La riforma della scuola del governo Renzi

Settembre 2014: punti di riflessione sulla lotta delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola contro gli attacchi del governo.

La proposta di riforma della scuola del Governo Renzi non è un azione estemporanea né, tanto meno, improvvisata. Essa, pur con delle apparenti novità, si colloca in un solco che parte almeno dagli anni '90 (dalla Jervolino a Berlinguer, alla Gelmini, fino a oggi) ed affonda i suoi motivi nella crisi strutturale del sistema, oggi più evidente che mai.

I punti caratterizzanti di tale intervento sono sinteticamente: la progressiva apertura dell'istituzione scolastica ai privati del territorio e al mercato; il parallelo contenimento della spesa per l'istruzione; l'affermazione di un modello decisionale e di gestione sempre più autoritario e centralizzato a livello di Istituto con la crescente chiusura degli spazi di confronto e discussione; il progressivo impoverimento dei saperi, della formazione, del processo educativo nel suo complesso; il crescente affermarsi dello sfruttamento negli stage e l'avvio dei giovani proletari ad un lavoro dequalificato e sotto-pagato; la frammentazione dei lavoratori della scuola attraverso esternalizzazioni, precarietà e differenziazione nei canali di ingresso, meritocrazia; la legittimazione delle scuole private come costitutive del sistema nazionale di formazione e istruzione, sostenendole; la riduzione della funzione docente ad una mansione burocratica, incapsulata in logiche predeterminate; la gestione disciplinare delle crescenti difficoltà sia degli alunni che dei lavoratori; la repressione del dissenso, la diffusione del senso di scoramento ed impotenza nei lavoratori, la riduzione dei loro salari parallelamente all'aumento dei carichi di lavoro.

Questa è la scuola del capitale. Che cos'è la scuola, da duecento anni a questa parte, se non la sovrastruttura attraverso la quale il sistema produce la futura forza-lavoro a suo uso e consumo? Nella crisi capitalista la scuola deve:

  1. produrre se possibile e comunque favorire profitto;
  2. produrre una forza lavoro che si adatti docilmente ad un mercato del lavoro precario e sottopagato;
  3. reprimere le istanze di rinnovamento e conflitto.

Ne discendono alcune indicazioni politiche che i lavoratori della scuola e gli studenti dovrebbero fare proprie onde non cadere negli errori di sempre:

  • I lavoratori della scuola e gli studenti figli di lavoratori – a loro volta futuri proletari – non sono soli: ad essere sotto attacco è l'intero mondo che vive di lavoro, a portare l'attacco è l'intero mondo che vive di profitto. La lotta di un lavoratore è la lotta di tutti i lavoratori, divisi siamo carne da macello, uniti, se su obiettivi chiari, siamo una forza capace di cambiare l'intera società.
  • Le lotte devono essere gestite in prima persona dai lavoratori stessi, dando vita ad organismi assembleari che tendano a centralizzarsi, decidendo in prima persona scadenze e modalità di lotta, senza delegare a nessuno – politicante o sindacato che sia – la difesa dei propri interessi di classe.
  • Tenere ben presente che ogni eventuale conquista sarà comunque parziale e temporanea, per questo, in ogni frangente, è necessario estendere l'organizzazione di classe, approfondire la coscienza della totale irriducibilità dei nostri interessi a quelli dei padroni, del loro sistema, delle loro istituzioni, della loro Costituzione.
  • Le crisi, come le guerre, sorgono in maniera inevitabile dal modo stesso di produzione capitalista, esiste un solo modo per uscire dalla crisi: un cambio di sistema, il superamento del capitalismo, che poi non è altro che il peggiore dei mondi possibili. Nessun cambio di politiche o di dislocazione dei fondi potrà mai fare questo.
  • I partiti di sinistra e i sindacati, oltre ad essere pienamente complici ed attori della gestione delle contraddizioni del sistema nel suo complesso, della repressione di ogni forma di dissenso radicale, sono forze politiche borghesi tra le nostre fila, forze che seminano solo veleno ideologico, confusione e rassegnazione.
  • Un alternativa a tutto questo esiste ed è praticabile attraverso la crescente organizzazione dei lavoratori in un autentico partito di classe: tale alternativa è un sistema nuovo nel quale la produzione sia finalizzata esclusivamente al soddisfacimento dei bisogni, non ad accumulare profitti. La categoria stessa del profitto deve essere abolita una volta per tutte. Esiste oggi la necessità e la possibilità di vivere in un mondo dove il libero sviluppo di ognuno è la condizione imprescindibile per il libero sviluppo della società nel suo complesso. Le tecnologie odierne possono permettere a tutti di vivere nel benessere, lavorando il minimo. Solo in tale società il processo educativo-formativo potrà dispiegare interamente il suo immenso potenziale. La minoranza di ricchi capitalisti che ancora detiene il potere, invece, ci ha condannato alla miseria, alla guerra, all'abbrutimento.
  • Non si tratta di aspettare il sol dell'avvenire ma piuttosto di iniziare a lottare con tutte le forze per la difesa dei nostri interessi, fin da oggi, nella prospettiva di un mondo nuovo la cui affermazione dipende solo da noi. Socialismo o barbarie!
Lavoratrici e lavoratori del P.C.Int. – Battaglia comunista
Venerdì, August 29, 2014

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.