Condizioni e lotte operaie nel mondo

Scuola

Mentre in Italia il movimento di protesta contro la riforma Gelmini della pubblica istruzione sta coinvolgendo tutte le componenti del mondo scolastico ed universitario (studenti, insegnanti, genitori), anche in diversi altri paesi la lotta dei lavoratori del settore è una realtà di fatto.

Nello stato australiano del Queensland sono scesi in sciopero manifestando il 21 e il 22 ottobre, anche l’università Victoria a Melbourne è in agitazione contro gli annunciati tagli di personale. 300,000 insegnanti di scuola di Andhra Pradesh sono in sciopero dopo il fallimento delle trattative con il governo.

Migliaia di studenti ed insegnanti sono in lotta anche in Irlanda contro I tagli al settore dell’istruzione.

Situazione analoga in Argentina dove la protesta sta dilagando negli istituti tecnici. E questi non sono alcuni esempi di come gli attacchi al settore della scuola, ritenuto improduttivo, stiano scatenando in tutto il mondo le reazioni di studenti ed insegnanti, sempre più pronti alla difesa del servizio e del salario.

Cina

Il 20 ottobre in Cina ha chiuso i battenti un altro importante impianto industriale, si tratta della fabbrica di impianti elettrici di Shenzhen della Bailingda Industrial Company. Più di 1500 dipendenti hanno perso il posto di lavoro, ma la loro reazione non si è fatta attendere: in mille si sono radunati fuori dalla fabbrica domandando al governo la garanzia per il pagamento degli stipendi arretrati.

Questo non è che un episodio della crisi che sta investendo l’industria cinese come quella di tutto il mondo.

Solo la settimana prima 6000 lavoratori della fabbrica di giocattoli Smart Union erano stati licenziati in seguito alla chiusura dello stabilimento senza aver ricevuto le paghe degli ultimi sei mesi.

Non c’è da meravigliarsi se si pensa che, dai dati ufficiali del governo cinese, nell’ultimo anno più d 3600 esportatori di giocattoli hanno cessato la loro attività.

Quello di cui ancora ci si può meravigliare sono le posizioni di molti in occidente, a volte sedicenti comunisti, che si ostinano a vedere nella Cina il nuovo motore dell’economia globale, la negazione di una crisi ormai gravissima ed evidente a tutti (almeno a tutti quelli che non devono negarla per motivi strumentali).

Regno Unito

Da diversi anni i governi dei Paesi occidentali stanno rimettendo in discussione tutto il sistema di assistenza sanitaria.

Per ridurre all’osso questi costi “improduttivi” i tagli sono arrivati a colpire i lavoratori vittime dell’amianto.

In Inghilterra si è create una situazione di stallo a tutto svantaggio delle vittime di questa piaga dell’industria moderna.

Migliaia di lavoratori duramente colpiti dall’asbestosi vivono in una sorta di limbo a causa della decisione della camera dei lord dell’ottobre del 2007 che ha messo fine agli indennizzi per le persone colpite da placche pleuriche.

Queste placche infatti sono nella maggior parte dei casi un chiaro sintomo dell’asbestosi da amianto che nel 20% dei casi si trasforma in Mesotelioma e conduce rapidamente alla morte.

Per difendere le vittime dell’asbestosi e per chiedere il ripristino degli indennizzi per le persone colpite da placche alla pleure, il 28 ottobre scorso centinaia di lavoratori hanno marciato per le strade di fronte al parlamento inglese di Westminster.

È davvero agghiacciante come lavoratori a causa dell’interessata negligenza dei padroni per anni non siano stati informati dei rischi mortali che correvano ed è ancora più agghiacciante come oggi vengano lasciati a se stessi o addirittura vengano quasi considerati dei parassiti, anche questa è la crisi, anche queste sono le barbarie del capitalismo.

Iran

Nella repubblica islamica dell’Iran, il 27 ottobre scorso, i lavoratori dell’azienda petrolchimica NCRI sono scesi in sciopero nella città di Lordegan .

Tutti i 400 dipendenti della compagnia petrolifera si sono astenuti dal lavoro in seguito al licenziamento dei lavoratori assunti a tempo determinato.

L’azienda aveva anche assicurato, con un accordo siglato da soli due mesi, che I precari avrebbero goduto di un impiego a medio termine e non certo per un periodo così breve.

I lavoratori di due compagnie sorelle sono scesi in piazza a sostegno degli scioperanti.

Ovviamente questa politica è stata spalleggiata dal governo centrale: il ministro del lavoro Mohammad Jahromi ha dichiarato che la disoccupazione, in forte aumento nel paese, potrebbe facilmente aggravarsi.

A questo punto l’unico intervento è proprio quello di raccordare strettamente l’utilizzo di manodopera e quindi l’erogazione di salari alle indispensabili necessità aziendali: come in Italia, come nei paesi occidentali anche in Iran, dove lo stato islamico propaganda una diversità radicale, lo sfruttamento e la precarizzazione sono all’ordine del giorno.

È positivo notare come i lavoratori di diverse aziende in tutto il paese si stiano mobilitando in difesa dei loro salari minacciati dalla flessibilità sempre più estrema.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.