Un altro accordo sulla pelle dei lavoratori

Aggiornamenti sull'accordo del 28 giugno scorso tra Governo-Confindustria-Sindacati

Dunque a fine settembre il direttivo nazionale della Cgil ratifica detto Accordo considerandolo un modo efficace (!) per escludere l'Art. 8 della Finanziaria (quello cioè che prevede la possibilità di derogare da leggi ed accordi nazionali nella stipula dei contratti aziendali) dalle modalità di relazione con la controparte padronale. Se ne accoglie la sostanza, fatta di enormi concessioni e di sbilanciamento verso la “giungla” della contrattazione aziendale, cambiandone l'apparenza formale, in una meno brutale di quella che è il marchio di fabbrica di questo Governo. Motivazione che oltretutto somiglia molto, istintivamente, a certe dichiarazioni pubbliche del Cavaliere che capovolgono la realtà con artifici dialettici da comico di avanspettacolo, tipo “la pagavo perché non si prostituisse” ecc. Qui però c'è ben poco da ridere, perchè si tratta del futuro di milioni di lavoratori e relative famiglie.

In contemporanea, l'Assemblea Nazionale dei Delegati Fiom del 22-23 settembre sancisce quasi all'unanimità il riavvicinamento alla casa madre Cgil voluto da Landini, ben sintetizzato dalla seguente metafora

sei [cioè la Fiom NdR] sott'acqua senza ossigeno e qualcuno [cioè la Cgil NdR] ti passa due bombole.

Liberazione 23/09/2011

A conferma che “i fatti hanno la testa dura”, come ripeteva un certo rivoluzionario russo, arriva praticamente negli stessi giorni (29/9) l'accordo alla multinazionale Lear - componentistica auto - di Caivano (Na), dove la Fiom, maggioritaria nella rsu, firma un contratto aziendale praticamente simile al “Fabbrica Italia” voluto da Marchionne a Pomigliano l'anno scorso: 18 turni, pausa mensa a fine turno modificabile in straordinario se comandato, 120 ore di straordinario comandato, cancellazione della possibilità di fermate o scioperi spontanei in linea contro i carichi di lavoro (sanzionabili economicamente se non annunciate 15 gg in anticipo dalla rsu), modificazione in peggio dei requisiti, cioè le ore lavorate, per accedere al Premio Di Risultato (di fatto, per ottenere quei soldi spesso indispensabili, molti lavoratori dovranno essere sempre in fabbrica, eccetto quando sono in ferie, in cig - decisa dal padrone... - od in pochi e circostanziatissimi permessi).

A ciò aggiungiamo che, secondo lo stesso centro studi del sindacato, i salari continuano a crescere, eufemisticamente, meno del tasso di inflazione - che è poi un modo elegante di dire che diminuisce il potere d'acquisto e cresce l'impoverimento - eccetto che, casualmente, per gli appartenenti alle forze dell'ordine ed i militari (+3,5%).

Viene quindi spontaneo chiedersi a cosa ed a chi servano organizzazioni, come i sindacati, che non solo si dimostrano inutili alla difesa collettiva delle condizioni e dei posti di lavoro di noi proletari (nonostante funzionari, centri studi, studi legali ecc. ), ma anzi divengono parte integrante del meccanismo che ci schiaccia sempre più in basso e ci toglie il futuro. Parte del problema più che della sua soluzione...

Per noi comunisti internazionalisti il primo passo pratico da compiere per i proletari è quello di rompere il meccanismo della delega sindacale e della passività rassegnata a favore della reale autorganizzazione delle lotte a partire dal territorio e dai bisogni immediati (lavoro, salario, casa...) nelle forme di assemblee sovrane o simili che decidano modalità ed obiettivi specifici di ogni mobilitazione.

Al fine di far crescere, con l'acuirsi degli effetti della crisi internazionale, il senso di antagonismo alla società presente dentro organismi indipendenti dalla soffocante ragnatela delle istituzioni e pertanto suscettibili di orientarsi in senso anticapitalista. Compito che riteniamo possa esser svolto solo dall'azione collettiva ed organizzata del maggior numero di proletari e compagni unificati nel Partito di Classe che vogliamo radicare sulla base del programma del comunismo rivoluzionario.

DS

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.