Vecchie ricette per problemi che si aggravano

Il quadro economico generale è tragico. Si annaspa nell’immediato, ipotecando il futuro, sotto il peso di un sistema che agonizza, passando da una crisi all’altra. I vari governi tentano disperatamente di sostenere i profitti delle imprese, ridotti ad amministrare la “decrescita” con mediazioni a totale danno dei proletari: un inarrestabile declino del capitalismo. Da segnalare una notizia accuratamente trascurata dai media: la Banca d’Italia ha trasferito al Tesoro circa 6 miliardi di euro. Si tratta di utili che la Banca ha messo in cassa dopo aver acquistato circa 300 miliardi di Btp dai quali, appunto, ha ricavato quei 6 miliardi di interessi. Li aveva pagati lo Stato, il quale ora se li riprende, in sordina. E la Banca d’Italia allontana l’idea di chi pensa di metter le mani sulla montagna di lingotti d’oro accumulati nei suoi forzieri…

Nel variegato gregge che raccoglie la categoria degli intellettuali, con pretese più o meno “organiche”, ci si masturba le menti (?) attorno al tema della necessità di una “politica redistributiva”. Qualcuno osa accennare ad un “nuovo modo di produrre”, non meglio specificato se non aggrappandosi ad una “responsabilità fiscale”. Tocco magico che dovrebbe avviare una “politica d’espansione” e benessere per tutti, riducendo le tasse ai ricchi (flat tax)!

Rimane il problema della “piena occupazione”. Certamente, oggi la “economia è cambiata”, L’imperativo è la “produttività”, vedi la «rivoluzione 4.0» con il diffondersi della intelligenza artificiale e della “robotizzazione redistributiva”: i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri, diceva il vecchia Marx. Ed ecco il “colpo di genio”: “una politica redistributiva” dopo che “la proprietà dei robot sia condivisa in modi (sempre capitalistici, s’intende – ndr) di partecipazione produttiva”. Intanto noi, poveri mortali, siamo invitati a reclamare aumenti delle spese in ricerca e sviluppo per “investimenti che inventino nuovi lavori”…

Prima che l’ordine sociale si rompa, si canta il ritornello di un “reddito di base finanziato dalla redistribuzione fiscale”. Peccato che il fine ultimo sia pur sempre quello di conservare il sistema capitalista: nessuno deve minimamente pensare a non trasformare i prodotti del lavoro in merci scambiabili soltanto con la mediazione del denaro. Quel denaro che poi alimenta la “vertigine” collettiva dominata dalla illusione borghese di “fare soldi senza la mediazione del processo di produzione” (Marx, Il capitale).

I 5Stelle si vantano di “creare uno Stato etico, un’economia etica, un’eguaglianza tra i cittadini…” (D.Toninelli a Radio 24). Si cambiano le etichette e così si regola la “società civile”. Ecco la volontà (e “razionalità”) popolare che piace al capitale… Disposto a riconoscere un pieno diritto al lavoro a quei cittadini che trovandosi in difficoltà per la “mala sorte” che li ha colpiti, dimostreranno di guadagnarsi il diritto ad “un’esistenza libera e dignitosa” (art. 36 della Costituzione) con l’accettazione di un lavoro qualsiasi, anche se con allontanamento (qualche centinaio di km) dalla famiglia e dalla regione (1). A trovare fantasiose offerte di “lavoro” ci sarebbero gli appositi “navigator”, magari in aree dove il capitale è in attesa di poter “sviluppare” e costruire un “futuro sereno” per loro. Altro che rapporto conflittuale fra capitale e lavoro! Un po’ di “pazienza” e staremo meglio tutti. Non solo, ma “la povertà sarà sconfitta per sempre”…

In attesa - “paziente”, va da sé - di quell'epoca dorata, si allarga il “fenomeno” dei working poors: si parla (Eurostat e Fraser Institute) di oltre il 12% dei lavoratori in Italia e di quasi il 10% in Europa). Quanto ai salari il loro livello risulta (in Italia e Gran Bretagna) inferiore a quello di dieci anni fa… D’altra parte, se si vuole competere sui mercati internazionali bisogna tagliare i costi di produzione delle merci, cominciando da quello del lavoro salariato. E riguardo ai più fortunati, accettare qualche “privazione” è un obbligo e un dovere, isolando quelle “teste calde” (“delinquenti, infami e criminali” li definisce Salvini) che osano anche solo pensare a ciò che ogni abitante del globo terrestre potrebbe oggi godere! Si entra allora in quella “povertà assoluta” che diventa un “fenomeno” da tutti (sottovoce) ammesso. Lo spaccio di illusioni dei ciarlatani borghesi non può cancellare una realtà sempre più dura per il mondo del lavoro (e non lavoro) salariato.

DC

(1) Quando – raramente – stampa e Tv sbandierano un microscopico aumento dell’occupazione, si tratta di lavori a orario ridotto ed a carattere discontinuo. Rispetto a una decina di anni fa, gli occupati (a tempo pieno) sono calati di circa 900mila unità; solo quelli a tempo parziale sono da allora aumentati di circa un milione e mezzo. Da notare che si tratta di “lavori improduttivi di plusvalore”, nei settori alberghiero, ristorazione, servizi alle imprese e alle famiglie, assistenza. Ci informano inoltre , che ufficialmente “in Italia lo stipendio mediano dei giovani under 30, al primo impiego, si attesta sugli 830 euro netti al mese”… Per il Governo giallo-verde (e per la Confindustria) sarebbe una “congrua offerta di lavoro”, cioè un salario minimo sottratto alla contrattazione sindacale nazionale… pari a 5 euro l’ora! La “sinistra” che amoreggia col capitale, la chiama – in termini monetari – una “devalorizzazione del lavoro che disincentiva gli investimenti”. E qui si invocano quelli “pubblici” per infrastrutture, ricerca, innovazione e formazione per “favorire” quanto più possibile (rendendolo più “profittevole”) il capitalismo privato!

Venerdì, May 1, 2020

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.