Il Centrosinistra si accinge a vincere le elezioni regionali

Ma per i lavoratori nulla cambia

Il 3 e 4 aprile prossimi ci saranno le elezioni regionali che interessano 14 regioni su 19 e circa 40 milioni di elettori. Come d'abitudine, impazzano le previsioni che vedono per lo più la coalizione di centro-sinistra sopravanzare quella di centro-destra. Si va da pronostici che danno un 12 a 2 ad altri, forse più realistici, che si attestano su un 8 a 6. Se così fosse si verificherebbe un ribaltamento della situazione creatasi con le precedenti regionali del 2000 che sancirono la vittoria del centro-destra e furono il preludio alla vittoria nelle politiche del 2001. Seppe in tali circostanze l'uomo di Arcore disegnare un programma di governo che faceva proprie le esigenze del grande capitale contemperandole, almeno nei suoi disegni, con quelle dell'imprenditorialità media e piccola. Incomprensibile, d'altro canto, la politica del centro-sinistra che, con le sue scelte, ebbe modo di porgere sul classico piatto d'argento il governo del paese ad una maggioranza di affaristi. Ancor oggi tanti si chiedono perché i vari Veltroni, D'Alema o Amato abbiano scelto di dedicarsi al loro "particulare" evitando accuratamente di partecipare alla contesa elettorale. È come se una regia occulta avesse dettato i tempi dell'uscita di scena di una coalizione governativa che aveva organicamente somatizzato le compatibilità capitalistiche salassando, nel suo operare, la classe lavoratrice con modalità varie, quasi per consentire all'altra compagine, ultraliberista per definizione, di portare a termine il lavoro diligentemente cominciato dagli pseudo "compagnucci"che avevano avuto modo di mostrare il loro senso di responsabilità verso le esigenze dell'economia nazionale e borghese. Chi non ricorda, tra le altre cose, gli attacchi contro l'art.18 o le geremiadi circa la doverosa riforma del sistema pensionistico con annessi e costituendi fondi pensione? Il cavaliere cotonato ha fatto la sua parte: ha cercato di portare alle estreme conseguenze tutta una serie di istanze di stampo borghese, gabellate per progressiste e innovative in quanto, a sentir lui, sono gli imprenditori gli unici a creare ricchezza, contro le resistenze anacronistiche, testuale, di una classe lavoratrice che, ohibò, all'inizio del 2000 pretendeva ancora un lavoro sicuro e un salario passabilmente decente. E giù quindi con precarietà, flessibilità, contratti di lavoro atipici che hanno consentito agli uni arricchimenti sempre maggiori e determinato per gli altri una povertà sempre più pervasiva con standard, soprattutto a livello giovanile e meridionale, di assoluta criticità. En passant, aveva modo di coltivare i suoi hobby preferiti: attaccare la magistratura, depenalizzare il falso in bilancio, per mezzo della Schifani - Maccanico diventare praticamente non perseguibile, diventare un monopolista quasi unico nel campo della comunicazione. L'ultima sua prodezza si è concentrata sulla revisione del titolo V° della costituzione e in tal senso non si capiscono, sinceramente, gli strepiti dei liberal-stalinisti che al tempo della bicamerale erano tutti presi dalla fascinazione per la governabilità e per il premierato. Stante tutte queste mirabilie è più che comprensibile una insoddisfazione generalizzata fatta di un presente vissuto con un certo malessere e di un futuro delineato a tinte fosche. E sono i sentimenti, gli stati d'animo, che connotano poi le scelte elettorali e fanno sì che certe classi sociali siano sballottate ad ogni tornata elettorale tra la delusione/rabbia verso chi ha governato e l'illusione/speranza verso chi ambisce a farlo. La presa in giro, la vera e propria farsa, sta tutta nel rimbeccarsi, da parte di tutti e due gli schieramenti, nell'insultarsi intanto che i problemi, quelli veri, non vengono discussi, non verranno certamente affrontati, saranno certamente trascurati per i prossimi quattro anni e tutto ciò a prescindere da chi vincerà le elezioni. Il cinismo la fa da padrone: il cavalier "bandana" si ricorda del contratto dei dipendenti pubblici, scaduto da 15 mesi, a pochi giorni dalle elezioni promettendo aumenti meno che probabili nel mentre la CGIL palermitana mette in discussione, solo adesso però, un accordo, firmato nel gennaio scorso dalla triade sindacale con la COS, in base al quale i lavoratori dei call-center palermitani saranno retribuiti solo in base alle chiamate effettuate, a cottimo. Esposti quindi alle intemperie del "mitico" mercato e senza nessuna prospettiva certa di stabilizzazione dei contratti, un destino di precari a vita. Solo adesso ci si ricorda delle soverchierie della legge Biagi, solo adesso l'onorevole Treu stigmatizza i contratti a tempo determinato, ancora adesso nessuno parla del lavoro che manca, della restituzione del fiscal-drag, dell'allarme sfratti che riguarda decine di migliaia di persone, anziani e disabili inclusi. Diventa quindi truffaldino parlare soltanto durante la campagna elettorale di problemi che esistono da parecchio tempo e che anzi hanno trovato incubazione e sviluppo coi tanto propagandati governi di centro-sinistra. E lo diventa ancor di più ben sapendo che revisioni delle condizioni peggiorative imposte dal governo del cavaliere e ancor meno eventuali miglioramenti dei rapporti e delle condizioni di lavoro non sono oggettivamente possibili in quanto andrebbero in controtendenza con quanto esigono la congiuntura economica attuale e la concorrenza. Quindi al di là di una retorica per molti versi simile anche se posta con accentuazioni diverse non si vedono all'orizzonte contrapposizioni nette e cristalline. Ci sono due gruppi che si stanno combattendo per la gestione del potere e del sottopotere; stiamo assistendo ad uno scontro interborghese in cui non ci sono interessi della classe lavoratrice da difendere. Propendere per uno schieramento che sia più presentabile o meno indecente dell'altro rappresenta qualcosa di cui la classe operaia deve disfarsi così come deve aver chiaro che la sola astensione diventa una sterile forma di opposizione se non è sostenuta da una autentica ripresa della lotta di classe.

gg

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.