Prima profitto e potere, poi “gli italiani” e lo “straniero”

Nel mese di aprile si sono svolte in tre diversi quartieri alla periferia di Roma manifestazioni e presidi contro la presenza di famiglie di etnia rom. La protesta più eclatante, ripresa anche dai media nazionali, ha riguardato Torre Maura. Il ruolo politico nelle manifestazioni è stato svolto dai gruppi neofascisti Casapound, Forza Nuova e Azione Frontale, ma alle proteste hanno partecipato attivamente – purtroppo, aggiungiamo noi - diversi residenti del quartiere. Le manifestazioni hanno raccolto anche il consenso di Fratelli d’Italia, oltre al giudizio benevolo della Lega. Al centro delle manifestazioni l’arrivo di alcune famiglie rom in una struttura di accoglienza: circa sessanta persone, la metà costituita da bambini. Sono state messe in piedi barricate per impedire alle famiglie rom di entrare negli edifici, gli operatori che trasportavano i viveri sono stati aggrediti, un’auto del centro è stata incendiata. Dopo le proteste il Comune di Roma ha annunciato il trasferimento dei rom in altre strutture. Il pulmino che li trasportava in uscita è stato preso a calci e pugni, salutato con insulti, saluti romani, sventolio di bandiere tricolore e Inno d’Italia.

Alle manifestazioni di Torre Maura si sono aggiunte nei giorni successivi quelle di Casal Bruciato e Casalotti. A Casal Bruciato parte dei residenti, sempre sostenuti da organizzazioni neofasciste, hanno protestato per cacciare una famiglia rom, legittima assegnataria di un alloggio popolare. Anche in questo caso il risultato è stato purtroppo raggiunto. A Casalotti la protesta, organizzata da Casapound, è stata invece preventiva: contro il possibile arrivo delle famiglie cacciate da Torre Maura. Lo striscione della protesta recitava: “Casalotti dice no, prima gli italiani”.

Le realtà politiche che hanno animato, o assecondato, le proteste hanno sostenuto che nelle manifestazioni non ci fosse razzismo. In periferia, hanno spiegato, si vivono condizioni di sofferenza e degrado, gli abitanti non possono tollerare… anche la presenza dei rom, così come non possono accettare che questi vengono aiutati precedendo “gli italiani”.

Dalle proteste emerge invece, secondo noi, una chiara ideologia razzista. Che la realtà della periferia sia difficile lo sappiamo bene, ma la condizione in quei quartieri era tale già prima dell’arrivo dei rom e resterà inalterata adesso, dopo la cacciata di queste famiglie. Perché i residenti non hanno protestato prima, visto che vivono da sempre condizioni di sofferenza sociale? Perché non protestano contro la precarietà e le disuguaglianze sociali? Queste proteste hanno rappresentato una valvola di sfogo per persone che da anni vanno avanti con difficoltà, tra mille ostacoli, abbandonate a sé stesse, ma nei fatti la loro rabbia si è espressa dando vita ad una protesta di natura meramente razzista. E diciamo questo, ovviamente, con dispiacere. Contro i rom allo slogan “prima gli italiani”, se non è razzismo questo….

Tali manifestazioni sono l’ulteriore conferma del crescere nella società di fenomeni che già più volte abbiamo commentato. Al di là dei neofascisti e delle organizzazioni politiche, si sta man mano diffondendo tra la “gente comune” un sentimento razzista, di intolleranza verso lo “straniero”. È un fenomeno globale. Anche in Italia l’ideologia razzista fa sempre più presa tra le persone. Vero, per adesso si tratta di un razzismo che tra la “gente comune” si esprime perlopiù in modo verbale, durante le chiacchiere da bar, diciamo inoffensivo, non organizzato. Gli episodi di aggressione fisica a stranieri non mancano, purtroppo, ma sono fenomeni riconducibili a gesti di singoli. Le azioni organizzate di matrice chiaramente razzista per adesso sono marginali e si tratta di iniziative animate solo da minoranze politiche. Azioni organizzate contro lo straniero, come le manifestazioni di Torre Maura, che vedono una reale partecipazione “popolare” sono ancora eccezioni.

Premesso ciò, il diffondersi del razzismo anche in Italia è innegabile, significativo e preoccupante. Preoccupante perché, al di là della forma con la quale si esprime, il razzismo è comunque segnale di imbarbarimento sociale, inoltre è una forma ideologica che contribuisce ad ostacolare la presa di coscienza da parte degli sfruttati della realtà delle cose.

Il razzismo infatti viene volutamente veicolato tra le “masse” da formazioni politiche populiste. L’affermazione di partiti populisti nei palazzi del potere è ormai una realtà diffusa nel mondo. Trump e la Lega ne sono due esempi lampanti. Il crescere di forze politiche populiste va a braccio con il diffondersi tra la “gente comune” di quel sentimento razzista latente del quale parlavamo. Il razzismo latente è uno dei punti di forza del populismo. La crisi economica, la precarietà del lavoro, i tagli allo “stato sociale”, i disastri ambientali, le guerre sono questi i fenomeni determinanti per le nostre vite! Creano povertà, morti, malessere sociale, emarginazione. E sono tutti la conseguenza di una società gestita ponendo al centro il profitto, il potere e il lusso di pochi. La guerra tra poveri fa comodo ai ricchi. Padroni e servi politici non vogliono che gli emarginati delle periferie di Roma, così come tutti gli sfruttati, prendano coscienza dell’origine del loro malessere, gettono quindi fumo negli occhi creando un finto nemico, lo straniero, contro il quale far sfogare la rabbia che cova. Per mantenere la pace sociale si alimenta la guerra tra poveri. E dove non arrivano i populisti in giacca e cravatta, il profitto si serve dei neofascisti.

Anche i fenomeni migratori sono la conseguenza di tale sistema barbaro. Per il profitto si combattono le guerre, si distruggono interi territori, si affamano miliardi di persone. Masse di disperati che scappano da situazioni infernali. I flussi di migranti sono gestiti a loro volta sempre in funzione delle necessità del profitto. Dalla legge Turco-Napolitano fino ad arrivare ai giorni nostri la logica che è emersa è sempre stata la stessa. Il permesso di soggiornare in Italia concesso ad un immigrato è vincolato alla possibilità che questo possa generare profitto per un padrone. Viene permessa l’entrata degli immigrati utili al profitto, perché prestano lavoro a basso costo; si concede la presenza anche a fetta di “clandestini”, ancor più ricattabili, perché abbassano ulteriormente il costo del lavoro, si cacciano gli altri perché rappresentano solo un fastidio. La crisi e le guerre generano sempre più una potenziale instabilità sociale e fenomeni migratori, ciò spinge i politici ad irrigidire cinicamente sempre più questa logica.

Lo stesso governo attuale, trainato dalla Lega, gestisce così i flussi migratori. Il Decreto flussi aprirà nel 2019 le porte a 31.000 lavoratori immigrati, calcolati in base alle esigenze padronali: 18.000 per lavoro stagionale, 13.000 per le altre forme di lavoro subordinato. Un semplice e cinico calcolo economico, perché per il profitto il lavoratore, italiano o straniero, diventa come un macchinario, da gestire con calcolo numerico. La divisione reale non è tra “razze” o provenienza geografica ma tra classi sociali, tra chi sfrutta e chi viene sfruttato, tra chi in un sistema economico basato sul profitto si arricchisce e chi ne subisce invece le drammatiche conseguenze. Rigettiamo allora la guerra tra poveri e dirigiamo la rabbia contro il sistema del profitto.

NZ
Mercoledì, May 1, 2019

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.