Elementi di riflessione su coronavirus e dintorni

1. Emergenza sanitaria

Al netto degli aspetti prettamente epidemiologici, nei quali non entriamo, emerge con forza che il sistema sanitario è, fin dai primi momenti, al collasso. Solo negli ultimi dieci anni ci sono stati oltre 37 miliardi di euro di tagli, oltre 70.000 posti letto in meno etc. Tutto questo ha avuto due risultanti fondamentali: il primo è che i presidi territoriali sono insufficienti e già da tempo stanno aumentando una serie di patologie che, invece, potrebbero essere limitate con una buona e capillare azione di prevenzione, controllo e cura medica. In quest’ultimo decennio di crisi, nel quale è crollato il potere d’acquisto delle famiglie, una delle prime spese ad essere stata tagliata è proprio la spesa sanitaria pro-capite.

Una situazione drammatica, quella della sanità italiana, nella quale l’esasperazione della “clientela” è la miccia che innesca le sempre più frequenti aggressioni alle ambulanze e al personale sanitario. Cosa potrebbe succedere, da questo punto di vista, qualora si palesasse l’incapacità di un sistema sanitario così rimaneggiato di far fronte a una crescente emergenza?

Il secondo risultato è che non c’è personale medico sufficiente per far fronte all’emergenza, così alla già da tempo denunciata scarsità di medici specializzati in ospedale, che non vengono assunti perché “costano troppo”, si affianca la scarsità di personale che si palesa con forza in un’emergenza come questa. Emerge poi il dramma del precariato nella sanità e nella ricerca. Un esempio su tutti: le tre ricercatrici dello Spallanzani che hanno isolato il virus italiano sono tutte e tre precarie.

2. Crisi economica

Lungi dal rappresentare il reale motivo della crisi mondiale che potrebbe drammaticamente aggravarsi (in realtà quella del 2008 non si è ancora chiusa), il coronavirus peserà parecchio sul PIL cinese, italiano, europeo, mondiale per l’anno 2020. Se già da tempo i dati sull’indebitamento globale, la fatica a riprendersi della produzione industriale, l’inefficacia sostanziale del Quantitative Easing, gli scarsi incrementi del PIL etc. lasciavano da più parti presagire una difficoltà complessiva dell’economia, una crisi che non passava ed una nuova e più devastante crisi già prossima, il coronavirus potrebbe rappresentare la goccia che fa traboccare il vaso di un sistema capitalista con sempre più accentuate difficoltà di valorizzazione. Staremo a vedere nei prossimi mesi cosa succederà. Nel frattempo le previsioni economiche (e siamo solo a marzo e a poche settimane dall’inizio dell’epidemia) sostengono che questa emergenza distruggerà da uno a tre punti di PIL, il che, quanto meno, giustificherà la solita, pesante, finanziaria, pagata dai soliti lavoratori. In parallelo la flessione dei flussi commerciali nazionali ed esteri di imprese e commercianti verranno fatti pagare ai “loro” lavoratori in termini di riduzione salariale e peggioramento delle condizioni contrattuali.

3. Panico-speculazione-panico

Con i telegiornali e tutti i mass-media che non hanno parlato di altro, dimostrando la potenza di fuoco immensa che può avere l’ideologia dominante quando decide di veicolare un particolare messaggio, l’intera popolazione italiana è andata in un momento nel panico. Ma il panico è funzionale tanto al controllo sociale, quanto alla speculazione economica, sempre in agguato. È in tale situazione di emergenza che gli speculatori si sono gettati come squali sul banco di merluzzi per cogliere ogni minima occasione per fare sovra profitti: boom di Amuchina e mascherine, l’industria farmaceutica e del materiale sanitario ha visto numerosi e significativi picchi speculativi mentre i supermercati venivano presi d’assalto. Tanto di ringraziamento da parte di tali avvoltoi all’enfasi data dai media che ha terrorizzato la popolazione. Ma la speculazione non si arresta qui. Sono decine di miliardi gli euro già bruciati nella sola borsa di Milano in questi giorni, ancora una volta l’occasione è colta per far pagare almeno un pezzo del costo della crisi al popolino pronto ad essere terrorizzato e ai risparmiatori piccoli e medi che ad ogni tornata della crisi vedono volatilizzarsi parte dei loro risparmi.

4. Controllo sociale

Come in Cina così in Italia e ovunque il virus vada diffondendosi, questa emergenza rappresenta un banco di prova per la capacità di intervento dello Stato. Lungi dall’essere un fattore immobile, il potere dello stato, la sua capacità di controllare e reagire ai fenomeni sociali è il prodotto di complesse dinamiche umane e storiche. Le gravi emergenze sono un banco di prova attraverso il quale lo Stato incrementa la sua capacità di centralizzazione, controllo e disciplinamento della popolazione. La scala globale dell’emergenza “corona” non fa che riproporre tale dinamica su di una dimensione ancora più vasta. È qui che lo Stato testa le sue capacità della sua macchina di centralizzare il controllo dei flussi della popolazione, limitazione degli accessi, gestione sociale dell’emergenza etc. Oggi per contenere il virus, domani... per ciò che accadrà. Lo Stato, i suoi membri borghesi, sanno infatti che il sistema va incontro a future sciagure di carattere sempre più devastante e imprevedibile ( crisi economiche, guerre miseria, migrazioni, fame, sete, devastazione ambientale, disastri climatici, epidemie, finanche sommosse…), ogni nuovo passaggio emergenziale viene così vissuto anche, e non potrebbe essere diversamente, come un possibile test per verificare e potenziare la sua capacità di azione (e per noi marxisti lo Stato non è altro che lo strumento dell’oppressione di una classe da parte di un altra). Tutto questo al netto dei possibili contrasti che le misure prese possono produrre su diversi settori della borghesia e dei politicanti che le rappresentano, in questo caso particolare, per esempio, la destra che cerca di cavalcare la situazione chiedendo l’erogazione di decine di miliardi (che sanno benissimo nessuno metterà mai a disposizione) per il sostegno a imprese e famiglie. Intanto, dal governo è stato deciso il divieto degli scioperi di alcune categorie, programmati da tempo per questo mese, e quello del 9 marzo di “Non una di meno”, tirando fuori dai cassetti una normativa anti-sciopero, in vigore da molto tempo, per le emergenze varie...

5. Il pianeta e l’umanità sono malati

Il coronavirus non è che l’ultimo segnale di allarme in ordine di tempo. Il pianeta e l’umanità sono ammalati di una malattia ben più grande e più grave del virus, una malattia che affonda i suoi tentacoli negli stessi meccanismi produttivi, determinandoli, che avvelena le relazioni sociali mercificandole, che devasta e rende marcescente ogni cosa incontri sul suo cammino, pur di realizzare la sua sostanza vitale: il profitto. Questa malattia si chiama capitalismo, il pianeta e l’umanità sono ammalati di capitalismo senescente e il coronavirus non è che l’ultima sua manifestazione sintomatica. Questo, come tutti gli altri sintomi del malessere planetario, ambientale, umano, sociale, vanno rivolti contro la malattia stessa per denunciarne la sua dannosità.

6. La cura esiste

Per questo virus, come per tutti gli altri disastri che la malattia-capitalismo ha prodotto, produce oggi e, ancora peggio, produrrà in futuro. La cura non è immediata e definitiva, sia chiaro, ma è una cura che pone le premesse minime per affrontare le emergenze ambientali, umane, sociali che il capitalismo lascerà in eredità alla società che lo sostituirà. Il comunismo è la cura contro questo male. Ma non si tratta di una cura miracolosa che libererà come per magia l’umanità e il pianeta dai molti guai che lo affliggono, no. La cura comunista funziona in modo diverso: liberando l’umanità dalla schiavitù del profitto. Una volta che gli esseri umani associati non produrranno più per realizzare il profitto di pochi, ma solo per soddisfare i bisogni di tutti, allora cambierà anche il modo di affrontare i problemi. Mettendo al centro il benessere umano e ambientale, le produzioni nocive verranno abbandonate, grandi risorse verranno destinate alla bonifica degli ambienti inquinati, gli esseri umani associati potranno affrontare le differenti problematiche per ciò che realmente e concretamente implicano, e non più, maledettamente, come avviene oggi, per l’impatto che esse possono avere su PIL, equilibri imperialisti, valorizzazione di capitale.

La nostra cura garantisce il suo funzionamento perché implica un cambiamento radicale del punto di vista e delle relazioni economiche e sociali, esattamente ciò di cui ha oggi bisogno questo pianeta e questa umanità così drammaticamente ammalati di capitalismo.

Martedì, March 3, 2020

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.