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Home ›La crisi del capitale prosegue e diffonde miseria e sofferenze ai proletari
Mentre la struttura del dominante sistema capitalista scricchiola ovunque, le politiche monetarie espansive invano cercano di placare la tempesta che scuote ovunque il capitalismo: i rubinetti della “liquidità” aperti dalla Fed, da Banca centrale giapponese e poi da Bce, danno risultati contrari a quelli sperati. Con l’acquisto di Bot e obbligazioni private si cerca di riempire le crepe, sempre più profonde, che la crisi (fattasi deflattiva) apre. Invano un fiume di carta straccia riempie i pozzi senza fondo della speculazione finanziaria. Non certo a favore di investimenti produttivi (di profitto), visto che i mercati si riempirebbero di merci che non trovano consumatori paganti! Nella mente inaridita di qualche aspirante stregone si accende una candela dalla fiammella tremolante: si stampino direttamente banconote (a valore zero…) e si distribuiscano al “popolo” scavalcando l’intermediazione bancaria e senza alcuna contropartita, se non il voto elettorale… Un’altra delle illusioni da ultima spiaggia che incerottano il capitalismo in prognosi riservata. Intanto, anche la moneta iniettata dalla Bce (nelle cui stanze altre teste accendono lampadine elettriche invece di candele ma con i medesimi risultati!) altro non ottiene all’infuori di una ulteriore corrosione del sistema. Non una “ripresa” produttiva di merci che il capitale non può certo distribuire gratuitamente!
In una intervista al Wall Street Journal del lontano 23 febbraio 2012 (a molti sfuggita), il futuro presidente della Bce, Draghi, sosteneva che solo l’austerità poteva creare automaticamente il circolo virtuoso che porta alla crescita “nel lungo periodo”. E inneggiava alla “buona austerità”, giudicando poi positivo un intervento sull’ingiusta condizione dei lavoratori flessibili nel confronto a quella di altri più protetti: in nome della “uguaglianza”, tutti i lavoratori siano flessibili e precari! Da allora si è cercato di imporre agli uni e agli altri l’accettazione di un “destino cinico e crudele” …
L’accumulazione di debiti privati (imprese) e pubblici (Stati), diventa enorme nel tempo. Da studi del McKinsey Global Institute (febbraio 2015, e aspettiamo dati più recenti) erano circa 200.000 miliardi di dollari a livello mondiale, pari al 286% del PIL globale. Già nel 2007 si era al 269%, e risulta che i soli debiti delle imprese non finanziarie dei Paesi emergenti si sono quadruplicati dal 2004 al 2014. Gira un’aria fallimentare, con i mercati finanziari mondiali in agitazione mentre gli “aiuti” ai paesi in via di “sviluppo” si sono quasi estinti, visto che i saggi di profitto sono piuttosto fiacchi ovunque e si fatica a racimolare plusvalore per soddisfare le brame del capitale. La concorrenza (e il brigantaggio) internazionale si esaspera, in particolare tra le multinazionali dove sempre il McKinsey Institute ha stimato un calo dei loro profitti dal 9,8% del PIL mondiale nel 2013 al 7,9% nel 2015.
Enormi masse di capitale fittizio, in giro per il mondo, intravvedono il pericolo di una caduta verticale dei loro artefatti valori e costringono i Governi a trasferire sul debito pubblico i debiti privati oltre ad imporre razzie di plusvalore ovunque sia possibile. E – nonostante i negativi risultati sopra accennati – sollecitando il ricorso a iniezioni da cavallo con una fantasiosa liquidità che dovrebbe quantitativamente sostituire il plusvalore che non aumenta sufficientemente per i “bisogni” del capitale. Non solo, ma all’orizzonte comincia a intravvedersi quella che in presenza di questo marcio e irrazionale sistema rappresenterebbe l’unica temporanea “soluzione borghese”: una distruzione (bellica) di capitale “improduttivo”, e in parte anche produttivo, affinché si possa poi aprire una fase ricostruttiva. Oltre a un macello di vite umane…
Concludiamo ritornando a “sorvolare” (non troppo a bassa quota per evitare ogni possibile… contagio) l’accavallarsi di “pensieri” che si agitano nelle menti borghesi all’affannosa ricerca di una miracolosa ricetta che consenta al capitalismo il superamento di una crisi che si va dispiegando in proporzioni mai viste. Vista l’inefficacia del Quantitative Easing, ora si pensa a qualche altra “tisana” ricostituente; qualcuno arriva a suggerire il lancio di una operazione di “cartolarizzazione” generale nella zona Ue. Un altro estremo soccorso al capitale fittizio, possibilmente di qualche centinaio di miliardi di euro.
Nei gabinetti degli alchimisti finanziari, la cartolarizzazione avrebbe la pretesa di “vendere” questi crediti (ridotti a titoli cartacei) a privati e istituzioni. Titoli con scadenza e tasso di interesse; una creazione di apparente liquidità che avrebbe per base una “attività” del tutto… inattiva, la quale inoltre trasferirebbe i “rischi” (notevoli e certi!) legati alle precedenti concessioni di crediti (mutui, prestiti vari, carte di credito, ecc.) ai nuovi “investitori”. Le bolle dei “crediti facili” si gonfiano; il fiammifero acceso passa di mano in mano; anche organizzazioni statali possono diventare “cartolarizzatori”: per esempio, l'Inps potrebbe cartolarizzare i crediti contributivi nei confronti delle aziende…
I movimenti di capitali si fanno caotici, alla ricerca di valorizzazioni che la crisi dei profitti industriali non garantisce più. Una crisi che si accompagna a quella di una materiale miseria che coinvolge milioni di proletari la cui forza-lavoro non è più sfruttabile per le esigenze del capitale. Ed ecco le prime drammatiche – purtroppo altre ne seguiranno – conferme “ufficiali” di una tragedia immensa che si allarga in ogni paese e continente: l’Europa sta ormai superando la cifra spaventosa di un centinaio di milioni di persone a “rischio di povertà e di esclusione sociale”. I numeri aumentano di anno in anno; addirittura aumentano anche le “persone” che sono lavoratori occupati, sì, ma con salari da miseria e fame per consentire ai capitalisti di reggere alla competitività internazionale e accumulare denaro! Si è poi allargato a limiti insostenibili (per lo stesso “ordine sociale” borghese) l’esercito industriale di riserva (i disoccupati): nel mondo quasi 2miliardi e mezzo di individui (lo dice l’Organizzazione Internazionale del Lavoro).
Siamo dunque nel pieno svolgimento di un processo d’impoverimento globale (perdere un posto di lavoro significa in questa società di sfruttatori e sfruttati perdere il salario quale unica possibilità di sopravvivenza!). Viene definito, con le solite dosi di ipocrisia, una “grave deprivazione materiale”. Vi si aggiunga la preoccupante previsione di possibili catastrofi ecologiche, sia per i cambiamenti climatici già in corso che per l’inquinamento di aria, terra e acqua che il capitalismo va diffondendo: i venti e le nubi di una ciclonica tempesta si fanno sempre più vicini e minacciosi.
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Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #11-12
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