Mandela, un eroe del capitalismo

In questi giorni a Johannesburg si è radunata la più grande cerchia di leader del capitalismo globale in onore di Nelson Mandela. Hanno già invaso i media con un coro adulatorio a suo favore e a favore di ciò che ha fatto in vita. I leader politici di oggi e di ieri si sono affrettati a coprirlo di lodi e a innalzarlo a modello per le future generazioni. Il puzzo dell'ipocrisia è ovviamente onnipresente ma quello più penetrante arriva dal Primo Ministro britannico David Cameron. Nel 1985 quest'ultimo era a capo della Federazione degli Studenti Conservatori che produsse poster e magliette a favore dell'Apartheid con su scritto "Impicchiamo Mandela". Nel 1989 Cameron celebrò i 26 anni di prigionia di Mandela con un viaggio in Sudafrica, dietro invito del governo di Botha, per discutere quali sanzioni scagliare per l'Apartheid. Intervistato durante i funerali a Johannesburg su Radio 4 non lo ha chiamato terrorista, bensì "Madiba". Roba da vomitare (1).

Mandela era un uomo eccezionale e per molti versi ammirevole, non da ultimo per il suo coraggio, l'attaccamento alla propria causa durante 27 anni di prigionia e l'acuta intelligenza politica. Comunque, ciò per cui i leader mondiali lo stanno oggi veramente lodando è il ruolo che svolse nel riscattare il capitalismo sudafricano dal vicolo cieco dell'Apartheid (evitando così che il paese cadesse in una sanguinosa guerra civile) e, di conseguenza, per il servizio che rese al capitalismo occidentale.

Il Capitalismo è un sistema basato sullo sfruttamento e l'oppressione di una determinata classe che rivela la propria brutalità nella violenza nuda e cruda quando gli schiavi salariati cercano di ribellarsi. I leader politici come quelli che oggi lodano Mandela sono generalmente degli ipocriti che di eroico non hanno nulla. E tuttavia il sistema ha bisogno di eroi. Ha bisogno di leader in grado di camuffare la fonte primaria di oppressione dei propri schiavi salariati rimuovendo aree secondarie, e dunque superficiali, come l'oppressione razziale o sessuale. Ha bisogno di leader in grado di mascherare il sistema primario di oppressione della classe lavoratrice, un'oppressione basata sul lavoro salariato, con belle espressioni come democrazia, libertà e diritti umani per tutti. I leader in grado di fare questo come Martin Luther King e Mandela diventano gli eroi del sistema. Il Capitalismo in realtà non ha interesse per la democrazia, la libertà e i diritti umani. Questi sono fronzoli utilizzati di volta in volta per abbellire se stesso. Per comprendere ciò, dobbiamo solamente ricordarci di come i leader degli Stati Uniti, del Regno Unito e dell'Europa fossero piuttosto felici di sostenere il regime dell'Apartheid per quarant'anni, durante i quali la democrazia, la libertà e i diritti umani venivano calpestati nei modi più palesi. I paesi occidentali misero a disposizione del regime risorse militari e di spionaggio per aiutarlo a reprimere i propri nemici interni ed esterni, come l'ANC e lo stesso Mandela, e furono piuttosto felici di lasciar marcire in prigione i leader nazionalisti africani che misero a repentaglio le loro vite per i propri ideali. Oggi Mandela viene innalzato a figura sacra di questo secolo e lodato per aver perdonato i suoi nemici, tra i quali ovviamente ci sono i predecessori di quei leaders globali che oggi ne tessono le lodi.

Egli viene preso ad esempio di come le lotte per le riforme all'interno del Capitalismo possono condurre verso un mondo migliore.

Oggi sono 19 anni da quando l'ANC è salita al potere in Sudafrica e gran parte dei miti riguardanti la "Nazione Arcobaleno" (una vita migliore per tutti, giustizia e uguaglianza) sono crollati. Tuttavia, l'aura di Mandela e l'eroica lotta per la libertà ha provveduto a coprire il regime dell'ANC mentre continuava lo sfruttamento e l'oppressione della classe lavoratrice sudafricana. Con la morte di Mandela quest'aura svanirà. La sua morte segna la fine di una fase della storia del Sudafrica.

La vita di Mandela

La vita di Mandela è da considerarsi notevole per qualsiasi standard. Nasce nel 1919 nella famiglia di un capo Xhosa, una figura che comunque non era indipendente ma legata a, e appoggiata da, lo stato sudafricano. Riceve l'educazione in una scuola Missionaria Metodista e rimane cristiano per tutta la vita. Studia legge prima all'Università di Fort Hare, la scuola di molti futuri leaders delle lotte nazionali sudafricane, e in seguito all'Università del Witwatersrand di Johannesburg. Sin dall'inizio l'ANC è stata dominata da avvocati e giornalisti educati in occidente che avevano girato le spalle alla società tribale e chiedevano uguali diritti nella società capitalistica. Non c'è da stupirsi dunque che Mandela abbia gravitato intorno all'ANC finchè non vi si unì nel 1943. Le capacità di Mandela e il suo spirito combattivo vennero ben presto riconosciuti e gli riuscì facile scalare rapidamente l'organizzazione. Egli era, comunque, generalmente insoddisfatto della leadership passiva dell'ANC e nel 1944 divenne co-fondatore della sezione giovanile attraverso la quale cercò di raggiungere una resistenza più radicale. Nel 1947 viene eletto nel Comitato Esecutivo dell'ANC nel Transvaal. La salita al potere dei nazionalisti Afrikaner, nel 1948, vide l'inizio dell'insediarsi legalizzato dell'Apartheid, cosa che aggravò la situazione per la maggioranza africana. Nei primi anni '50, quando ormai Mandela era diventato un avvocato praticante, lui ed altri leaders dell'ANC provarono ad opporsi al sistema dell'Apartheid con proteste passive sul modello gandhiano. Tuttavia le proteste pacifiche dei primi anni '90 ebbero come unico risultato la repressione. Nel 1955 il principale documento programmatico dell'ANC, la Carta della Libertà, venne prodotto ed adottato dall'organizzazione l'anno succesivo. Nel 1956 Mandela, insieme ad altri 155, fu accusato di alto tradimento per aver tentato di rovesciare lo Stato con la violenza.

Il processo durò 6 anni e si concluse con il proscioglimento di tutti gli accusati, con grande imbarazzo del regime. Nel 1960 ebbe luogo il famoso massacro di Sharpville. La polizia sparò e uccise 69 persone disarmate che stavano protestando contro il sistema interno dei passaporti, che obbligava tutti i neri a portare con sè un lasciapassare, che veniva usato per delimitare le aree in cui essi potevano vivere e lavorare. Al massacro seguì la dichiarazione dello stato di emergenza e la messa al bando dell'ANC. Questi eventi convinsero Mandela che la resistenza pacifica al regime era inutile. Viaggiò dunque all'estero per organizzare una resistenza armata all'interno dell'ANC. Di ritorno in Sudafrica fu arrestato, a quanto pare in seguito a una soffiata fatta dalla CIA alla Polizia sudafricana, e incarcerato con accuse di piccola entità, come l'aver lasciato illegalmente il Paese e aver incitato i lavoratori a scioperare. Durante la prigionia fu di nuovo accusato di tradimento. Ciò condusse al famoso processo di Rivonia del 1963/64. Durante il processo Mandela si difese ammettendo le proprie colpe ma trasformando il processo in un'accusa delle ingiustizie perpetrate dall'Apartheid e dai crimini del regime. Il suo famoso discorso finale egli espresse l'attaccamento agli ideali di una società libera e democratica dove tutti fossero uguali, dichiarando che questo era un ideale per il quale era pronto a morire. Al posto di una condanna a morte, che tutti aspettavano, Mandela e gli altri accusati ricevettero l'ergastolo, con il risultato che trascorse i successivi 27 anni nel famoso carcere di Robben Island, fuori Città del Capo.

Negli anni '70 e '80 la situazione sociale in Sudafrica subì un netto peggioramento. Le proteste si intensificarono ma la repressione massiva e l'uccisione dei manifestanti, a un livello tale da far impallidire il massacro di Sharpville, risultarono insufficienti per stabilizzare la situazione. Nell'ottica economica era diventato chiaro per le principali fazioni della classe capitalista sudafricana che il sistema di lavoro dei migranti in particolare, e dell'Apartheid in generale, stavano portando il paese verso la catastrofe. La maggior potenza del capitale all'interno del capitalismo sudafricano significava che si rendeva necessaria una classe lavoratrice stabile e qualificata.

La strategia dei capitalisti prevedeva lo sviluppo di una classe media africana che svolgesse il ruolo di alleato contro la classe operaia. Tentarono di farlo attraverso la creazione di un'organizzazione chiamata "Fondazione Urbana", e allo stesso tempo attraverso l'istituzione di sindacati africani, nella speranza di poterli utilizzare per controllare la lotta di classe. Naturalmente, questa strategia ha imposto la concessione agli africani di diritti politici ed altri diritti concessi ai lavoratori nei paesi metropolitani. C'era solo una forza politica in grado di attuare un tale programma: l'ANC. Uno dei problemi per l'ingresso dell'ANC nel governo era la sua approvazione della "Carta della Libertà", che prevedeva una serie di misure tipiche del capitalismo di Stato, come la nazionalizzazione della terra, delle banche e delle miniere. Il capitalismo sudafricano riteneva che queste misure fossero suicida nel periodo della globalizzazione. Pertanto, prima della rimozione del bando contro l'ANC, i settori chiave del capitale sudafricano, in particolare le compagnie minerarie, intavolarono discussioni con la dirigenza dell'ANC, per accertarsi che non sarebbero state attuate le misure di nazionalizzazione sancite nella Carta. Il terreno era ora pronto per la cancellazione della messa al bando dell'ANC e il rilascio dei suoi dirigenti, che si verificarono nel 1990. La scarcerazione di Mandela, nel febbraio 1990, diede subito il via ad un processo di negoziati che portò alla famosa elezione del 1994 e ad una costituzione democratica. A riconoscimento del suo ruolo nell'evitare una guerra civile e un bagno di sangue, Mandela ricevette il premio Nobel per la pace nel 1993. Le elezioni del 1994 sancirono la vittoria dell'ANC e Mandela fu eletto primo presidente democratico del Paese. Rimase presidente fino al 1999, quando si ritirò.

L'ANC e la classe lavoratrice del Sud Africa

L'ANC si è sempre presentato come un movimento nazionale africano, cioè, un movimento che rappresenta gli interessi di tutta la popolazione africana. In realtà la popolazione di un Paese è costituita da classi sociali, di cui le principali sono la classe capitalista e la classe lavoratrice, con la prima che vive sullo sfruttamento della seconda. Queste classi hanno interessi diametralmente opposti. E' quindi semplicemente un inganno il far credere che un movimento politico sia in grado di rappresentare gli interessi della nazione nel suo complesso. In realtà, l'ANC è sempre stato un partito che ha rappresentato la classe borghese africana, nella sua fase di ascesa, e il suo periodo al potere lo ha dimostrato (2). Gli ammiccamenti dello ANC verso la classe lavoratrice africana sono stati una cinica manovra di reclutamento dei lavoratori, utilizzati come fanteria per l'abbattimento del regime dell'Apartheid e la resistenza del nazionalismo "afrikaner".

Nel suo periodo al potere, a partire dal 1994, l'ANC si è fatto carico della gestione del capitalismo sudafricano e ha svolto questo compito come qualsiasi altro governo capitalista contemporaneo. Le famose nazionalizzazioni promesse nella Carta della Libertà sono rimaste solamente sulla carta e non sono state effettuate. Sono state effettuate, tuttavie, le privatizzazioni e l'apertura del paese al capitale globale. Le condizioni di vita dei lavoratori sono peggiorate, mentre la disoccupazione è aumentata. Quando i lavoratori hanno cercato di combattere, sono stati colpiti con forza dalla repressione statale. L'esempio più eclatante è stato il massacro dei minatori di Marikana, avvenuto il 16 agosto 2012, quando la polizia agli ordini dell'ANC ha sparato e ucciso 34 minatori in sciopero, in una dimostrazione di violenza di classe cruda e calcolata.

Allo stesso tempo, il potere dello Stato è stato utilizzato per promuovere i vertici del partito ANC negli alti ranghi della borghesia, attraverso il famoso programma Black Economic Empowerment (BEE). Questo programma ha portato una manciata di milionari neri in posizioni di potere nelle società minerarie e industriali, un processo che il regime cerca di presentare come compensazione per i torti subiti del secolo scorso, e come dimostrazione che la posizione degli africani stia migliorando. Tuttavia, nello stesso momento in cui promuovono se stessi nei ranghi della classe capitalista, i vertici dell'ANC creano un sottoproletariato urbano sempre più dipendente dai sussidi statali, mentre il divario tra ricchi e poveri diventa sempre più ampio. La creazione di una classe borghese nera è sempre stata, ovviamente, il programma della ANC, ma la menzogna, che ha continuato a sostenere, è che questo sarebbe in qualche modo andato a beneficio della classe operaia africana. Questa menzogna è venuta a galla nella maniera più crudele.

L'ANC ha prodotto una situazione in cui da un lato, secondo i propri calcoli, il 9% del capitale delle società minerarie è nelle mani di capitalisti neri, mentre dall'altro lato:

  • Il 40% della popolazione in età lavorativa è disoccupata. Ciò rappresenta 6 milioni di lavoratori, 2,8 milioni dei quali in età tra i 18 ei 24 anni.
  • Il sottoproletariato urbano, che sopravvive con i sussidi, è cresciuto dai 2,5 milioni del 1999 a 12,5 milioni del 2012!
  • Il 50% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. La famosa uguaglianza per cui l'ANC si batteva aveva prodotto una società che, secondo Oxfam è, con il Brasile, ora la più disuguale del mondo, in termini di ricchezza.

Mandela era, ovviamente, consapevole della natura capitalistica del programma politico dell'ANC e lo ha chiaramente affermato durante il suo processo, nel 1964, quando descrisse la Carta della Libertà in queste parole_:_

La Carta sferra un colpo mortale ai monopoli finanziari e dell'estrazione d'oro che hanno per secoli saccheggiato il paese e condannata la sua gente alla servitù. La rottura e la democratizzazione di questi monopoli aprirà nuovi spazi per lo sviluppo di una prospera classe borghese non europea. Per la prima volta nella storia di questo paese la borghesia non europea avrà l'opportunità di possedere, a buon diritto, mulini e fabbriche e commerci, e l'impresa privata esploderà e fiorirà come mai prima.

Quel che ne derivasse è stato infine mostrato a Marikana (3).

I lavoratori e la Lotta di Liberazione Nazionale

Oggi è un assioma marxista che la classe operaia non dovrebbe subordinare le sue forze politiche a quelle della borghesia, in cui, ovviamente, sono comprese le forze nazionaliste borghesi come l'ANC. Per quanto riguarda il Sud Africa, abbiamo scritto e parlato molte volte del pericolo di subordinare la lotta di classe alle esigenze della lotta nazionale, sottolineando che non appena la lotta nazionale avesse vinto, la borghesia nazionale avrebbe diretto il fuoco sulla classe operaia. Questo è successo in Sud Africa, in maniera vendicativa, e non solo a Marikana. L'evidenza empirica della terribile situazione in cui si trovano oggi i lavoratori sudafricani è sotto gli occhi di tutti. Citiamo da un recente testo di "Abahlali Basemjondolo", un'associazione di baraccati. In un testo intitolato "La lista di attesa per le abitazioni contro la lista della morte", hanno scritto:

Si suppone che viviamo in un paese democratico, un paese di giustizia, un paese in cui tutti dovrebbero essere trattati alla stessa maniera. Eppure c'è una enorme disuguaglianza. Una disuguaglianza che è economica, spaziale e politica. Restiamo divisi in ricchi e poveri. Continuiamo ad essere assegnati a diversi tipi di luoghi che sono pensati per diversi tipi di persone con diversi tipi di opportunità, diversi tipi di vita e diversi tipi di diritti. Continuiamo ad essere divisi tra chi ha la libertà di esprimersi e chi affronta tutti i tipi di intimidazione e di repressione, se commettiamo il reato di raccontare le verità sulle nostre vite. Per i poveri questo paese è una prigione democratica. Ci concedono di votare per scegliere le guardie e i gestori del carcere, ma dobbiamo comunque restarci dentro. Dobbiamo rimanere in silenzio quando le nostre baraccopoli sono illegalmente distrutte lasciandoci senza tetto . Dobbiamo rimanere in silenzio quando siamo deportati in centri adatti solo ad animali. Dobbiamo rimanere in silenzio quando ci viene detto di tornare a Lusikisiki (4) o portati in discariche umane molto lontane delle città. Dobbiamo rimanere in silenzio quando siamo minacciati e picchiati, quando ci sparano e ci uccidono . I politici pensano che, quando ci rifiutiamo di stare zitti e ci opponiamo alla repressione , ci possono far tacere gettandoci un boccone di cibo. Dopo tutti questi anni ci considerano come cani. Noi non siamo cani, siamo persone . Noi continueremo a ribellarci fino a quando saremo trattati come esseri umani.

2013-10-30

Un'altra affermazione riportata dalla BBC, questa volta di un meccanico, Ntshimane Nolala, esprime l'opinione che i lavoratori neri sono stati ingannati nel dare sostegno alla ANC e che i sacrifici della lotta nazionale sono stati tutti vani. Le sue parole riportano quasi esattamente ciò che, nei nostri articoli precedenti, avvertivamo sarebbe successo:

L'unica cosa che i neri hanno ottenuto sono le elezioni ogni quattro anni e il generarsi di una piccola élite nera [i politici] la cui aspirazione è di stare vicino a Mandela e a quelli della sua risma. Oggi io sono un meccanico , non ho una vera qualifica, tutto quello che so riguardo a come riparare un taxi l’ho imparato da me, questo governo composto di neri non si preoccupa di me, non ha tempo per me. Sì, siamo liberi di andare dove vogliamo senza paura, ma non siamo ancora liberi, almeno non in termini economici. Oggi in Sudfrica oggi c’è una manciata di persone di colore che si avventa sulle briciole lasciate sul tavolo da chi controlla l'economia, i nostri leader stanno arricchendo se stessi mentre la maggioranza non ha ancora nulla. Questo è ciò che è diventato il nostro processo di liberazione. A mio parere, coloro che sono morti per questa libertà, purtroppo sono morti per niente.

2013-12-06

Il maggior argomento a sostegno della lotta nazionale, propagandato da stalinisti e trotskisti, partiva dall’idea che l'Apartheid fosse essenziale per il capitalismo sudafricano e che quindi la fine del primo avrebbe comportato il crollo del secondo. Ciò avrebbe indebolito il capitalismo occidentale, avrebbe prodotto una crisi nei paesi sviluppati… e così via. Tutto questo si è dimostrata una totale assurdità. Al contrario, il capitalismo sudafricano è più forte a seguito dell'abolizione dell'Apartheid ed anche l'imperialismo occidentale ne è stato rafforzato, mentre le prospettive della classe sono più confuse di prima.

Ugualmente falsi sono gli argomenti politici che propongono questi gruppi a difesa di una rivoluzione a due stadi o di una rivoluzione permanente la cui prima fase sia rappresentata dal capitalismo di stato. Qualsiasi organizzazione politica che assuma il compito di gestire il capitalismo, anche se lo fa negli interessi della classe operaia, non può far altro che dividere in modo più equo il surplus prodotto dal sistema. Il sistema rimane capitalistico, i lavoratori restano sfruttati, privati del controllo dei mezzi di produzione e alienati. Nel frattempo la necessità di accumulo di capitale rimane. L'infrastruttura di questo sistema si impone inevitabilmente sulla sovrastruttura politica e gli amministratori del sistema vanno a costituire una nuova classe sfruttatrice come è avvenuto in Russia nel 1920. La Tendenza Comunista Internazionalista ha sempre sostenuto che i lavoratori debbano perseguire i loro propri interessi di classe su salari e condizioni di lavoro indipendentemente dai politicanti borghesi. In Sudafrica questo avrebbe consentito che le istanze di classe si potessero evidenziare chiaramente. Invece queste istanze sono state oscurate da una cortina fumogena di liberalismo e di indignazione morale contro il razzismo e, ora, dalle denunce di tradimento rivolte dell'ANC.

Il risultato è una grande confusione. I progetti per cambiare la leadership dell'ANC o per tornare al capitalismo di stato sostenuto nella "Freedom Charter", come ad esempio invocano l’ex leader dei giovani ANC Malema e la sua organizzazione “Economic Freedom Fighters", sono un grande spreco di tempo. A lungo termine l'unica lotta che può portare beneficio alla classe operaia è quella che mira a rovesciare il sistema capitalista e a costruire un sistema di produzione sociale superiore, ovvero il comunismo. E questo non ha nulla a che fare con il capitalismo di Stato che è stato costruito in Russia. Tentativi di riforma del sistema esistente miranti a portare beneficio alla classe operaia servono solo seminare illusioni in una lotta per qualcosa che è ormai impossibile. La lotta dei lavoratori di tutto il mondo deve prendere una direzione rivoluzionaria. Deve essere una lotta internazionale e la classe operaia mondiale deve dotarsi dell'organizzazione politica che le consenta di raggiungere questo obiettivo. Come abbiamo scritto al tempo del massacro di Marikana:

La tragedia è che la violenza omicida del capitale non ha confini. Le stesse cose stanno accadendo in Cina, Brasile e molti altri paesi della cosiddetta periferia capitalistica, nell’occidente " democratico" non succede niente di simile per la semplice ragione che non vi è un risveglio visibile della classe, tuttavia al primo segno significativo di una risposta della classe operaia, anche alle nostre latitudini politiche, la scure della repressione non ci metterà molto a colpire. In Italia, ad esempio, le armi giuridiche sono già in atto e vasti esperimenti sono già stati fatti sul terreno (Genova 2001, anche se ciò allora non è stato capito). Non è più solo il momento di denunciare lo scandalo della Marikana, di piangere i morti della classe operaia internazionale, è anche il momento di fare un reale sforzo e organizzare un partito di classe e un programma rivoluzionario, affinché la futura ripresa della lotta di classe non abbia come obiettivo solo il contrasto della repressione della borghesia internazionale, ma anche l'obiettivo politico di rovesciare questa società divisa in classi, di rompere l’iniquo rapporto tra lavoro e capitale e di distruggere il meccanismo della produzione capitalistica. Il tragico episodio di Lonmin (5) e dei 34 lavoratori massacrati non è la storia brutale di un evento locale nel lontano Sud Africa, ma è l’atto di una tragedia che è destinata ad essere rappresentata ovunque la classe operaia tenti di rialzare la testa.

CP

(1) Per non essere da meno, anche Blair ha mentito (cosa strana… ) quando ha detto a Radio 4 che Mandela è sempre stato ben disposto verso la sig.ra Thatcher (che ha condannato Mandela come un "terrorista" mentre ha appoggiato il macellaio Pinochet ), quando in realtà aveva rifiutato di incontrarla. Forse, però , l'ipocrisia di coloro che vanno è pari solo all'ipocrisia di coloro che non vanno. Benjamin Netanyahu non va, sostenendo che il costo è eccessivo. Questo detto dall'uomo che aveva un letto 180.000 $ installato nel jet di Stato israeliano, letto che ha usato per il suo viaggio a Londra per il funerale della Thatcher . Nessun accenno però al fatto che Israele è stato uno dei più risoluti e effettivi sostenitori del regime dell'Apartheid (…e ne gestisce uno proprio) .

(2) Cfr. leftcom.org

(3) Cfr. leftcom.org Entrambi gli articoli di cui sopra possono essere trovati in forma di opuscolo in "The New Turmoil in Sud Africa" ​​( 2 £ comprese spese di spedizione da BM CWO , Londra WC1N 3XX )

(4) Una piccola città nella parte orientale della Cape Province.

(5) Lonmin è la società mineraria britannica proprietaria della miniera di platino di Marikana , ha membri dell'ANC nel suo consiglio.

Mercoledì, December 18, 2013