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Home ›1921-1925. Dalla fondazione del P.C. d’Italia al Comitato d’intesa
Tutti coloro che - ad ogni modo - si ritengono comunisti, il 21 gennaio ricordano la fondazione del Partito comunista d’Italia, spesso però dietro questo ricordo politico c’è molta superficialità: l’effettivo significato di quell’evento dai tanti è poco conosciuto, la fondazione di quel partito rivoluzionario viene ridotta quindi a semplice mito e come tale viene esaltata. Questa data la ricordiamo, dandogli tutto il peso politico che merita, noi comunisti internazionalisti che consideriamo la Russia di Stalin un paese a “capitalismo di stato”, ma la “rivendicano” anche i tanti comunisti che da sempre ritengono la Russia stalinista uno stato ad economia socialista. Di sicuro qualcosa non quadra.
I sinceri comunisti, cioè coloro che non fanno politica riducendola ad un semplice interesse personale o di famiglia, dovrebbero essere informati sul periodo di storia che va dal 1921 al 1925, ovvero dalla nascita del PCd'Italia alla costituzione del Comitato di intesa (all'interno del partito stesso). Un periodo storico che l’ideologia dominante, in tutte le sue vesti, da sempre cerca di distorcere o cancellare.
I comunisti non possono non sapere che nel 1923 avvenne una sorta di colpo di stato all'interno del PCd'Italia, segnando il passaggio, forzato, della direzione politica del partito dalle mani della Sinistra comunista alla corrente di “Centro” di Gramsci e Togliatti.
Il PCd'Italia venne fondato infatti dalla Sinistra comunista (Livorno nel 1921), ovvero dalla corrente politica formatosi già all’interno del PSI, la Frazione comunista astensionista, della quale Amedeo Bordiga era l'animatore. Antonio Gramsci, da molti ricordato come il fondatore del partito, non faceva parte di questa corrente. Gramsci e tutti i compagni di Ordine Nuovo aderirono sì a quel partito, ma il ruolo ricoperto da questi era minoritario rispetto a quello svolto invece dalla Sinistra comunista. La direzione politica del P.C.d’Italia era infatti saldamente esercitata dalla Sinistra comunista. Il partito nacque come sezione dell'Internazionale Comunista in una logica marcatamente internazionalista.
L’isolamento della Russia aprì le porte ad una fase storica controrivoluzionaria e ad una degenerazione politica che poi condurrà allo stalinismo . Questo snaturamento politico controrivoluzionario dalla Russia si trasmise a tutti i partiti comunisti che avevano aderito all’Internazionale. Il PCd'Italia fu il più combattivo partito europeo ad opporsi alla linea politica che stava assumendo l’Internazionale Comunsita, linea ben diversa da quella con la quale il partito bolscevico aveva condotto la rivoluzione d'Ottobre. La questione viene tramandata dall'informazione togliattiana come lo scontro tra Bordiga e Stalin, riducendo il tutto ad un semplice contrasto tra una persona (Bordiga) e tutto il resto dell’Internazionale, ma in realtà chi difendeva la posizione autonoma di classe contro un processo di degenerazione era la maggioranza del Pcd'Italia.
L'Internazionale fece quindi leva su l'altra componente del PCd'Italia cioè sulla corrente gramsciana, la quale aveva posizioni più morbide, per così dire, rispetto alla nuova linea dell’Internazionale, anche relativamente al ruolo della socialdemocrazia. Per essere più chiari su questo punto: per la Sinistra comunista i socialdemocratici erano l'ala sinistra della borghesia, mentre per gli ordinovisti erano l'ala destra del proletariato. Non a caso, già nel 1914, quando si votarono i crediti di guerra (prima guerra mondiale), Gramsci appoggiò la formula del “né aderire né sabotare”e, anzi, assunse in seguito posizioni per lo meno ambigue sulla questione della guerra. Ed ancora, per la sinistra il fascismo non sarà una reazione feudale (come sosteneva Gramsci, anticipando le “ragioni ideali” di un “blocco storico” in alleanza con la borghesia progressista), ma una manifestazione politica del capitale (la sua guardia armata) nel tentativo di fronteggiare la grave crisi economica e sociale del primo dopoguerra.
Gramsci si trasferì per un periodo di tempo in Russia dove apprese la linee guida dell’Internazionale, tornando poi in Italia con il compito di bolscevizzare (stalinizzare) il partito. L’'Internazionale nel 1923 impone l’estromissione della Sinistra comunista dal comitato esecutivo del PCd'Italia. Inizia da questo momento una campagna fatta di intimidazione, censura, repressione, portata avanti dal “Centro” di Gramsci , il tutto sotto la regia di Mosca: soppressione della rivista Prometeo, scioglimento delle sezioni dirette dalla Sinistra. Ancora nel 1924, nonostante tutto, alla Conferenza nazionale di Como, la Sinistra ha ancora con sé la maggioranza del partito. Solo al congresso di Lione (1926), la Sinistra sarà costretta a presentare, come opposizione e come minoranza, le proprie tesi contro il centro di Gramsci, il tutto grazie ad una manovra della nuova direzione che si attribuirà i voti dei delegati assenti. Gramsci diventerà segretario del partito, mentre coloro che avevano fondato il partito furono accusati di tradire l'organizzazione internazionale e man mano furono purgati dal partito stesso.
Quello che molti compagni non sanno è la marcata differenza delle posizioni politiche tra il PCd'Italia originario e quello che poi uscì nel 1926. Visione del fascismo, guerre di liberazione nazionali, autonomia di classe, pratica internazionalista. Come riprova di questo vi sono le tesi di Roma del 1922 del PCd'Italia le cui posizioni erano in molti punti opposte a quelle che assumerà il PCI.
I compagni della Sinistra comunista nel 1925 fondarono il Comitato di intesa - campanello d’allarme rispetto alla degenerazione dell’Internazionale e del PCdItalia - con l'intento di riuscire a raddrizzare il partito.
Nel 1925 veniva quindi redatto da alcuni membri del PCI un documento in contrapposizione alle posizioni della Direzione centrale sulla condotta del partito. Il documento venne firmato il 1 giugno da tre deputati: Onorato Damen, Bruno Fortichiari, Luigi Repossi e inoltre da Mario Lanfranchi, Carlo Venegoni, Mario Manfredi. Venne pubblicato il 7 giugno su L'Unità.
Strutturato in cinque punti programmatici, si contrapponeva alla linea basata su un'adesione pedissequa alle posizioni del Partito Comunista Sovietico e presentava le seguenti richieste: che venisse dato alla discussione uno spazio di tempo sufficiente, richiesto dallo stato di impreparazione delle masse del partito e dall'importanza delle questioni; che i congressi provinciali fossero tenuti solo dopo una esauriente discussione avvenuta sulla stampa del partito; che ai congressi provinciali fosse data facoltà di parlare in contraddittorio ai compagni rappresentanti riconosciuti delle diverse tendenze; che la nomina dei delegati al Congresso del partito fosse fatta dai rispettivi congressi federali; nel caso però che tale nomina fosse stata fatta con altri sistemi, fosse data facoltà di scelta degli elementi chiamati a far parte di eventuali comitati ai fiduciari provinciali delle diverse correnti; che fosse infine riconosciuto il diritto di nominare e disciplinare gli oratori che avrebbero illustrato al congresso il pensiero di questa o quella corrente.
Al Comitato d'Intesa, in un primo momento, non aderì Bordiga, anche se poi alla sua penna si deve la gran parte dei documenti del Comitato stesso. L'adesione di controvoglia di Bordiga è il primo segnale di quello che poi sarà il suo comportamento negli anni a venire, abbondantemente trattato in maniera critica dalla nostra pubblicistica, e a questa rimandiamo i lettori...
Vogliamo concludere l’articolo con il seguente documento in quanto riteniamo che il Comitato d’Intesa sia l’evento storico e politico che meglio di ogni altro dimostri - aldilà di chi aveva torto o ragione - quanto tra il PCI di Gramsci e Togliatti non ci sia nessuna continuità politica rispetto al partito nato nel 1921.
CSCostituzione del Comitato d'Intesa
Al CE del Partito Comunista d'Italia, 1 giugno 1925
Cari compagni,
Tra le deliberazioni prese dal Comitato Centrale nella sua ultima sessione e rese pubbliche su L'Unità, organo del partito, il 26 maggio u.s., vi è quella che riguarda la preparazione della maggiore manifestazione interna del partito: il Congresso, il quale, si dice, sarà tenuto tra breve, dopo cioè una profonda ed ampia discussione, la quale è però da considerarsi virtualmente aperta per quanto debba essere preceduta dalla pubblicazione di tutti i documenti relativi ai lavori dell'ultima sessione del CE allargato.
È superfluo dichiarare quanto veramente sia sentita la necessità di un serio ed ampio dibattito pre-congressuale. La situazione interna del partito, situazione - come voi stessi riconoscete - di confusionismo ideologico esistente ancora e malgrado tutto in strati abbastanza vasti del partito, ne dimostra tutta l'urgenza.
Ma, cari compagni, vi potrà essere e in tutta la sua interezza questo indispensabile processo di chiarificazione nel nostro partito, se compagni esponenti delle varie correnti di pensiero non saranno posti nelle condizioni di poter partecipare attivamente e a condizioni di parità al dibattito sia giornalistico che orale?
A questo proposito, gli organi responsabili avranno senza dubbio tenuto presente la vita eccezionale e precaria cui è sottoposta la nostra stampa. Potrà infatti essa consentire e fino a che punto, lo sviluppo di una non breve campagna di chiarificazione? Lo stesso quotidiano L'Unità dovrebbe, a nostro parere, aprire le sue colonne alla discussione.
D'altronde, quale valore potrebbe avere ai fini della bolscevizzazione un congresso di partito cui presenzino delegati delle varie federazioni nelle quali non si sia precedentemente discusso, con serietà e conoscenza dai rappresentanti riconosciuti delle diverse correnti i "problemi fondamentali della vita nazionale sulla cui base deve tracciarsi il programma generale del partito?". Noi crediamo nessuno, a meno che non si voglia preferire tra compagni il legame della disciplina formale all'adesione - così detta - per convinzione.
I compagni sottoscritti che vi inviano la presente, legati tra di loro da identità di vedute e di apprezzamenti critici di fronte ai problemi più vitali del partito, pensano che i vari confusionismi ideologici non si vincono che sul terreno del dibattito senza limiti e scevro da ogni e qualsiasi arma di prevenzione. A tale scopo propongono:
- che sia data alla discussione uno spazio di tempo quale lo stato di impreparazione delle masse del partito e l'importanza delle questioni richiedono;
- che i congressi provinciali siano tenuti solo dopo una esauriente discussione avvenuta sulla stampa del partito;
- che ai congressi provinciali sia data facoltà di parlare in contraddittorio ai compagni rappresentanti riconosciuti delle diverse tendenze;
- che la nomina dei delegati al Congresso del partito sia fatta dai rispettivi congressi federali; nel caso però che tale nomina venga fatta con altri sistemi, sia data facoltà di scelta degli elementi chiamati a far parte di eventuali comitati ai fiduciari provinciali delle diverse correnti;
- che sia infine riconosciuto il diritto di nominare e disciplinare gli oratori che illustreranno al congresso il pensiero di questa o quella corrente.
È evidente che il lavoro di preparazione congressuale è tale che richiede da tutti attività e disciplina. I compagni firmatari della presente portano perciò a conoscenza del Comitato Esecutivo l'avvenuta costituzione di un "Comitato di Intesa" tra gli elementi della sinistra.
Saluti comunisti.
Onorato Damen, Luigi Repossi, Mario Lanfranchi, Venegoni Carlo, Mario Manfredi, Bruno Fortichiari.Da "L'Unità" del 7 giugno 1925
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #02
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Comments
Compagni
Ci siamo accorti che alla fine del documento riprodotto di L'Unita manca una firma - quella della nostra "Cecca", Francesca Grossi, moglie di Onorato Damen. La fonte del errore e evidente quando vediamo l'originale che si trova alla fine di una pagina e dopo la firma di Fortichiari non era un punto ma una virgola. Ci pare evidente che la fine del documento veniva tagliato e potremmo vedere lo stesso errore (per esempio) nel libro di R Gremmo che ha preso la sua evidenza della stessa fonte.
Jock