Cnel: la classe operaia non è scomparsa

Il Cnel smentisce i sociologi borghesi. Gli operai in Italia sono in aumento

Agli inizi degli anni ottanta quando la microelettronica entrava prepotentemente nei cicli produttivi furono in tanti a preconizzare la scomparsa della classe operaia. Politici, sociologi ed economisti borghesi sostenevano a gran voce che la divisione in classi della società rappresentava solo un pallido ricordo di un passato ormai morto e sepolto dal progresso del capitalismo. La società moderna, proprio grazie alle nuove tecniche produttive ed alla globalizzazione dell'economia, pur presentando delle differenziazioni aveva nei fatti superato il concetto di classi sociali. Borghesi e proletari, capitalisti e classe operaia erano concetti non più validi a descrivere la nuova realtà. Miracolosamente tutti ci siamo trasformati in semplici cittadini con gli stessi diritti e gli stessi doveri: questa è la tesi sostenuta dalla borghesia per negare l'esistenza del proletariato ed in maniera particolare della classe operaia.

Il primo difetto nelle tesi sostenute dagli ideologi borghesi, già da noi sottolineato in altri lavori apparsi su Prometeo e Battaglia, è stato quello di voler circoscrivere le dinamiche sociali alle sole aree sviluppate del capitalismo. Una seria indagine sulla composizione sociale non può essere limitata ad un singolo paese, in quanto questo fa parte di un unico contesto planetario. Consideriamo per esempio gli Stati Uniti d'America: questi rappresentano il paese che si trova al centro dell'intera economia mondiale, che ha rapporti commerciali e finanziari con il resto del globo. Negli ultimi decenni proprio grazie alla microelettronica e all'informatica gli Stati Uniti hanno avuto la possibilità di trasferire in altre aree del pianeta una fetta consistente del proprio apparato industriale, con conseguenza sociali di straordinaria portata in fatto di scomposizione e ricomposizione di classe. Ora se noi isoliamo gli Stati Uniti dal resto del mondo possiamo verificare che in seguito alla delocalizzazione degli impianti produttivi la classe operaia statunitense ha subito in termini relativi e assoluti un calo numerico; ma questo è solo una faccia della medaglia in quanto se negli Stati Uniti la classe operaia diminuisce su scala mondiale il numero di operai non solo non è diminuito ma è addirittura in crescita. In altri termini nel suo complesso il fenomeno non determina una diminuzione della classe operaia mondiali; infatti, lo spostamento della produzione in aree che presentano un bassissimo costo della forza-lavoro determina una crescita del numero degli operai maggiore rispetto alla diminuzione nelle aree maggiormente avanzate.

La campagna ideologica della borghesia è stata così martellante che per molti anni nell'immaginario collettivo la scomparsa della classe operaia nelle aree a capitalismo avanzato era diventato un dato ormai acquisito. Nessuno osava contraddire il pensiero unico, e anche all'interno di alcuni gruppi della sinistra si era alla spasmodica ricerca di nuovi soggetti rivoluzionari che sostituissero gli scomparsi operai. Ma è proprio vero che nelle aree di capitalismo avanzato gli operai non esistono più, o meglio sono in via d'estinzione? A smentire clamorosamente la tesi che la classe operaia italiana è in estinzione è stato recentemente un rapporto sul mercato del lavoro 1997/2001 realizzato dal Cnel, il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro. Nel rapporto si legge in Italia che la somma tra gli operai e assimilati dava nel 2001 un totale di 7 milioni e 342 mila contro i 7 milioni e 80 mila del 1997. Si scopre quindi che la classe operaia non solo non si è estinta ma addirittura negli ultimi anni novanta addirittura seppur di poco è cresciuta. Il tanto decantato capitalismo post industriale si scopre in realtà incapace di fare a meno della classe operaia; essa rappresenta in Italia più di un terzo del totale del numero degli occupati.

Il rapporto del Cnel fornisce dati interessanti circa la dislocazione della classe operaia nel panorama industriale italiano. Mentre negli anni sessanta e settanta la classe operaia era concentrata massicciamente in grandi stabilimenti industriali, a partire dalla metà degli anni ottanta gli operai sono frammentati in una miriade di piccole unità produttive. Tutto ciò ha permesso al capitale di prendere decisioni senza che una grande massa di operai potesse contestarle. Sempre nel rapporto si legge che nel 2000 su un totale di 570 mila imprese, ben 523 avevano da uno a 19 dopendenti, quasi 27 mila tra 20 e 49, oltre 10 mila imprese avevano un numero di dipendenti tra 50 e 249 e solo 1460 imprese avevano più di 250 dipendenti. Un panorama in cui la classe operaia e disseminata in una miriade di piccole e medie unità produttive, che rappresentano l'asse portante del sistema industriale italiano.

Il rapporto fornisce l'interessante dato circa i livelli salariali; gli operai italiani percepiscono un salario che oscilla tra i 900 e i 1200 euro al mese, compresi ovviamente gli eventuali straordinari. Dati che confermano il progressivo impoverimento della classe operaia, tanto che lo stesso Agostino Megale presidente dell'Ires (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali), un uomo al di sopra di ogni sospetto circa eventuali simpatie comuniste, commentando il rapporto del Cnel ha dichiarato che "chi 30 anni fa teorizzava la scomparsa della classe operaia deve ammettere che si era sbagliato. Ma ciò non significa che le condizioni di questi lavoratori siano rimaste nel frattempo stabili, o magari migliorate. Piuttosto sono in balia di violente mutazioni genetiche che affrontano come possono". In altre parole il presidente dell'Ires giustamente sostiene con numeri alla mano che le condizioni di vita degli operai in Italia, ma anche nel resto del mondo aggiungiamo noi, sono drammaticamente peggiorate negli ultimi decenni.

Il dominio ideologico della borghesia in questi ultimi anni è stato così totale da permettersi il lusso di negare l'esistenza stessa della classe operaia. La martellante propaganda ideologica della borghesia circa la scomparsa della classe operaia è funzionale alla borghesia per sferrare attaccare permanentemente le condizioni di vita dei lavoratori. Negare l'esistenza di una classe significa in primo luogo preparare il terreno politico per poter imporre ad essa continui sacrifici. Il povero operaio narcotizzato dai continui bombardamenti ideologici circa la sua scomparsa è portato quasi a crederci ed a subire passivamente gli attacchi sferrati dal capitale nei suoi confronti. Ma accade anche che un bel giorno lo stesso operaio spinto dalla materialità delle peggiorate proprie condizioni di vita quotidiana manifesta la sua presenza ed esprime con improvvise lotte tutta la sua rabbia contro gli attacchi padronali. Le recenti lotte dei tramvieri e degli operai della Fiat sono solo gli ultimi esempi.

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Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.