Obama e lo spettacolo del circo elettorale

I presidenti cambiano ma la guerra continua

Negli Stati Uniti, la sinistra del capitale critica il regime Bush e il suo rabbioso militarismo per spingere la popolazione a mobilitarsi dietro una voce più duttile dell’imperialismo americano. Ma Barack Obama non è altro che un ornamento di ricambio sul cofano della macchina del capitalismo americano, uno che è molto più pulitoe presentabile per la classe capitalista rispetto all’attuale ospite della Casa Bianca, i cui soli crediti per entrare nella vita politica erano quelli di possedere una squadra di baseball e avere numerosi e forti legami con i suoi compari borghesi.

La posizione a favore della guerra del Partito Democratico è storicamente innegabile. Come innegabilmente è quella di Obama, con i suoi voti a favore di massicce spese belliche, sia per la guerra in Iraq che per la più fumosa “Guerra al terrorismo”. Dando il suo voto favorevole alle risoluzioni 70 del senato, 4156, 1591 e 4297 della camera, ha infatti approvato spese belliche pari a circa 3,8 trilioni di dollari (3 800 miliardi $). (1)

Il 27 aprile, nel programma domenicale di Fox News, Obama ha annunciato che, in caso di elezione, darebbe il suo sostegno al generale Petraeus, perchè continui a guidare la guerra. Inoltre, Obama non “escluderebbe” l’uso di mercenari in Iraq. Obama ha proposto semplicemente che essi rispondano alle leggi americane. (2)

Come abbiamo visto nei processi per crimini militari, come nel caso del massacro di Haditha o degli abusi ad Abu Ghraib, responsabilità significa che le persone in basso vengono punite mentre i funzionari e i politicanti che ordinano i crimini non vengono toccati. Nessun vincitore delle elezioni porrà fine all’uso di mercenari in Iraq, dato che ciò richiederebbe il reclutamento e il mantenimento nell’esercito di migliaia di nuovi soldati. L’ambasciata statunitense a Baghdad è l’ambasciata più ampia e più affollata di personale al mondo, e la sua sicurezza non può essere mantenuta solamente dalle forze armate USA. Né i nostri capitalisti lo vorrebbero. Gruppi come DynCorp, Triple Canopy e Blackwater non aspettano altro che vedere la loro fetta di dollari, ricavata dalle spese militari statunitensi, aumentare nell’eventualità di ritiro delle forze militari regolari USA dall’Iraq. È lo stesso Barack Obama, il più probabile futuro occupante della Casa Bianca, a dirci dalle colonne della rivista Foreign Affaire (Affari Esteri):

In tutto il Medio Oriente, dobbiamo mettere le briglie alla potenza americana e ridar forza alla diplomazia. Una diplomazia determinata, sostenuta dall’intero spettro di strumenti del potere americano - politici, economici e militari - potrebbe portare successi anche nell’affrontare avversari di lungo corso come Iran e Siria. La nostra politica di lanciare minacce e appoggiarci a intermediari per mettere un freno al programma nucleare, al sostegno al terrorismo e alle aggressioni regionali iraniane sta fallendo. Anche se non dobbiamo escludere l’uso della forza militare, non dobbiamo esitare a parlare direttamente all’Iran. La nostra diplomazia dovrebbe tendere a far crescere per l’Iran i costi della continuazione del suo programma nucleare, attraverso l’applicazione di sanzioni più dure e una crescente pressione da parte dei sui principali partner commerciali. Il mondo deve lavorare per fermare il programma di arricchimento dell’uranio e impedire all’Iran di acquisire armi nucleari. È oltremodo pericoloso che armi nucleari siano nelle mani di una teocrazia radicale. Allo stesso tempo, dobbiamo mostrare all’Iran - e specialmente al popolo iraniano - cosa guadagnerebbe da un cambiamento radicale: impegni economici, garanzie di sicurezza e relazioni diplomatiche. La diplomazia combinata con la pressione potrebbe anche distogliere la Siria dalla sua agenda radicale e orientarla verso un terreno più moderato - che potrebbe, a sua volta, aiutare a stabilizzare l’Iraq, isolare l’Iran, liberare il Libano dalla presa di Damasco, e rendere più sicuro Israele. (3)

Con affermazioni come queste che vengono da uno dei possibili futuri capi della repubblica USA, una guerra con l’Iran è inevitabile, come il fatto che la sinistra aiuterà a portare al potere i capi che cominceranno questa guerra, attraverso la partecipazione a questo circo elettorale. In questo contesto non sorprende che Obama faccia affermazioni populiste e nazionaliste contro il NAFTA, mentre uno dei suoi aiutanti ha rassicurato un nervoso governo canadese che non si trattava d’altro che di retorica elettorale. O che, nel tentativo di convincere i lavoratori davanti allo stabilimento GM di Janesville, in Wisconsin, egli si presenti come il “Cambiamento in cui possiamo credere”, o che, dallo stabilimento di Hershey, in Pennsylvania, mandi un messaggio contro il NAFTA in difesa dei posti di lavoro americani, in corenza con quella politica nazionalista e protezionista che il Partito Democratico ama sostenere durante gli anni di elezioni.

Una generazione di giovani lavoratori è cresciuta pensando, sotto il regime di Bush e le battaglie intestine tra le fazioni democratiche e repubblicane della borghesia, che i democratici siano diversi e migliori dei repubblicani. È stato loro insegnato a confondere i loro propri interessi di classe con gli interessi di una fazione della classe capitalista. Nel fare ciò, essi sono stati indotti a dare mandato di sostegno al conflitto imperialista, espresso da una voce capitalista più duttile per il macello imperialista. Quel che appariva all’inizio come un momento d’oro per i democratici per prendere il controllo di tutti i rami del governo, sta assumendo la forma di una riedizione delle elezioni del 1992, quando Bill Clinton fu ripulito e messo al potere allo scopo di guidare un sistema legislativo e giudiziario in gran parte controllato dal GOP (Grand Old Party, il Partito Repubblicano).

Purtroppo i lavoratori sono stati troppo a lungo privi di una loro identità politica di classe.

Questi democratici “progressisti” hanno presenziato alla distruzione dell’educazione pubblica in tutte le maggiori aree urbane degli USA. Questi stessi democratici hanno presenziato alla trasformazione degli USA nella società con più incarcerati sulla terra; una società che riserva ai suoi strati più poveri e più sfruttati le più dure condanne per crimini, in gran parte legati all’economia capitalista sommersa della droga. Questi stessi democratici si sono alzati ad applaudire quando fu avviata la “Guerra al terrorismo”. Le amministrazioni municipali del Partito Democratico hanno sovrinteso alla privazione di risorse monetarie delle scuole pubbliche. Se i capitalisti statunitensi avessero visto la possibilità di ricavare un utile finanziario nell’educazione di questi bambini, essi l’avrebbero perseguito; non lo fanno perchè i bambini della classe operaia non hanno futuro al di fuori delle prigioni e del lavoro precario e a basso salario. L’obiettivo che si presenta più chiaramente ad un borghese duttile come Obama è quello di stabilizzare e preservare il capitalismo statunitense e il suo potere imperialista dalla debacle senza precedenti nella guerra bipartisan in Iraq e Afghanistan. Non esiste più nessuna valida ragione per sostenere questo regime, il regime dei macellai di Fallujah e Tal Afar, il regime della feccia razzista borghese che ha lasciato morire masse di proletari nelle inondazioni causate all’uragano Katrina. Il sistema capitalista non cambierà mettendo al governo una faccia nuova. Le opzioni per i lavoratori statunitensi sono quelle di provare ancora una volta a alterare o riformare il corso del capitalismo americano, o di lavorare in direzione della sua distruzione. Per evitare il ripetersi delle sconfitte del passato, bisogna superare le tattiche e le idee della sinistra borghese, dato che essa si agita in uno stadio di completo infantilismo senile e che potrà solo morire nel ventre del Partito Democratico - un corpo animato che muove organizzazioni e sindacati contro la guerra, dove non c’è altro scopo o obiettivo che essere buoni cittadini in attesa delle prossime elezioni.

AS

Articolo apparso come editoriale su Internationalist Notes 4

(1) Si veda la traccia dei voti di Obama nel progetto Vote Smart votesmart.org .

(2) Scahill, Jeremy. La posizione mercenaria di Obama. The Nation. Vol. 286. No. 10, March 17, 2008.

(3) Obama, Barack. Rinnovare la supremazia americana. Foreign Affairs. Consiglio delle relazioni estere, luglio-agosto 2007.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.