La Russia allo sfascio - Putin cavalca i drammatici eventi per liquidare la cricca eltsiniana

Le recenti disgrazie russe hanno confermato una volta ancora che senza una svolta radicale rispetto al progressivo tracollo dell'ultimo decennio, l'ex impero sovietico non potrà contare in futuro di ripresentarsi sullo scenario internazionale con rinnovato prestigio, seppure non più con lo status di grande potenza ma almeno con l'autorità di un paese che conta.

È stato un drammatico agosto, prima l'attentato alla metropolitana di Mosca, poi l'affondamento del sommergibile Kursk nel mare di Barents, infine l'incendio sulla torre della televisione di Ostankino a Mosca. Di fronte a tanta distruzione e morte nello spazio di pochi giorni il presidente Putin ha dichiarato: "Ho ereditato una Russia allo sfacelo. Dobbiamo cambiare subito strada".

Queste poche parole danno effettivamente il segno della posta in gioco. Da una parte tutto l'apparato eltsiniano, che va dai vertici militari al governo sino agli oligarchi che detengono il potere economico alla stessa stregua di bande mafiose. Dall'altra Putin che sebbene sia stato designato da Eltsin quale suo successore, ha ben presto dimostrato di voler prendere le distanze dai suoi corrotti tutori. Proprio questi tragici avvenimenti stanno accelerando lo scontro in atto, anzi è un'occasione che Putin non vuole farsi sfuggire, denunciando l'incapacità e l'inefficienza a tutti i livelli della classe dirigente che ha usurpato il potere al solo fine dell'arricchimento personale.

Il capo del Cremlino vuole sottolineare all'opinione pubblica che quello che sta accadendo non è colpa sua ma è quanto ha ereditato dal passato. Da qui la presa di distanze inchiodando alle proprie responsabilità le gerarchie militari e il ministero della difesa impegnati solamente a litigare per la ripartizione dei finanziamenti. Quindi gli attacchi agli affaristi come Berezovskij e Gusinskij proprietari di imperi economici che hanno sotto il loro controllo giornali e tv, i quali recentemente avevano criticato la poca accondiscendenza di Putin nei loro confronti e verso il mondo che essi rappresentano, percependo che le sue intenzioni vanno in altre direzioni. Lo stesso governo esce screditato da quanto è accaduto.

Il cerchio col passare del tempo va chiudendosi, sicuramente alcune teste cadranno, e bisognerà vedere se Putin avrà la capacità e la forza di portare avanti un'opera di epurazione sostanziale dell'apparato e di imporre nei punti strategici propri uomini.

Egli, inoltre, deve agire con molta prudenza e non dare pretesti alla borghesia occidentale, soprattutto americana, di considerarlo come un potenziale pericolo per i futuri assetti interimperialistici. Questo allo scopo di non vedersi completamente chiudere i rubinetti degli aiuti da parte degli organismi finanziari internazionali, in cui gli Usa giocano un ruolo di primo piano. Così come allo stesso tempo e in modo contraddittorio, Putin deve opporsi, almeno nei limiti delle possibilità attuali, allo strapotere che Washington esercita su tutti i fronti, a cominciare dagli armamenti e al progetto dello scudo spaziale.

Nel tentativo di porre un freno alla sfrontata spavalderia yankee potranno convergere e saldarsi gli interessi dell'Europa e della Russia. Infatti, in più occasioni gli stessi europei hanno dimostrato con evidenza di essere insofferenti all'azione della Casa Bianca. Non tanto per un'improvvisa illuminazione morale, ma perché la bramosia del capitale europeo di incrementare il bottino dallo sfruttamento del proletariato mondiale viene ogni giorno frustrato, o meglio contenuto, a vantaggio del predone concorrente.

La Russia, dal canto suo, attraverso Putin sta cercando di dare più efficacia ai propri asfittici meccanismi dell'accumulazione capitalistica, mandati in malora da un decennio di sciagurata gestione eltsiniana. Putin rappresenta il tentativo di dare una svolta al declino del capitale russo. È l'immagine di un personaggio che ha autorità, decisione e non è compromesso con le ruberie, ma che anzi vuole combattere l'impresentabile e arricchita nomenclatura al potere.

In sostanza l'obiettivo è cercare di fare emergere una nuova borghesia più legata all'economia reale che possa prendere il posto della precedente. Per il proletariato russo che continua a fare la fame nulla cambierà. L'illusione che una ripresa dell'attività produttiva, cosa che in parte sta già avvenendo, porterà qualche briciola e cambiamenti svanirà presto. Questo perché oggi per ottenere adeguati saggi del profitto, il capitale ovunque deve sfruttare selvaggiamente il proletariato, a maggior ragione nella malconcia Russia.

cg

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.