Critica dell'entrismo. L'esclusione di Ferrando dalle liste elettorali

Con voto unanime la segreteria di Rifondazione ha estromesso Marco Ferrando dalle liste elet - torali. Questa decisione è stata presa in seguito a un’intervista rilasciata dal leader trotzkista al Corriere della Sera il 13 febbraio scorso. I primi attriti erano sorti quando, alcuni giorni prima, Ferrando aveva definito Israele una “creatura artificiale” e Prodi il “maggiordomo delle banche”. C’era stato comunque un... chiarimento con Bertinotti e la faccenda sembrava risolta.

Poi il Corriere pubblica questa intervista (con un titolo che, bisogna dirlo, sprigiona meschinità giornalistica da tutti i pori: “Sparare ai nostri soldati? Un diritto degli iracheni”) e le uova nel paniere di Rifondazione sono definitivamente rotte.

O forse no. Forse, visto che, come ammette lo stesso Ferrando in un’intervista pubblicata su “Affari” del 14 febbraio, “Rifondazione serve solo a proteggere il fianco sinistro della coalizione e deve liberarsi dei candidati poco presentabili nei salotti buoni della borghesia e del capitalismo italiano”, Bertinotti e soci hanno colto l’intervista al balzo (come se non conoscessero già le posizioni del capo trotzkista) per dimostrare al blocco di centro-sinistra e a tutto il fronte borghese che esso rappresenta, l’assoluta affidabilità di Rifondazione, nella prospettiva di una partecipazione organica del partito ad un eventuale governo Prodi.

Detto questo, il fatto da evidenziare è, ancora una volta, l’assoluta mancanza di coerenza politica che caratterizza la politica entrista di Ferrando e di tutta l’area di Progetto Comunista che egli dirige. Non ci sorprende, dunque, che nel giro di neanche dieci anni quest’area si sia già spaccata in tre (l’ultima scissione risale al gennaio scorso) e che ora esistano ben tre “Progetti Comunisti” differenti! Da fare invidia alla tradizione bordighista...

Non sorprende perché, navigando volutamente nella più assoluta mancanza di chiarezza e di consequenzialità fra una teoria che si richiama più o meno scolasticamente al leninismo e una prassi che è la quintessenza dell’opportunismo applicato - riassumibile nella formula: domani facciamo il partito rivoluzionario, oggi stiamo in un partito borghese - è inevitabile che la componente forse più ingenua di quest’area, di tanto in tanto, arrivi a chiedersi: non mi pare che di questo passo si vada verso la costruzione del partito rivoluzionario. Scindiamoci. Ma, per il momento, restiamo in Rifondazione. Domani chissà. Si vedrà.

E la giostra continua.

Ma quest’ennesima prova di come qualunque dissidenza interna a Rifon-dazione venga posta nelle condizioni di non intaccare la compatibilità del partito col sistema, ha convinto, finalmente, le diverse parrocchie entriste a prendere in considerazione un’altra strada? Ovviamente no. Dopo tutto non esiste rapa da cui cavar sangue, e se è vero che Rifondazione protegge il fianco sinistro di Prodi e Co., è anche vero che, volenti o nolenti, gli entristi coprono il fianco sinistro di Rifondazione da eventuali... emorragie extraparlamentari.

Entrando poi nel merito delle affermazioni di Ferrando su Nassiriya, notiamo, senza sorpresa, che manca da parte sua qualunque riferimento alla distinzione fra gli interessi dei proletari iracheni e quelli opposti delle forze borghesi nazionaliste - sciite, sunnite, integraliste che siano - le quali, di fatto, stringono in mano i fili della cosiddetta resistenza.

Viene dunque da pensare che forse abbiano proprio ragione gli entristi: senza la bussola dell’internazionalismo proletario, meglio restarsene in Rifondazione.

GS

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.