contestazione inventata per andare avanti; e alle volte scrivendo la formula volutamente falsa si trova la soluzione dell'equazione scoprendo una via che nel procedimento normale non vi era; e intanto non si è mandato in galera nessuno. Dunque che prima giocava la classe borghese ed ora l'ha sostituita lo Stato, non sono parole con la tua firma, comunque sono un grosso pregiudizio in circolazione più o meno cosciente, ed è utile sventrarlo, lavoro che si fa insieme e non serve al merito o alla celebrità di un autore, etc.

Ed ora alcune note. Quando io parlo di più importante centro capitalistico di potere che accorrerebbe a spegnere ogni tentativo rivoluzionario, non intendo vietare tentativi o fare una graduatoria di tentativi. Intendo soprattutto portare in prima linea che il movimento politico, che di questo centro è stato alleato in tutta la fase più decisiva del cammino alla egemonia, deve essere giudicato dai militanti operai come pur sempre controrivoluzionario, anche quando vi è in contesa politica e adopera a far gioco posizioni teoriche comuniste e classiste. Questo il punto: tentare per ora non possiamo né a Pittsburg né a Casale, dobbiamo lavorare a rettificare l'indirizzo della classe rivoluzionaria di domani o dopodomani. Perché dico verrebbe qui l'O.N.U. e non il Cominform? Prima di tutto i paesi cominformisti stanno nell'O.N.U. In secondo luogo se mi volto vedo la sagoma della Mount Olympus e non quella di una nave sovietica. Sono convintissimo che la squadraccia scenderebbe anche da quella e te ne do atto.

Adesso mi fermo sul perché vediate tutti in primo piano la definizione degli stadi di trapasso della economia in Russia da uno all'altro tipo sociale, e dopo chiarirò un equivoco a cui forse le mie parole hanno dato luogo sul “senso” delle tendenze di tale trapasso, o meglio di tale insieme di trapassi.

Non sono una sola le tre questioni: va nel senso giusta l'economia russa? fa la politica giusta il partito comunista russo e l'Internazionale? Fa la politica giusta internazionale lo Stato russo? Dico giusto per rivoluzionario e pongo le questioni generali, come si potevano porre dal 1919 ad oggi. Chiaro che oggi rispondiamo picche su tutti i tre punti. Ma non vi è la condizione che si debba rispondere o tutti e tre sì o tutti e tre no, e quindi la risposta economica non decide sulle altre due.

Spiego al solito con esempi storici. Guerra antigiacobina dell'Inghilterra e politica di appoggio agli emigrati feudali. Quale il paese più progredito come economia borghese nel mondo? L'Inghilterra. Quale il paese in cui certo il processo capitalistico non è minacciato da involuzione feudale? Idem. Ma quale la politica dei partiti inglesi al governo rispetto alla lotta in Francia? Controrivoluzionaria, non meno di quella austriaca e russa, ove sono al potere le aristocrazie. Quale la politica estera del governo inglese? Controrivoluzionaria, tenda essa a fermare la convenzione o Napoleone. Non abbiamo dunque risposto sì - sì - sì e neppure no - no - no. Abbiamo risposto sì - no - no.

Rivoluzione di ottobre 1917 in Russia e prime misure di comunismo magari primitivo. Lotta comunista in tutto il mondo; lotta internazionale contro i tedeschi ed intesa su tutti i fronti: tre posizioni rivoluzionarie: sì - sì - sì. Errore aver cominciata la rivoluzione europea e mondiale, poi sconfitta, nel paese poco capitalista? Lo dimostrammo cento volte: nemmeno per idea!

Ripiegamento economico sociale del 1921 e rinunzia a certe forme socialiste (il punto strettamente economico dopo). Tutti noi sinistri approvammo le giustificazioni di strategia rivoluzionaria internazionale: un passo indietro per riprendere lena: risposta: no - sì - sì. Cioè l'economia sociale interna rincula, la lotta rivoluzionaria va avanti.

Dopo la morte di Lenin, deviazioni tattiche dal 1922 poniamo al 1926, ma nessuna alleanza con nessun paese borghese del mondo, chè tutti lottano contro la Russia: noi sinistri non siamo contenti della politica di partito; nostra risposta: no - no - sì.

Ulteriore degenerazione sia nell'economia interna, sia nella politica di partito che ridiviene collaborazionista e opportunista, sia infine nella politica estera dello Stato russo con alleanze capitaliste; siamo al finale no - no - no.

Ho voluto stabilire che il sì o no sul processo economico interno non determina di per sè solo, automaticamente, le altre due risposte. L'insieme delle tre risposte dipende dall'avere inteso tutto il quadro storico internazionale, marxisticamente, dialetticamente.

Ciò toglie molta importanza al problema che vi pare - o che pare a molti - problema chiave: quale l'economia russa odierna, quale la classe nuova, etc. Non che questo problema non conti, solo che la sua soluzione non risolve tutti gli altri. Come l'economia inglese 1793 era quanto di più avanzato e la politica quanto di più reazionario, così potrebbe accadere che un paese con evoluti caratteri socialisti della economia sociale facesse una politica di partito e di guerra borghese. Qualunque sia la verità sul processo della economia russa e sulla sua vera “direzione” la politica di partito e la politica internazionale degli stalinisti sono egualmente fetenti.

Ecco perché nell'appello agli operai non mi importa tanto dire: in Russia il cittadino Borgo Capitalistoff in via tale numero tale non fa niente e si nutre di caviale e vodka e quadri di Rubens; ma: la politica di liquidare i partiti fu fetente, perché americani e inglesi facessero bene la guerra; la politica dei blocchi partigiani fu fetente.

Ed adesso al tuo punto centrale: capitalismo di Stato. Esattamente citato da Trotsky Sokolnikoff Lenin, e del resto Marx ed Engels un secolo fa: vedi Fili su Fili in cui da tempo lo provo. Ora vedremo che è il capitalismo di Stato. Ma tu vai oltre, parli di economia di Stato e di “accentramento più assoluto della economia nell'ambito dello Stato”. Ora tale formula, non dico merita tanti anni di galera, ma dico lascia pensare che non sia ben visto che cosa sono marxisticamente parlando: società -produzione - economia - Stato. Ed allora io rimastico, e con ciò non voglio menomare nessuno.

Cominciamo a stabilire un altro punto essenziale. Ammettiamo la serie di tipi economici: capitalismo di libera concorrenza e aziende personali - capitalismo di trusts, monopolii - capitalismo parassitario finanziario - dirigismo di Stato nella economia - statizzazione di aziende industriali e bancarie. Prendiamo poi la serie di rapporti politici di potere: democrazia parlamentare borghese - imperialismo e totalitarismo capitalistico - potere proletario rivoluzionario - potere proletario degenerante - potere proletario degenerato e quindi capitalistico (senza terza classe, e ciò non perché le classi della società moderna siano due sole).

Orbene dico che le due serie non sono parallele; non formano una corrispondenza biunivoca, si dice in matematica. Ogni tipo della prima serie può nel tempo x e nel luogo y coincidere con ogni tipo della seconda serie.

Comincio a spiegarmi. Quanto ci è voluto per battere nella testa di democratici e libertari il nostro chiodo marxista numero uno: la dittatura? Quale l'argomento di centro? E è non solo possibile, ma inevitabile, che dopo un'ora, un anno o un lustro dalla distruzione del potere borghese sia in piedi una cellula economica, una struttura aziendale di tipo borghese: si dice una per dire eventualmente anche tutto un sistema. Non solo quindi in tali settori della produzione vi saranno operai salariati e sfruttati ma anche un padrone che si approprierà un profitto. Ebbene ciò non toglierà che anche in tale periodo vi sia il pieno potere politico operaio; solo che la trasformazione produttiva non avrà ancora raggiunto quel settore: lo farà dopo. Intanto quel borghese è privo di diritti civili e politici, controllato per quanto tollerato ancora dagli organi della dittatura rossa. È questo? Ed è solo per questo che la dittatura si spiega e si impone? Bene. Dunque possiamo avere un proletariato e partito rivoluzionario al potere che buona tattica interna ed internazionale comunista, e nello stesso tempo una zona di economia capitalistica anche ad azienda privata.

Viceversa con un potere squisitamente borghese come ad esempio l'Inghilterra possiamo avere anche un settore industriale del tutto statizzato, ossia che non solo è passato dall'azienda personale a quella anonima, poi a quella sindacata e trustizzata, infine al tipo in cui lo Stato è proprietario ed imprenditore dell'azienda, poiché la conduce non in concessione ma in economia, come ad esempio in Italia le Manifatture Tabacchi: ogni operaio è un dipendente statale. Come dissi altre volte abbiamo anche più: veri tipi comunisti in potere capitalistico: esempio il servizio dei vigili del fuoco: quando qualcosa brucia nessuno paga per spegnerlo; se nulla brucia i pompieri sono lo stesso nutriti.

Dico tutto ciò per combattere la tesi, chiunque ne sia autore, che segna come stadi successivi: capitalismo privato, capitalismo di Stato come prima forma di socialismo inferiore, socialismo superiore o comunismo.

Il capitalismo di Stato non è un semi-socialismo, ma un capitalismo vero e proprio; anzi è lo sbocco del capitalismo secondo la teoria marxista della concentrazione, ed è la condanna della teoria liberista di un permanente regime di produzione in cui il gioco mirabile della concorrenza metta sempre di bel nuovo una fetta di capitale alla portata di tutti.

A discriminare tra capitalismo e socialismo non basta la titolarità (vedi Proprietà e Capitale) del possesso dello strumento produttivo, ma occorre considerare il fenomeno economico integrale, ossia chi dispone del prodotto e chi lo consuma.

Precapitalismo, economia dei produttori individuali: il prodotto è del lavoratore indipendente; ognuno consuma quel che ha prodotto. Ciò non toglie che prelievi di sopraprodotto e quindi sopralavoro siano fatti a dan no delle moltitudini di lavoratori parcellari (talora uniti con la forza in masse ma senza la moderna divisione di momenti produttivi) da caste ordini e poteri privilegiati.

Capitalismo: lavoro associato (in Marx lavoro sociale) divisione del lavoro prodotto a disposizione del capitalista e non del lavoratore che riceve danaro e compra sul mercato quanto gli occorre a tenersi in forza. Tutta la massa di oggetti prodotti passa per la forma monetaria nel viaggio da produzione a consumo.

Socialismo inferiore. Il lavoratore riceve dalla organizzazione economica sociale unitaria una quantità fissa di prodotti che occorrono alla sua vita e non ne può avere di più. Finisce la moneta ma sussistono buoni di consumo non accumulabili né mutabili di destinazione. La tessera? Già, il socialismo inferiore è la tessera a tutti, senza impiego di danaro, e senza mercato.

Socialismo superiore e comunismo. In tutti i settori si tende ad abolire la stessa tessera e ognuno preleva quanto gli occorre. Qualcuno assisterà a cento spettacoli cinematografici di seguito? Lo può fare anche oggi. Telefonerà ai pompieri dopo aver dato fuoco alla casa? Lo fa oggi, ma allora non vi saranno assicurazioni. Comunque allora ed oggi il servizio manicomio è fatto secondo l'economia comunista pura: è gratuito ed illimitato.

Riepilogo:

  • Precapitalismo: Economia senza danaro o con impiego complementare del danaro. Produzione parcellare.
  • Capitalismo: Economia con impiego totalitario del danaro. Produzione sociale.
  • Socialismo inferiore: Economia senza danaro e con tessera. Idem.
  • Socialismo superiore o comunismo: Economia senza danaro né tessera. Idem.

Il capitalismo di Stato che sarebbe cretineria chiamare socialismo di Stato sta tutto sano sano nel reparto capitalismo. Tutti divenuti salariati dello Stato? Sussiste il plusvalore, lo sfruttamento, ecc. Tu questo lo dici, ed è esatto, ma le cose non basta che siano in esatti termini, devono stare nelle esatte relazioni di luogo e tempo etc.

Una parolina ancora su cose da me spesso dette o meglio copiate nei testi prima di venire ai processi russi.

La corresponsione del salario in danaro definisce il capitalismo. Il plusvalore non è che una conseguenza dedotta da Marx, polemicamente, dialetticamente, anche e perfino nella gratuita ipotesi di scambi ovunque e sempre liberi ed uguali. Un regime che dia ai salariati in danaro il frutto indiminuito del lavoro in danaro non può esistere (insegnato a Lassalle). Per due principali ragioni: il solo mezzo mercantile conduce alla accumulazione e sfruttamento capitalistico (M-D-M; D-M-D' etc.); un prelievo è sempre indispensabile a fini sociali; manutenzione ammortamento miglioramento con incessante nuovo investimento di beni prodotti che divengono strumentali.

In atmosfera mercantile non vi può essere prelievo sociale senza sfruttamento di classe.

Ma il fatto è questo: il tanto di plusvalore che la minoranza capitalista pappa materialmente non è il fenomeno preponderante. È il prelievo a preteso fine sociale che diventa abnorme, sbagliato, sperequativo, distruttivo.

Sia dieci ore la media giornata del lavoratore nel mondo.

I capitalisti pappano mezz'ora.

Il capitalismo pappa sei ore e mezza.

Il lavoratore pappa tre ore, se va bene.

Nel capitalismo di Stato, e più in apparenza che altro, si è tolta via la mezz'ora. Roba da poco. Si sono però concentrate le condizioni per cui è tremendamente più difficile riscattare le altre sei ore diventate sette o più.

Sarebbe più socialismo legare tutti i capitalisti e mandarli a Tahiti a papparsi un'ora, e amministrare poi le altre nove ore: dopo poco basterebbe lavorare poche ore al giorno.

Dunque, in un certo senso posso dire con te che partendo da punti diversi paesi capitalisti e Russia vanno a situazioni paragonabili, come tessuto economico, in cui lo Stato accumula maneggia investe capitali che non hanno titolari privati. La concentrazione del potere facilita la capitalizzazione dei settori economici ancora precapitalistici: benissimo. Però la forza dello Stato non cessa di essere usata a fini di classe come fin dall'inizio quando teoricamente esso si disinteressava dell'economia. (Una economia borghese sorge dal libero scambio di equivalenti; ma questo non è possibile senza che una forza concreta non sia pronta a colpire chi tenta di scambiare non equivalenti nel senso giuridico borghese: dunque il fattore Stato è decisivo sempre).

Nei paesi borghesi tu richiami la descrizione di Lenin che vale fino alla vigilia della prima guerra. Bene anche qui. Torneremo sui paesi (non Stati) creditori e debitori, ossia sui capitalisti che investono all'estero, e sulla vera spiegazione del parassitismo. Nella moderna forma questo non è dei cedolisti o rentiers, ma dei brasseurs d'affaires e sempre dell'imprenditore: ma non si tratta più di imprenditore di produzione che lavorava su piccoli margini ma dell'imprenditore di grandissimi affari con scarti colossali e mutamenti personali frequentissimi etc.

Il dirigismo e capitalismo di Stato moderno a mio avviso lascia posto maggiore del passato al brigantaggio della iniziativa privata e di gruppi, nella solidarietà di classe che la borghesia ha avuto politicamente e socialmente da quando è apparsa; solidarietà sempre più mondiale, anche in guerra.

Qui una “analisi” a cui è bene lavorare. Solo che il meccanismo può essere puta caso in Siberia e il gruppo profittante nel Canadà..., via Tangeri o altra.

Processo in Russia, poi per stavolta chiudo. Comincio col notare che sotto lo Zar il capitalismo era affermato quasi solo nell'industria pesante e di guerra: il capitalismo in fondo nasce nella forma di Stato (arsenali delle monarchie assolute etc.); viene poi l'officina privata...

Sarebbe bastata la rivoluzione borghese democratica a dare un maggiore impulso allo svolgimento di tendenza capitalistica in tutti gli altri settori arretrati: contadino, patriarcale asiatico, etc. etc., artigianato commercio e simili. Naturalmente la Rivoluzione d'Ottobre fatta soprattutto dai proletari industriali delle grandi città lancia tutta l'economia del paese in avanti ancora di più e quindi da allora almeno i nove decimi della preborghese società russa tendono al capitalismo, e non possono tendere al socialismo che per questa trafila.

Ma io ho parlato di quel decimo di economia che aveva tentato di divenire socialista e poi ha dovuto tendere al capitalismo andando all'indietro.

Ora ha finito di tendere ed è tutta capitalista? Può ammettersi, ma da quando, oltre a tendere per aspettare la rivoluzione mondiale, tende senza più aspettarla; la posizione controrivoluzionaria è acquisita anche se a Mosca... i pompieri sono gratis.

Nel 1919-20 a Leningrado e Mosca si va in tram gratis ossia non solo il lavoratore ha un ticket per andare al lavoro, ma chiunque sale non fa biglietti e non mostra tagliandi. In treno non si paga neppure, ma ci vuole il biglietto di una organizzazione sovietica. Socialismo qui inferiore.

Il lavoratore di fabbrica ha molte cose in natura tra cui il pane; che si va a prendere in campagna anche colla forza. La moneta non vale nulla: tuttavia riceve un poco di denaro e compra qualcosa ai mercati illegali.

Viene la NEP. Lenin spiega: inutile, dobbiamo legalizzare il mercato, ammettervi il contadino dopo che ci avrà data una quota di imposta, portare al mercato di provincia i prodotti industriali, pagare in danaro gli operai di fabbrica. Inutile dilungarsi: in attesa della rivoluzione mondiale ed anche nei grossi centri e per la grande industria noi liquidiamo il poco socialismo che l'economia russa consentiva e ricadiamo nel capitalismo. Non abbiamo i borghesi padroni delle fabbriche o le azioni di esse alla borsa di Londra. Che per ciò, Lenin dice, è forse questo un fattore socialista? È sempre capitalismo, ma di Stato. Se lo regge uno Stato proletario la cosa feto di più che se lo regge uno Stato borghese.

Rileggi le tue citazioni e vedrai che collimano con quanto dico. Ora da allora, sulle spalle del proletariato, si è accumulato ed investito, diffondendo industrialismo e potenziale capitalista: hai ragione. E sempre nella stessa forma: capitalismo. Di Stato, aggiungiamo? Sia pure.

Dovunque esso sia e dovunque sia la forma economica di mercato il capitale è una forza sociale. È una forza di classe. Ed ha a sua disposizione lo Stato politico. I suoi interessi divengono sempre più internazionali, anche quando la lotta agonica dei centri statali li mette in guerra. Formano una rete impersonale, hanno una propria inerzia dinamica che li muove secondo le loro leggi. Per dare in concreto l'idea della situazione presente di tali forze nell'ambito russo ho creduto di dire qualcosa che vada oltre la frase sul capitalismo di Stato, che in sé nulla ci dice.