Per un nuovo ciclo di relazioni industriali

Dopo una serie di sparate a salve, anche la Cgil con gli altri due compari sindacali ha ripreso il suo posto al tavolo del "dialogo sociale" ed a quello delle "scommesse" sul futuro delle imprese capitalistiche e dei lavoratori. Ancora una volta gli interessi delle prime e dei secondi si spacciano per comuni di fronte alle priorità per il Paese. Viene avanti il nuovo modello di relazioni, che ha abolito anche la finzione dello scambio fra... eguali - tu dai e io do - poiché ora le parti sociali sarebbero animate entrambe da un unico proposito: agganciarsi ad una futura ripresa economica del capitalismo, ridando competitività all'economia nazionale.

La strategia d'attacco è ufficialmente comune per Confindustria e Sindacati, e si fonda - incredibile ma vero - su di "un confronto fondato sulla sobrietà e il rispetto reciproco (...) Rispetto dei singoli ruoli e delle tradizioni di ciascuno", dice Epifani (Cgil). Quindi, di fronte alla c_risi industriale_, si devono trovare risposte che coinvolgano le responsabilità e i sacrifici di tutti, capitalisti e lavoratori, borghesi e proletari. Se gli uni hanno un cospicuo conto in banca e gli altri faticano a tirare avanti, lo si deve unicamente ad un superiore disegno attorno al quale è bene che ciascuno stia al proprio posto, evidentemente assegnatogli dal destino.

Con simili premesse, ecco che il clima si "rasserena" - dice sempre l'Epifani - e ci si trova finalmente davanti ad "una svolta" (Bersani, dei Ds). Anche D'Amato gongola soddisfatto a nome degli industriali: "Il segnale è incoraggiante per il Governo; il miglior passaporto per viaggi più complessi". I viaggiatori sono animati dal pragmatismo di una concretezza che dovrebbe spezzare e superare gli schemi tradizionali di relazioni, fin qui dominate dai famosi lacci e laccioli di tanti "oneri impropri". La competizione globale non tollera la sopravvivenza di vecchie sovrastrutture economiche e sociali che vanno ad intaccare le sempre più strette compatibilità del capitalismo; bisogna, dunque, che i lavoratori superino arcaici egoismi e facciano propria quella preoccupazione che anima anche l'Epifani di turno: "Le risorse disponibili (capitali e forza-lavoro) non devono andar sprecate, ma spese nella direzione giusta". E qui, nel rispetto per l'appunto dei ruoli, è al capitale che spetta il comando...

La Confindustria, soddisfatta da simili appoggi, alza la voce: basta con annunci e promesse, si passi subito ai fatti e si acceleri il "meccanismo della modernità". La leva - ancora una volta - si presenta sotto l'insegna delle riforme di struttura, cavalcate da destra e da sinistra, e sfocianti nella riscaldata minestra di una diminuzione della pressione fiscale (a favore delle aziende); di altre flessibilità nel mercato del lavoro (i lavoratori si devono adattare alle necessità dell'impresa); di una completa riforma delle pensioni, ecc. Condisce il tutto l'invocazione a nuove risorse (?) per ricerca e innovazione, interventi mirati nel Mezzogiorno, opere pubbliche, collegamenti trans-europei, comunicazioni elettroniche a banda larga, eccetera. Queste le comuni visioni di Confindustria e Sindacati nel patto del giugno scorso per la competitività e per la verità non molto pubblicizzato.

L'operazione in corso, non da oggi, si traduce quindi in un attacco costante contro il proletariato (cioè chi campa con salari, pensioni o speranza nella...divina provvidenza), mascherando cause ed effetti di una situazione sempre meno sopportabile dietro l'illusione di una sofferta ricerca - che coinvolgerebbe sfruttati e sfruttatori - tesa a soddisfare l'interesse generale. L'equazione "competitività = crescita economica = benessere sociale" pretende di innestare - e qui l'accordo è totale fra destra e sinistra borghese, fra capitale e rappresentanti del lavoro - l'ammuffito "circolo virtuoso tra sviluppo, occupazione, reddito e bilancio pubblico". In parole povere: tra capitale investito e plusvalore (profitti, interessi e rendite) strappato alla forza-lavoro.

La classe borghese vien fatta passare per innovatrice e progressista; la classe operaia (che esiste o non esiste a seconda di come tira il vento) per conservatrice. Un gioco fin qui riuscito, ma che comincia a mostrare la corda ed a farsi pericoloso per il...dialogo sociale.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.