Primo Maggio 2018 - Contro la guerra, contro il nazionalismo!

Dichiarazione della Tendenza Comunista Internazionalista

Questo non è una delle epoche più felici. Le tensioni nazionaliste mondiali, la corsa agli armamenti e i conflitti militari assumono proporzioni drammatiche, mentre lo sfruttamento e l'oppressione aumentano ovunque. Tutto ciò non è dovuto a questo o quel politico egocentrico o incompetente, ma ai meccanismi propri del sistema.

Stagnazione economica

Per la prima volta in un decennio, il FMI non sta rivedendo al ribasso le stime della crescita economica globale. Questo dimostrerebbe che l'economia mondiale è sulla strada della ripresa. Tuttavia voci più equilibrate possono chiarirci la realtà di questa "ripresa", che ancora una volta si basa sul debito. La rinascita degli Stati Uniti, per esempio, coincide con una nuova enorme espansione del debito delle carte di credito. E’ il debito a fa girare gli ingranaggi di questo sistema. Il debito doveva diminuire attraverso l'inflazione e la crescita, ma, a causa dei bassi tassi di profitto, gli investimenti sono scarsi e le politiche di austerità hanno peggiorato il quadro.

Secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali, nel 2008 il peso del debito globale era pari al 225% della produzione economica annua, oggi si attesta al 330%. Il Global Debt Monitor di gennaio ci dice che il debito globale (combinato pubblico e privato) è passato da 71.000 miliardi $ nel 2008 agli incredibili 233.000 $ miliardi oggi. Siamo in un mondo irreale in cui la produzione del futuro è già ipotecata all'infinito. Il prossimo collasso finanziario non solo è inevitabile, ma non è neanche lontano.

Questa crisi economica ha la sua origine molto indietro nel tempo, alla fine del boom postbellico nei primi anni '70. Da allora i lavoratori stanno pagando. Dal 1979 in poi i salari, in percentuale del PIL, hanno continuato a decrescere mentre la globalizzazione ha determinato la fuga dei posti di lavoro verso le economie dove la manodopera ha costi bassi o molto più bassi. Oggi la maggior parte della ricchezza del mondo si trova nelle mani di pochissime persone. Negli Stati Uniti, ad esempio, il differenziale tra ricchi e poveri è tornato a essere lo stesso del 1917.

Fallimento politico

Il fallimento economico si sta traducendo in instabilità politica. Il conservatorismo neo-liberista e il keynesismo socialdemocratico hanno entrambi fallito nel risolvere i mali del mondo. Il primo ci ha portato al crollo del 2007-8, il secondo è ora impotente, visto che non esiste più la possibilità di finanziare lo stato sociale. La conseguenza è che i vecchi partiti di governo stanno perdendo credibilità e consenso. Che si tratti del disastro di interi stati (come in Siria o nel Sud Sudan), della Brexit, dell'elezione di Trump, della paralisi politica o della crescita della destra radicale, ovunque volgiamo lo sguardo vediamo un crescente sommovimento politico.

Gran parte di questo sconvolgimento è attribuito al "populismo". Il populismo, in una forma o nell'altra, c’è sempre stato, ma finché i vecchi partiti tradizionali potevano far finta che ci fosse una speranza di miglioramento delle cose, il populismo era relegato ai margini del sistema. Per la borghesia di oggi il ​​"populismo" significa l'ascesa di forze alternative che potrebbero distruggerne il controllo del sistema.

Dopo quattro decenni di stagnazione economica, l'ascesa dei populisti ha assunto diverse forme. Il populismo di sinistra di Podemos, Syriza, Corbyn, il "socialismo" di Sanders, tutti questi incanalano la rabbia dei lavoratori nella tranquilla (per la borghesia) via delle urne, senza mettere in campo programmi per sfidare il sistema. Ma non potranno che fallire.

Il populismo di destra è anche più pericoloso, perché si basa sulla politica della paura. Il suo messaggio nazionalista non è solo l’ ”America first" o il "riprendere il controllo", è costruito sull'odio per “l'altro". Gli standard di vita crollano? È colpa di ebrei, musulmani o migranti in generale. Ciò ha provocato il sorgere di attacchi antisemiti e islamofobi, nonché contro i migranti (che sono già vittime delle guerre portate in Africa e in Asia dalle grandi potenze capitaliste del mondo).

Guerre commerciali...

Ma il pericolo di questo rabbioso nazionalismo non si esaurisce così. Enfatizzando la necessità di difendere l'economia nazionale contro gli stranieri, la xenofobia sta avviando il mondo lungo una strada funesta.

Il sistema capitalista globale, dopo la seconda guerra mondiale, ha ripreso forza sulla base dell'economia americana e delle sue istituzioni che hanno governato un boom senza precedenti. Ma tutto questo è finito nel 1971 quando gli USA non sono più stati in grado di mantenere la convertibilità del dollaro in oro. Da allora il processo è stato lungo e lento, ma ha prodotto un relativo declino nel dominio dell'economia statunitense rispetto al resto del mondo. Declino mascherato dal fatto che il resto del mondo sta contribuendo a pagare il debito degli Stati Uniti attraverso l’uso del dollaro come moneta di scambio nel commercio internazionale.

Non è la Cina che sta fregando il mondo, sono gli Stati Uniti attraverso l'imposizione della propria moneta; nessun altro paese al mondo potrebbe continuare a stampare la sua valuta per coprire i suoi debiti crescenti.

Quando un quarto di secolo fa una Cina povera e malconcia ha iniziato a sviluppare la sua base manifatturiera e ad aumentare il commercio con l'Occidente, è riuscita a farlo grazie al capitale USA. Pochi immaginavano che sarebbe oggi diventata il gigante industriale mondiale che è. La Cina ha già superato gli Stati Uniti nella produzione manifatturiera, nel risparmio, nel commercio e persino nel PIL, se misurato in rapporto al potere d'acquisto.

… e guerre strategiche

Gli Stati Uniti sono ancora potenti, ma il conflitto commerciale scatenato da Trump rivela quanto l'America abbia ormai perso la sua posizione dominante globale. In precedenza gli Stati Uniti potevano non curarsi del fatto che la condizione per investire nelle fabbriche a basso costo cinesi fosse di rivelare la proprietà intellettuale, i segreti tecnologici. Ora la posta in gioco è molto più alta e non si tratta solo di commercio. Trump ha utilizzato una legge del 1964 sulla difesa della sicurezza nazionale per introdurre i suoi primi dazi sull’acciaio. Siamo ormai al punto in cui una guerra commerciale è il precursore di una guerra strategica.

Con la caduta dell'URSS il trionfalismo americano sulla "fine della storia" e l'inizio di un nuovo ordine mondiale non aveva limiti. Ma non è durato a lungo. I fallimenti in Afghanistan e in Iraq sono stati aggravati dall'ascesa della Cina. Il pericolo in questa situazione è la completa discrepanza tra il potere militare degli Stati Uniti e il resto. Le truppe USA sono presenti quasi in tutto il mondo, la loro flotta controlla le rotte mondiali e le loro spese militari sono più del doppio di quelle cinesi e russe messe insieme. Se la crescita della Cina continuerà e le sue iniziative in Asia e Africa prospereranno come in passato, gli Stati Uniti dovranno assistere a un ulteriormente restringimento del loro potere.

La pressione per un'azione militare preventiva cresce e le recenti nomine di Bolton e Pompeo la rendono molto più probabile. Dietro a queste ci sono i think tank americani che chiedono un'azione per fermare la Cina. Come spesso abbiamo scritto, le guerre commerciali nella storia sono state i precursori delle guerre vere e proprie. Non vi è alcuna garanzia che la lunga agonia di questa crisi economica non trovi lo stesso sbocco.

L'unica alternativa

L'unica forza che può fermare il disastro è la classe operaia internazionale (cioè il mondo del lavoro salariato) che costituisce la maggior parte della popolazione mondiale. Sebbene siano stati costretti ad arretrare per decenni subendo disoccupazione, inflazione, ristrutturazioni industriali e nuovi metodi di sfruttamento, gli operai del mondo sono essenziali per il sistema capitalista sia in guerra che in pace. Dopo il disorientamento causato dalla distruzione di posti di lavoro negli anni '80 e '90, segnali ci dicono che la classe operaia sta cominciando a ritrovare sé stessa in una nuova composizione di classe e che rifiuta di accettare le vecchie condizioni. I lavoratori migranti, i lavoratori della cosiddetta gig-economy e settori un tempo appartenenti al lavoro autonomo proletarizzati stanno già cominciando a contrattaccare. Si tratta appunto di segnali, sparsi qui e là, non ancora di una risposta massiccia e sistematica adeguata alla gravità dell'attacco che sta subendo da lungo tempo; e tuttavia ci sono.

Non è troppo presto, il sistema è malato. Non solo la spinta al profitto capitalista minaccia già in tempo di pace l'esistenza del pianeta attraverso la distruzione ambientale, ma le soluzioni razziste prospettate dai nazionalisti minacciano guerre che potrebbero portare l'umanità indietro di secoli. Ammesso che non si estingua del tutto.

Le lotte contro lo sfruttamento, l'oppressione e il razzismo sono tuttavia solo l'inizio. Scioperi, occupazioni e proteste possono creare fiducia, fornire esperienza e strappare concessioni ai padroni. Se vogliamo però evitare che ogni lotta riparta sempre da zero, sono necessari una buona messa fuoco e un programma. In questo Primo Maggio, solo quattro giorni prima del 200° anniversario della nascita di Marx, ricordiamo le sue parole: "ogni lotta di classe è una lotta politica".

Se la classe operaia ha bisogno dei propri organi politici per centralizzare le sue lotte su ampi territori, una funzione svolta storicamente dai consigli e dalle assemblee dei lavoratori, ha anche bisogno di un partito internazionale e internazionalista che fornisca una visione politica a lungo termine e che guidi consapevolmente quella lotta in una direzione comunista. Il Partito non è un “governo ombra” e certamente non un altro progetto parlamentare (come sostengono i socialdemocratici e gli stalinisti), ma è lo strumento politico, che emerge dalla lotta di classe stessa, necessario a unire e guidare il movimento per la nostra emancipazione. La Tendenza Comunista Internazionalista ha dedicato sé stessa a far parte di questo partito, per una lotta verso un mondo senza classi né stati, senza sfruttamento e confini, senza carestie e guerre, in cui la libertà di ciascuno sarà condizione per la libertà di tutti.

Tendenza Comunista Internazionalista, Primo maggio 2018
Martedì, May 1, 2018