Fuoco incrociato sul contratto nazionale

Nel mentre scriviamo queste note, non è possibile sapere quale sarà l'esito del contratto nazionale, ma se la nuova contrattazione andrà in porto, di sicuro a rimetterci saranno i lavoratori.

Riprendiamo alcuni commenti dai giornali di questi giorni a proposito degli incontri in cui Confindustria e sindacati sono pronti a siglare a breve (Martedì 28) un accordo per fissare nuove regole sulla rappresentanza sindacale e la esigibilità dei contratti.

Marcegaglia.

Il nostro obiettivo è arrivare velocemente a un accordo con tutte le sigle sindacali. -- E di seguito... -- La discussione di oggi è stata molto costruttiva, non c'è stata nessuna pregiudiziale specifica da parte di nessuno, l'obiettivo è quello di trovare un accordo interconfederale con tutti i sindacati sulla rappresentanza e l'esigibilità dei contratti.

Susanna Camusso, leader della Cgil, ha aggiunto che

quella di oggi è stata una buona discussione che ci ha permesso di ragionare sulla possibilità di un accordo.

Angeletti (Uil) ha poi sottolineato che il tema della crescita è legato a quello della competitività.

Visto che non ci sono risorse e che non possiamo fare più debito -- ha proseguito -- per aumentare il tasso di crescita e creare buoni posti di lavoro è necessario che il sistema delle imprese diventi più competitivo. Questo è il fine di tutti i nostri sforzi e del nostro lavoro.

Afferma in una nota il capogruppo Pd in Commissione lavoro alla Camera, Cesare Damiano, che auspica un accordo sulle regole della rappresentanza.

Ci giungono buone notizie dal tavolo di confronto tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria sulla rappresentanza, la rappresentatività e sulla esigibilità degli accordi. Se, come ci auguriamo -- conclude -- il traguardo verrà raggiunto, sarà un importante risultato non solo per chi lo sottoscrive ma per tutto il Paese.

L'ex presidente della repubblica Ciampi auspica un accordo come quello del 31 luglio 1992.

Invece Maurizio Landini:

Se in questo paesi si arrivasse a fare dei provvedimenti di legge che recepissero l'idea di mettere in discussione il contratto nazionale di lavoro, lo troverei un attacco alla democrazia senza precedenti. Noi siamo per il diritto dei lavoratori a eleggere i loro rappresentanti nelle Rsu e a votare sui contratti in referendum liberi, senza ricatti, in cui se vince il sì si firma l'accordo, se vince il no si riapre la trattativa, ma non si chiudono le fabbriche. (...) Il contratto nazionale non è derogabile e per questo servono regole per evitare che ci siano accordi separati.

Tragicomico sentir parlare di democrazia (tout court... neppure operaia!) da chi meno di 48 ore fa (nel momento in cui scriviamo) ha avallato l'espulsione di un proprio delegato in un “ambiente ostile” quale può esserlo la Marcegaglia Impianti di Milano perchè non riconosceva e criticava - con un buon seguito di operai, pare anche - la scelta Fiom di non rinunciare al 33% di quote rsu spettanti per decreto divino (anzi, i famigerati accordi del 1992 della triade sinistra Trentin-Amato-Ciampi) ai sindacati confederali a prescindere dal voto operaio.

Senza contare che ci irrita profondamente il sentire parlare di democrazia in generale - come se fossimo tutti uguali, sì proprio come nelle fiabe... - chi vive sotto il ricatto della necessità di un lavoro per avere un salario per soddisfare i propri bisogni e chi quel salario lo paga (sempre meno e sempre più come gentile concessione) quale prezzo del lavoro altrui con cui accresce i propri profitti. Sentendo queste dichiarazioni di politicanti e padroni viene da pensare che effettivamente tira una brutta aria sul contratto nazionale... I maggiordomi politici (in carica od in procinto di diventarlo...) fanno a gara ad assecondare gli appetiti insaziabili dei padroni.

La crisi viene brandita da tutti - sindacati, politici e padroni - come uno sfollagente ed uno spauracchio con cui fare tabula rasa di acquisizioni, posti e condizioni di lavoro in essere al fine di ricontrattare tutto al ribasso secondo la nota logica del “bere o affogare”. I lavoratori si trovano soli e divisi gli uni dagli altri con la classica foglia di fico sindacale ( sempre più sbrindellata ) in mano...

Noi pensiamo che innanzi tutto vada recuperata l'unità operaia dal basso - e di tutti i lavoratori ovviamente - a partire dal posto di lavoro e dal territorio. Questo può essere un primo passo importante per reagire all'attacco continuo del padronato. Unità che si realizza nell'Assemblea che mette sul piatto gli interessi unificanti per tutti e decide modi e tempi della lotta per sostenerli. Tutto ciò senza aspettare il sindacato che, se c'è, sta a guardare, quando non si schiera contro... Ad esempio, la Fiom ha percentuali “bulgare” di rappresentanza in moltissime aziende medie e piccole del centro nord, però mai si è sognata di usare questa imponente organizzazione operaia per contrastare i vari piani-marchionne di Pomigliano, Mirafiori, ecc con agitazioni e scioperi che toccassero nel portafoglio padroni e padroncini che siedono in Confidustria per metterli sull'avviso di quanto potessero incidere sui bilanci le pretese - loro o dei loro soci - di continuare su quella strada. A riprova che l'organizzazione sindacale non è sinonimo di forza operaia, anche se la forza (operaia e proletaria in generale) richiede necessariamente forme di organizzazione per esprimersi - forme che noi comunisti internazionalisti individuiamo nelle Assemblee, nei Comitati di Lotta ecc. ecc., di cui ci facciamo promotori, ogni volta che ne abbiamo la possibilità materiale.

Ma il nostro compito, in quanto comunisti rivoluzionari, non si esaurisce qui: lavoriamo - attraverso i nostri gruppi di fabbrica e di territorio - affinché le lotte di difesa delle condizioni di vita e lavoro diventino momenti di crescita dell'antagonismo proletario e della sua consapevolezza anticapitalista - che si concretizzano, secondo noi, nell'organizzazione e nel radicamento di quel partito comunista genuinamente internazionalista e rivoluzionario di cui pensiamo di essere parte imprescindibile.

DS

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.