Allarme terrorismo: a chi giova?

Ritorna puntualmente a circolare, con grande evidenza e in chiave preventiva, l'allarme terrorismo. Un rapporto "riservato" (si fa per dire) del Sisde parla di possibili "azioni eclatanti" a Milano, la città del Patto per il lavoro, contro esponenti della Cisl e dell'Assolombarda. Fra gli "ambienti più sensibili" ad un arruolamento di potenziali terroristi, vengono segnalati "i contesti occupazionali interessati da situazioni di forte conflittualità sociale (vertenze che interessano i servizi pubblici, Trasporti e Sanità in particolare) ". Ancora una volta i tranvieri milanesi, già alle prese con le ire furibonde del primo cittadino Albertini, figurano nella lista dei sorvegliati...

In ogni caso, la domanda sorge spontanea: a chi giova questa campagna allarmistica, al di là della sua veridicità o meno? In attesa di qualche delirante proclama di sedicenti gruppi proletari o "comunisti rivoluzionari", balza comunque agli occhi l'effetto intimidatorio volto a bloccare le possibili reazioni - queste, sì, genuinamente proletarie - agli imminenti attacchi che si preannunciano alle condizioni di lavoro e di vita di occupati e disoccupati. Di fronte al pericolo di turbamenti all'ordine e alla pace sociale di cui godono i "cittadini" rispettosi delle pari opportunità che il capitale offre magnanimo a sfruttati e sfruttatori, di fronte a una tale calamità chi vorrà ancora protestare o lottare se non un soggetto estremista e sovversivo e quindi possibile "terrorista"? Una logica, quella della conservazione borghese, che pretende di assimilare alle Brigate Rosse o Nere, in un ruolo parallelo e contemporaneo, quanti "osano" criticare i sindacati e il loro collaborazionismo di classe.

Preventivo è dunque il tentativo di "criminalizzazione" (anche ammettendo i possibili gesti squallidi e stupidi di qualche "scheggia impazzita" di provenienza, guarda caso, quasi sempre...cattolico-stalinista) di chi parla apertamente di lotta di classe in difesa dei propri interessi e per un superamento dell'attuale ordine economico e sociale capitalistico. Un ordine gestito cioè dall'altra classe, la borghesia, che in quanto a difesa dei suoi interessi sa ben usare ogni mezzo, "legale" o non, a sua disposizione. Compreso quello - in questi ultimi decenni non sono mancati indizi e persino prove - di ricorrere agli orchestrati servigi di qualche poveraccio disperato (o malavitoso) pur di aumentare quel clima di confusione, e di intimidazione, che ammorba le masse proletarie. Nelle quali qualche dubbio si è pur fatto strada fra depistaggi, fughe di notizie e indagini irresponsabilmente condotte (vedi l'inchiesta per l'omicidio D'Antona).

Minacciata o attuata, la pratica delle "azioni esemplari" eseguite da bande in cerca di spazi di legittimazione politica o da individui in preda a frustrazioni personali, non ha mai avuto né mai potrà avere alcun estimatore o difensore nel movimento operaio, nella Sinistra comunista rivoluzionaria e nel nostro partito in particolare. Lo andiamo ripetendo dai tragici fatti di Piazza Fontana, denunciando "il fine sottile e occulto di tutte queste manovre che si servono di gruppi clandestini terroristici, già classificati da Marx come covi di infiltrati e provocatori al soldo, diretto o indiretto, dello Stato borghese. Manovre rivolte a screditare le forze rivoluzionarie di classe che rifiutano, in quanto tali, il terrorismo come arma di lotta, perché sterile, e gli contrappongono la lotta e la propaganda politica all'interno della classe operaia per la maturazione della coscienza di classe".

Oggi come ieri, questa è la nostra chiara e inequivocabile posizione.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.