Molise e inganno istituzionale

In Molise, il 16 e 17 ottobre, si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale, che hanno avuto una discreto eco nazionale per via della vittoria del centrodestra, che ha dato la possibilità di emettere un flebile fiato ad una maggioranza parlamentare notoriamente sempre più in rotta con i suoi apparenti nemici nel teatrino delle istituzioni borghesi.

Ne parliamo perché purtroppo salta all’occhio una quasi assoluta mancanza di coscienza locale verso l’astensionismo di classe, dato che non si perde occasione per attaccare, screditare, demonizzare, non solo da parte di personaggi facenti parte in maniera diretta dei sistemi di elezione “democratica”, ma anche da proletari ingannati e assoggettati dagli strumenti del potere, raggirati per far pagar loro la crisi del capitalismo.

Un altro tassello grottesco è emerso a prova dell’unità di intenti di queste entità apparentemente divise, che si dicono anche benefattori degli sfruttati: il centrosinistra ha schierato come candidato presidente un elemento che fino a pochi attimi prima era tra le file del puro berlusconismo. Nonostante qualche flebile polemica, sotto la sua egida si sono adagiati anche i soliti radical riformisti, vieppiù portatori a braccio della dittatura borghese e che ancora si affannano dietro a “vendolismi” di sorta (il “governatore” fu ben accolto da questi soggetti, nella sua ultima visita). La loro massima espressione anticapitalista, in mezzo alle solite impostazioni pacifiste e piccolo borghesi, è stata la creazione di manifesti elettorali in cui la figura del candidato appare più trendy, prendendo così in giro le masse rabbiose ed in piena effervescenza da crisi. A proposito: è da notare come in un zona bassamente popolata come questa, imperi l’individualismo, ovvio gemello del clientelismo, con i personaggi della sceneggiata politchese che ergono le loro gigantografie nei centri cittadini, una cosa grottescamente simile ai culti della personalità di altre zone del mondo.

Il clientelismo è purtroppo la punta di diamante in zone di provincia, il “fammi questo favore che poi io ricambio” che soggioga il lavoratore allo stremo, o peggio, il disoccupato, che viene circuito con la mendace promessa di un aiuto, ma che non fa altro che inasprire l’individualismo e metterci uno contro l’altro. Tutto condito dall’arretratezza del “voto di parentela”, altra ben nota piaga.

Come detto, ha vinto quella controparte il cui presidente è noto alle cronache nazionali per gli eventi post terremoto del 2002, per il suo stretto legame con il Cavaliere, e localmente perché riesce ad assurgere anche a incarichi verso nomine assessoriali vacanti. Praticamente si è in una reazionaria repubblica presidenziale in piccolo. Circondato dal suo stuolo di eletti, ormai muffiti e strapieni di ragnatele, famosi buggeratori bravi a far demagogia che più spicciola non si può, pragmaticamente anche verso la componente agricola sempre molto radicata nel Molise.

Fra la coalizione sconfitta anche il “trota” versione dipietrista, eletto comunque al ruolo di consigliere, tanto per non far mancare un altro figlio d’arte nelle becere istituzioni, questa volta in meridione. C’è da dire che un minimo di risveglio contro il populismo del “paesano” c’è stato, e l’ex magistrato mascherato da promulgatore dei diritti popolari ha perso credibilità anche nella sua terra natia.

L’inganno istituzionale è riuscito ad incanalare anche delle giovani forze che pensavano così di smuovere qualcosa dall’interno: il movimento di Grillo, che si è voluto ergere ad “alternativa” fresca, dalla media d’età bassa ed innovatrice, ma che ha preso batoste ed è stato anche attaccato dalla “sinistra”, fatto capo espiatorio della sua sconfitta, nominato anche dall’uomo di Arcore in persona come aiuto alla sua causa. Lezione utile a comprendere che il meccanismo parlamentare di elezione del proprio padrone non permette affatto di dar voce rivoluzionaria, che questi mezzi devono essere tassativamente superati.

Questo aspetto ed il resto tutto, devono assolutamente essere utili a destare la coscienza di classe, per permettere di muoversi su un terreno del tutto differente: quello dell’autorganizzazione delle lotte, in piazza, nei luoghi di lavoro, fra gli studenti, ovunque ci sia possibilità di fare rete tra sfruttati; un’unità dei proletari, senza intermediazione di sindacati (qui in Molise fanno una fortissima leva sui lavoratori). Organizzarsi in tal senso, quindi, far correre voce, in modo tale da far germogliare anche in questa regione essenzialmente vergine in tal senso il seme della lotta dal basso, con assemblee, comitati di lotta, scioperi, permettere l’attuazione all’interno di questi organismi della vera democrazia, con la presenza di un’avanguardia che guidi la classe verso una corretta analisi delle esperienze, verso una strada che porti il capitale a dover forzatamente concedere qualche spazio e poi verso una società senza sfruttamento.

LC

Comments

feb14 Dorian, Dorian en este mundo en el que vivimos immuncsoo es sinf3nimo de malo. Por lo que un Mario comunista es violento, sangriento, odiador de la libertad, la democracia, los derechos humanos.Mira si no como en EEUU aman esos valores, sobre todo en Guante1namo

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.