I capitalisti incassano e ringraziano

I capitalisti incassano e ringraziano

Il testimone del "buon governo" per il "benessere collettivo" (leggi: per gli interessi del capitale e della classe borghese) è passato dalle mani del centro-sinistra a quelle del centro-destra. Mani sicure in entrambi i casi. Non solo il terreno è stato ben preparato dai governi Prodi, D'Alema e Amato affinché i loro successori trovassero più facile il lavoro da completare, ma al capitalismo italiano si è offerta la possibilità di intascare qualche ottimo risultato tanto nel settore industriale che in quello finanziario.

Il capitale - questa è la regola storicamente confermata - ride quando la classe operaia, il proletariato in generale, piange. Lacrime amare che la classe borghese in questo caso ha prontamente raccolto sotto forma di un consistente aumento dei profitti. Si è infatti passati da 11.703 milioni di euro nel '98, a 20.859 nel '99 e a 21.490 nel 2000, circa 41.000 miliardi di lire. (Dall'indagine Mediobanca su 1893 società con un fatturato pari al 40% dell'intero sistema).

Utili netti record in aumento del 3% e, per le società industriali, con un rapporto fra utile e patrimonio netto pari al 12,2%. Tra gli apporti determinanti (aumento del fatturato, plusvalenze su disinvestimenti e rivalutazioni nette) vi è un rilevante incremento della produttività, pari al 5,3%. La diretta conseguenza di quest'ultimo dato (ancora insufficiente per l'appetito degli imprenditori nostrani) è la diminuzione dei dipendenti: da 1.249.168 nel '98 a 1.212.980 nel 2.000. Per la delizia delle Banche è cresciuto costantemente il flusso di investimenti finanziari e il conseguente indebitamento dell'industria. I capitalisti si lagnano per dei rendimenti che resterebbero insufficienti a ripagare i mezzi che usano nei processi produttivi: il ritorno degli investimenti, al netto delle imposte, è pari al 7,1% mentre il costo medio complessivo del capitale risulterebbe attorno all'8%.

Sta di fatto che, nonostante qualche lamento destinato a strappare altri favori - già pronti sulle scrivanie dei vari ministeri - si parla ora ufficialmente delle colossali somme di capitali, tutte risparmiate evidentemente dai sacrifici di imprenditori e finanzieri, esportate all'estero: più di un milione di miliardi di lire, sufficiente per strappare alle loro condizioni di povertà 2.707.000 famiglie, secondo i dati Istat per il 2000. Più di 100 milioni ciascuno per gli 8 milioni di poveri del nostro Bel Paese!

Berlusconi, pensando anche alle sue private... esportazioni, si propone di favorirne il rientro e l'esperto Tremonti sta studiando come incentivarne l'afflusso. Il denaro, si sa, oltre a non avere odore va dove profitti e interessi sono assicurati al maggior tasso possibile. Quindi, dopo la detassazione degli utili reinvestiti in beni strumentali, ora estesa pure alle Banche e ai lavoratori autonomi, si è aggiunta la urgente soppressione della tassa di successione e donazioni. Da notare che era già stata ridotta dal centro-sinistra a un misero 3% per i parenti più stretti.

A questo proposito, sarebbero addirittura spassose se non purtroppo tragiche per milioni di proletari (prima depredati, poi emarginati e ora beffati) le giustificazioni sbandierate a sostegno del provvedimento e dei suoi maggiori beneficiari: "È compito degli Stati liberali creare le condizioni per la circolazione delle élite" (A. Marzano, responsabile economico di Forza Italia - Corriere Economia, 4 giugno). Così i figli dei ricchi, baciati dalla Dea Fortuna, ereditano i patrimoni accumulati dal... sudore dei padri mentre "i figli degli operai, con l'istruzione di massa (meglio se privata - ndr) e la non discriminazione nella intrapresa produttiva, possono diventare piccoli imprenditori". Non sono forse tutti messi sulla stessa linea di partenza? E lo saranno completamente "garantendo una terza condizione, già realizzate negli Stati Uniti, dove ogni famiglia o quasi ha delle azioni nel suo portafoglio". Questo è "il capitalismo democratico di tipo liberale". Forcaiolo e ipocrita nello stesso tempo, come volevasi dimostrare. La negazione in concreto dei "principi liberali" va di pari passo con la loro astratta esaltazione. Le nuove norme sul falso in bilancio ne sono la riprova. A parte l'ovvia constatazione che la legge sembra fatta su misura per Berlusconi e la Fininvest, il "colpo di spugna" è evidente per molti indagati di reati tributari ed evasioni fiscali. E per la infranta "correttezza del mercato e trasparenza dell'economia", lasciamo tutte le lacrime alle candide coscienze della "sinistra" borghese. Per il momento il capitale spara ad alzo zsro e sembra aver scelto l'artiglieria più adatta. Non per nulla, in campagna elettorale, a Forza Italia sono andati "liberi contributi" di imprenditori e finanzieri per 5,7 miliardi contro gli 1,22 riservati al Comitato Rutelli. (dal quotidiano MF)

Le contraddizioni del modo di produzione capitalistico e la crisi sempre più profonda del ciclo di accumulazione vanno indubbiamente avanti, anche e soprattutto attraverso la lettura di questi dati e dei provvedimenti adottati. Quanto alle lotte intestine al capitalismo stesso sulla distribuzione del plusvalore estorto nell'impiego, e sfruttamento, della forza-lavoro, è altrettanto certo che il salatissimo conto lo paga sempre e in definitiva la classe operaia. La quale vede ridursi costantemente quella parte di plusvalore che, dopo il profitto e l'interesse, viene trasferita in salari e pensioni. La cui diminuzione - sostanzialmente invocata e praticata da destra e da sinistra - è l'unica condizione per consentire alla classe borghese di prolungare i propri affari e al capitalismo di sopravvivere. È una lezione dei fatti reali, duri e testardi, la quale finirà presto con l'insegnare alla classe operaia una ben differente "linea di partenza" e un altrettanto diverso traguardo.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.