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Home ›L’ennesimo governo contro la classe lavoratrice - Facciamo un punto
Il governo leghista-stellato conferma ad ogni passo la sua natura anti-proletaria, e si propone come difensore della classe media, un ceto medio che sta pagando anch’esso i costi della crisi e vorrebbe perciò tornare indietro di alcuni anni. Ma il tempo dei soldi facili, delle quote latte, degli imprenditori di sé stessi, del benessere di chi “stava bene” e il tempo della retorica annessa sono finiti. Chi cerca la sua base elettorale nel ceto medio sa che per difenderne gli interessi (o far finta di...) bisogna fare una politica di compromesso col grande capitale e cercare al contempo di scaricare i costi della crisi sulla classe lavoratrice. Il ceto medio è un pigmeo tra due giganti, uno dei quali, il capitale, malmena l’altro, il proletariato che rimane dormiente e diviso. Il pigmeo un po' vorrebbe non essere colpito anche lui, un po' cerca di scaricare i colpi che riceve sui lavoratori, precari, disoccupati peggiorandone le condizioni magari facendo finta di migliorarle, dividendoli ma continuando a sfruttarli.
I rappresentanti di questi ceti al governo sono due: uno più reazionario, uno più liberale, alleati ma in attesa di farsi le scarpe a vicenda. Il governo esprime così la politica reazionaria e liberale del “contratto”, condita dal più spinto dilettantismo (sponda stellata, vedi il disastro Roma) e dal razzismo patriottardo ed egoista, di sponda leghista (ma non dilettante, visto che sono stati al governo per 9 degli ultimi 20 anni).
Dopo essersene “fregati” dell’Europa e delle banche, hanno calato le braghe accettando le direttive della prima (ma strappando un 0,04% di deficit in più. Olè) e il salvataggio delle seconde.
Hanno finito di scrivere e votare la finanziaria un minuto prima di capodanno ed ora in fretta a scrivere i Decreti attuativi, senza però averla letta tutta, l’imperativo è: prendere tempo, rimandare e ridurre le spese, aumentare il controllo e la restrizione legale.
Le elezioni Europee del 26 maggio sono vicine! e quello è l’orizzonte verso il quale navigano leghisti e stellati. Nel frattempo lasciano la loro scia di danni ed oneste malefatte.
Vediamo alcune delle cose che stanno combinando.
Reddito di sudditanza
Si tratta di un piano per la riduzione generalizzata del costo della forza-lavoro e per la sua deportazione (volontaria, s’intende) dove al capitale serve: sgravi fiscali per le imprese che assumono e obbligo di trasferimento con spese a carico dei lavoratori. Oltre a dover lavorare obbligatoriamente 8 ore a settimana per lo Stato e a fare la formazione continua per almeno 18 mesi, il lavoratore deve scegliere una fra tre offerte “congrue” di lavoro entro 100 chilometri, ma se queste non arrivano entro 6 mesi dall’avvio del sussidio, allora l’obbligo estende il suo raggio a 250 chilometri, superati i fatidici 18 mesi dovrà essere accettata qualsiasi proposta su tutto il territorio nazionale.
Il “Reddito” è un integrazione al reddito con importo variabile fino a 500 euro per un singolo e fino a 1000 euro per un nucleo di 3 adulti e due bambini, più un contributo mensile di 280 euro per l’affitto: insomma saranno possibili assegni di “Reddito” anche molto leggeri.
Importante il capitolo “controllo e limiti”: Saranno esclusi dalla misura i possessori di auto e moto di grossa cilindrata, anche vecchie, non fa niente. Vengono introdotte sanzioni penali pesanti per chi lavorerà senza dichiararlo, in nero: la Guardia di Finanza amplia il suo raggio di azione vigilando attraverso il database dell’Agenzia delle Entrate che presiede l’operazione. I prelievi di contanti dalla “Carta Rdc” saranno limitati a 100 euro al mese. Ad impattare con questa misura dovrebbero (dovrebbero) essere circa 4 milioni di lavoratori poveri (1,5 milioni di famiglie), il settore di forza lavoro che il decreto vorrebbe spingere a forza nel mercato del lavoro, a condizioni fortemente penalizzanti. Insomma, se non lavori è colpa tua e devi sottoporti a qualsiasi condizione e dispositivo di controllo. Un po' come accadeva nelle Working House dei primi dell’Ottocento. Previsti piccoli incentivi per le start-up di questi disoccupati, a dimostrazione che se non lavorano la colpa è la loro. Al di là della retorica governista, la criminalizzazione sociale del disoccupato e la ricerca del suo sfruttamento al minimo del salario possibile è la filosofia che ispira il “reddito”. Esclusi dal “reddito” e da “quota 100” i lavoratori non residenti in Italia da almeno di 10 anni continuativi, eppure oltre un terzo dei lavoratori immigrati guadagna meno di 780 euro al mese!
Il “reddito” avrà due risultati certi: 1) ridurrà la disoccupazione nelle statistiche ufficiali; 2) aumenterà il controllo sui poveri spingendoli a vendersi a qualsiasi prezzo, la retorica vorrebbe che questo incrementi la legalità… vedremo.
Pensioni
Nessun adeguamento delle pensioni in essere. “Quota cento” (sperimentale per tre anni) prevederà comunque riduzioni di importo per chi se ne avvarrà (Boeri afferma una perdita del 21% se in pensione a 62 anni e 38 di contributi, invece che a 67). Slittamento fino a 8 anni del percepimento del TFR per i lavoratori pubblici. E qui è il massimo: i lavoratori potranno chiedere in prestito alle BANCHE i propri soldi dovendoci naturalmente pagare sopra gli interessi!
Migliaia di esodati (ancora esistono!) continueranno a non percepire pensione. Permane il taglio del 30% per le donne che con 35 anni di contributi si avvarranno di “opzione donna”.
Rimangono i pensionati con pensione sotto i 780 euro mensili: niente, neanche loro, poco meno di un decimo su 5 milioni vedranno aumenti. “Pensione di cittadinanza” la chiama Di Maio.
Altre due note a margine.
Banche
Con il salvataggio di Carige – prima vittima della riduzione del Quantitative Easing - il Governo dimostra la sua piena continuità con i precedenti per quanto riguarda la tutela del grande capitale a danno dell’erario pubblico.
Scuola
Cavallo di battaglia di Di Maio: il nulla. Tutto come prima, precari compresi, solo un calo degli investimenti (c’è chi parla di 4 miliardi in tre anni).
Decreto sicurezza
Da ottobre il permesso di soggiorno non dà più diritto agli immigrati ad essere inseriti negli anagrafi comunali. La politica di tagli indiscriminati dei fondi agli SPRAR butterà in mezzo alla strada migliaia di immigrati senza altra collocazione, una barbarie. Le Regioni potrebbero finanziarne alcuni, ma sicuramente a discapito della sanità pubblica e degli altri servizi socio-educativo-assistenziali da anni alle corde (mettiamoci il raddoppio della tassa sul non profit).
Aggiungiamoci la penalizzazione delle occupazioni abitative e dei blocchi stradali, che potrà essere esteso… a ogni genere di assembramento.
Conclusione
È un cane che si morde la coda, la crisi si avvita, i lega-stellati cercano di rimanere a cavallo del toro aspettando le elezioni europee: si campa alla giornata badando a fregare e menare i lavoratori, a metterli gli uni contro gli altri, fioriscono provvedimenti penali e restrizioni, viene favorito il grande capitale, si illude il popolino di star facendo una politica a favore dei poveri (principale bacino elettorale stellato) e della piccola borghesia (sopratutto leghista) in attesa della prossima tornata. Questa appare essere la loro strategia.
Lotus, 9 gennaio 2019Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #01-02
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