Partito e organizzazione internazionalista

Dialogando con i lettori (e ribattendo i chiodi)

Da diversi lettori e simpatizzanti ci arrivano lettere che spesso, e non a caso, pongono questioni in qualche modo riassumibili nella frase:

“Non vi sembra necessaria una chiarificazione fra i gruppi che si richiamano alla Sinistra comunista, nel tentativo di creare una sola organizzazione di classe?” Abbozziamo un risposta complessiva.

Restano d’altra parte veri - e non abbiamo mancato di sottolinearlo in diverse occasioni - alcuni punti fermi, che non sembrano però chiari a molti membri delle conventicole.

  1. Poiché la lotta materiale di classe procede indipendentemente dalla presenza dei rivoluzionari, essendo in ultima istanza determinata dalla dinamica della crisi capitalista
  2. e poiché la lotta di classe può raggiungere picchi elevati (fasi di scontro complessivo e violento) dai quali la classe operaia, se sconfitta e priva di partito, precipita in un nuovo lungo ciclo controrivoluzio-nario,
  3. stiamo rischiando di arrivare a un “picco elevato” senza che la classe operaia trovi al suo interno il solido punto di riferimento, ideale, politico e organizzativo con il quale affrontare lo scontro, ovvero il suo partito.

Va aggiunto che data l’estrema distanza attuale fra la classe e il suo programma/partito è fortemente improbabile che i prossimi scontri generali possano direttamente sfociare in una vittoria proletaria, anche se ci fosse una sola organizzazione. Ma - ed è un grande ma - i prossimi alti dello scontro di classe possono risultare comunque, indipendentemente dalla sconfitta materiale in nessun modo attribuibile al partito, il punto di ripresa della radicazione rivoluzionaria nella classe. A condizione che esista e sia anche minimamente visibile nella tormenta sociale, politica e ideologica, un punto fermo, solido e proiettato al futuro. Uno scoglio, ci piace dire.

Ebbene è vero che allo stato attuale le forze rivoluzionarie appaiono mucchietto di ghiaia. Da questa situazione bisogna uscire prima che si raggiunga il punto alto della crisi. A quella situazione si deve arrivare con lo scoglio consolidato. Altrimenti, ed è inutile prenderci in giro, si rischia di essere spazzati via tutti dalla tormenta prima e dalla repressione poi.

Come? Qui si possono fare diverse ipotesi che in quanto tali vanno valutate e delle quali teniamo conto nella attività e iniziative concrete. E veniamo al contenuto della domanda di partenza.

Innanzitutto, va precisato che “chiarificazione” per noi significa la conoscenza delle rispettive posizioni. Può seguire sia un processo di maturazione, da parte di questo o quel gruppo, verso posizioni più definite (più vicine o più lontane), sia una progressiva omogeneizzazione quando si è verificata una identità di metodo e posizioni.

Se si verificano divergenze fondamentali, è però inevitabile che la chiarificazione si trasformi in lotta politica. Va detto che in molti casi a tale risultato si è praticamente arrivati dopo i non pochi tentativi di “dialogo”, da noi patrocinati verso i gruppi richiamantisi alla Sinistra comunista.

Cosa ci riserva il futuro, anche vicino, dei rapporti fra i vari gruppi non possiamo sapere e teniamo aperte le diverse ipotesi. E intanto, ad ogni buon conto, cerchiamo di consolidare quel che già c’è ed ovviamente pensiamo sia la nostra piattaforma, prospettiva e organizzazione.

È importante, allora, precisare alcuni punti fondamentali sulla questione del partito e dell’organizzazione.

La base programmatica del partito internazionale del proletariato, la piattaforma teorica e politica, è unica e unitaria. Le posizioni strategiche di classe non scaturiscono dalle esperienze quotidiane e contingenti di questi o quegli operai in questo o quel paese. Sono invece il risultato della critica dell’economia politica, condotta col metodo della dialettica materialista. Questa critica rappresenta il contenuto essenziale del marxismo; è la scienza rivoluzionaria del proletariato.

La critica dell’economia politica riconosce l’estensione a scala mondiale del modo di produzione capitalista e delle sue contraddizioni; riconosce quindi che l’antagonismo storico di classe si verifica e deve essere valutato a scala internazionale. È dunque ovvio che il programma rivoluzionario di classe, espressione di tale antagonismo, non può astrarre dalla analisi critica del modo di produzione capitalista nella sua espressione reale, a scala mondiale.

Nel quadro politico di ogni paese, la costruzione del partito internazionalista del proletariato si lega al formarsi di solide avanguardie, fedeli ai principi del comunismo e omogenee con il metodo marxista; capaci di esercitare sempre e in qualunque situazione la critica di classe e di difendere il programma storico e immediato della rivoluzione proletaria. All’altezza anche di fornire un contributo alla elaborazione delle analisi e all’approfondimento della teoria rivoluzionaria, con militanti attivi e disciplinati - nella classe, con la classe e per la classe.

Altra questione è l’organizzazione rivoluzionaria centralizzata, che deve rappresentare materialmente nella classe il programma del comunismo. Riteniamo concretamente che si possa parlare di organizzazione solo quando la stessa si basa su quattro importanti pilastri. Essi sono:

  • scuola quadri per la formazione teorico-politica dei simpatizzanti candidati e per la crescita degli stessi militanti;
  • intervento esterno nella classe e nella società (fabbrica, luoghi di lavoro, territorio);
  • stampa e propaganda, ovvero la produzione teorica e materiale su cui si basa l’intervento (studi, libri, opuscoli, giornali, volantini)
  • strutture logistiche e di coordinamento (archivi, sedi, attrezzatura tecnica, comunicazioni).

Questo vale tanto a scala nazionale che internazionale.

Il fatto che noi stessi - continuatori della sinistra comunista - non siamo ancora in grado di presentarci con una struttura organizzativa completamente all’altezza dei compiti enunciati, si spiega in buona parte con l’isolamento totale in cui sono state salvaguardate, per mezzo secolo, le posizioni e i contenuti essenziali della prospettiva rivoluzionaria. Questi settant’anni di ciclo storico controrivoluzionario hanno obiettivamente ostacolato il nostro lavoro organizzativo. Tuttora il corso materiale dei rapporti fra le classi è mutato soltanto in senso quantitativo: l’attacco della borghesia al proletariato si è fatto più violento, e la reazione del proletariato è proporzionalmente molto al di sotto.

Il partito, dunque, è anche organizzazione. È la organizzazione di uomini in carne e ossa, attestati sulle basi dottrinarie e programmatiche della rivoluzione comunista. Essi devono vincere all’interno della stessa classe operaia la battaglia politica contro tutti gli avversari, e devono così far prevalere nella classe il programma e le indicazioni di lotta per la rivoluzione contro il capitale. In altri termini, il partito è l’organizzazione di uomini che deve conquistare la direzione politica della classe, a scala internazionale.

Nella pratica politica, questo è un problema ben più serio che pubblicare un giornale e dichiararsi partito... mondiale del proletariato.

Nella milizia rivoluzionaria - come ci ricordava O.Damen - le selezioni si verificano al fuoco della lotta politica e non nel segreto delle conventicole.

d-m.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.