Contro la crisi del capitalismo e della Fiat - Rilanciamo la lotta di classe

Compagni,

ormai è un cliché: ogni volta che la Fiat è in crisi, grazie anche ai sindacati ci vengono imposti tagli all'occupazione, turni di lavoro sempre più pesanti, cassa integrazione e licenziamenti con la promessa che poi tutto tornerà come e meglio di prima.

Ma di crisi in crisi, oggi siamo meno della metà di quanti eravamo alla fine degli anni Settanta. Gli stabilimenti sono stati tutti più volte ristrutturati. La produttività del lavoro e lo sfruttamento sono cresciuti a dismisura e i turni sono al limite della sopportabilità umana, ma la Fiat è di nuovo in crisi anzi è sempre in crisi.

Oggi siamo qui su indicazione dei Sindacati a sollecitare l'intervento del governo, ma in tutti questi anni non si contano più i soldi ricevuti dallo stato a fondo perduto eppure la Fiat è rimasta sempre sull'orlo della chiusura. Perché questa volta dovrebbe andare diversamente?

Davvero l'intervento dello stato servirà a risanare l'azienda e a conservare i nostri posti di lavoro?

Ècosa ormai risaputa che non è in crisi solo la Fiat, ma l'intera economia mondiale e che in questo contesto, soprattutto nei settori maturi come quello automobilistico, per sopravvivere è necessario avere dimensioni continentali per cui è del tutto evidente che i soldi dello stato serviranno soltanto a ristrutturare l'azienda per poi poterla vendere o fondere con qualche altro colosso del settore. E per noi questo significa altra cassa integrazione, altri licenziamenti e per chi resta salari più bassi e più sfruttamento.

D'altra parte questo è quanto sta accadendo non solo per la Fiat ma per gran parte del sistema produttivo. Lo stato taglia la spesa sociale e assistenziale e finanzia a vario titolo il sistema delle imprese Ormai ammonta a circa sessantamila miliardi di vecchie lire l'anno il totale dei finanziamenti pubblici concessi alle imprese; eppure, come per la Fiat, mentre i posti di lavoro, i salari, i servizi sociali, le pensioni e la copertura sanitaria diminuiscono costantemente, non solo siamo sempre punto a daccapo e della crisi non si vede mai la fine.

La veritàè che la borghesia non è in grado di venirne fuori e riesce a contenerla soltanto scaricando i suoi costi crescenti sui lavoratori.

Compagni,

Tutti ci dicono, a cominciare dai i sindacati, che la lotta di classe non c'è più perché sarebbe stata superata la divisione in classi della società. Intanto ogni giorno la borghesia attacca le nostre condizioni di vita per mantenere i suoi privilegi e intatti i suoi profitti, i ricchi diventano sempre più ricchi e noi sempre più poveri. Si tagliano le pensioni e i salari e si aumentano i finanziamenti alle imprese che con questi soldi si ristrutturano e ci licenziano. Si taglia la spesa sanitaria e si aumenta quella militare. Dicono: per portare la democrazia, ma in realtà, come in Iraq, dove - guarda caso - c'è petrolio e c'è odore di profitti che è l'unica cosa che sta a cuore alla borghesia e per questo e solo per questo che siamo costretti a stringere continuamente la cinta.

Compagni,

è ormai chiaro come la luce del sole che se continuiamo ad accettare i licenziamenti, i tagli dei salari, turni di lavoro sempre più massacranti e i tagli delle pensioni, dei servizi e della spesa sociale e assistenziale come abbiamo fatto finora dando ascolto ai sindacati e accettando la politica dei governi sia di centrodestra sia di centrosinistra, ci ritroveremo sempre più poveri e sempre più sfruttatati, se non addirittura nel baratro della guerra come giàè accaduto in passato quando si sono verificate crisi come questa e di queste dimensioni.

Come hanno fatto i tranvieri di Milano e con la stessa determinazione dei nostri compagni di Melfi, bisogna riprendere la lotta nelle nostre mani ed estenderla ai lavoratori di tutti i settori contro la disoccupazione, per la riduzione generalizzata della giornata lavorativa a parità di salario, rifiutando flessibilità e precarietà, contro i tagli della spesa sociale e assistenziale.

Nessuno è veramente disposto ad aiutarci: solo noi possiamo farlo!

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.