Il dominio della menzogna

L'ideologia dominante si avvale dei media per seminare panico e favorire l'affermarsi di un regime autoritario

Come fare ad affermare politiche autoritarie e guerrafondaie che la popolazione normalmente non sarebbe disposta ad accettare? Come convincere i lavoratori e gli sfruttati in genere che, affichè la società si autoconservi, devono rinunciare alle più elementari libertà, accettare maggiore sfruttamento, precarietà e licenziamenti?

Sono questi interrogativi che la classe dominante normalmente si pone, a maggior ragione nel momento attuale, caratterizzato dal palesarsi di una crisi economica senza fondo. La deriva autoritaria si sta sviluppando in fretta, per legittimarla la classe dominante attinge a piene mani dalle esperienze storiche passate, attraverso i suoi teorici, opinionisti, uomini di cultura e giornalisti forgia l'ideologia che - in larghissima parte per mezzo dei media ormai onnipresenti - diventa l'ideologia dominante: la falsa coscienza attraverso la quale i “cittadini” rielaborano il proprio vissuto. Il risultato è che la realtà non viene letta per ciò che è, ma viene percepita in forma mediata, attraverso una prospettiva funzionale ai disegni della classe dominante. La realtà scompare, la menzogna rimane ed è questa che ci rende assolutamente desiderabile rinunciare alle libertà, legittimare le guerre, dare la caccia al più debole.

Esclamava un tale: “È vero! Lo ha detto la televisione!”, e la televisione, come internet, i giornali etc. da tempo vanno di campagna mediatica in campagna mediatica, allo scopo di generare panico e quindi consenso intorno all'autorità costituita.

L'undici settembre 2001 avvenne l'attentato terroristico del secolo. Milioni di persone in tutto il globo videro crollare dinnanzi ai propri occhi le Torri Gemelle: l'opinione pubblica mondiale cambiò, la guerra in Afghanistan da pericolo divenne una necessità. Come in un fumetto degli anni '70 si apriva la caccia al cattivo, anche a costo di bombardare una nazione intera. Poco importò che la dinamica degli attentati presentasse pesantissime ombre mai chiarite (la pubblicistica sull'argomento è sterminata). Nulla di nuovo.

Furono gli altrettanto oscuri affondamento del Lusitania e Pearl Harbor a convincere la popolazione americana ad entrare nelle due Guerre Mondiali.

Un anno e mezzo dopo le Due Torri, Bush aveva in mano le prove che Saddam Hussein era in possesso di armi di distruzione di massa, i media pilotarono la notizia. Pochi anni dopo venne fuori che le armi di distruzione di massa non esistevano. L'obiettivo “Guerra in Iraq” era comunque raggiunto.

Esemplare campagna di panico, e a favore delle ditte farmaceutiche, è stata, poi, quella dell'influenza aviaria la quale ha seminato nel mondo, dal 2003, ben... 256 casi mortali (Oms febbraio 2009), ma migliaia di ore di trasmissioni.

Riducendo la scala al Bel Paese lo schemino non cambia, si pensi solamente che Travaglio nel 2006 ha scritto un libro, “La scomparsa dei fatti”, nel quale viene documentata la scomparsa dai media di decine e decine di notizie molto rilevanti relative a processi e scandali che hanno coinvolto l'intera classe dirigente negli ultimi tempi. Ultimo in ordine di apparizione è stato la scomparsa del fatto che - nel processo fondi neri All Iberian e corruzione Guardia di Finanza - Berlusconi, il corruttore, grazie al lodo Alfano è stato assolto mentre l'avvocato Mills, il corrotto, è stato condannato a 4 anni e 6 mesi.

È emblematico come questa scomparsa sia stata resa possibile dalla tempestiva dimissione di Veltroni dalla guida del PD, dimissione che, come manna dal cielo, ha attirato tutta l'attenzione mediatica lasciando nell'ombra la clamorosa assoluzione.

Ma le menzogne migliori sono quelli che stravolgono i fatti al fine di seminare panico e quindi legittimare la svolta autoritaria: 31 agosto 2008, prima giornata di campionato, il Corriere della sera, come tutti i giornali e telegiornali nazionali, titola: “I supporter azzurri diretti nella Capitale «sfrattano» i passeggeri. Quattro dipendenti delle Fs contusi, 500 mila euro di danni alle carrozze”. Inchieste successive (RaiNews24) dimostrano che non era vero nulla, la campagna pro-panico era comunque entrata in tutte le case, in ballo era la linea della “tolleranza zero” del Ministro dell'Interno Maroni... e chi non è disposto ad essere più controllato, se questo serve a limitare tali atti di teppismo?

Le prime pagine dedicate ai morti sul lavoro di novembre e dicembre, a fine gennaio, hanno lasciato lo spazio alle violenze sessuali, preferibilmente di gruppo e da parte di immigrati romeni. Solo 6 violentatori su 10 sono italiani, tuona il Viminale, il terrore serpeggia, si discutono i criteri attuativi del pacchetto sicurezza (luglio '08), si sviluppa il fenomeno delle ronde. Lungi da noi minimizzare questa piaga infame, ma il problema è: dove avvengono le violenze sessuali?

Dai dati raccolti dall'Istat nel 2006 emerge che il 69,7% degli stupri è stata opera del partner, il 17,4% di un conoscente. Solo il 6,2% è stato opera di estranei. La famiglia - italiana o immigrata - è la prima causa di violenza sulle donne. Ogni anno più di 120 donne muoiono per mano del loro partner. Cosa c'entrano allora le ronde e le politiche di repressione territoriale preventiva? Non sarebbe forse il caso di mettere all'indice la famiglia?

Ma la legislazione non deve solamente aumentare il controllo sugli individui e sul territorio, deve anche stroncarne la possibilità di lottare, specie se questi individui appartengono alla classe lavoratrice. Così l'approvazione della leggi anti-sciopero di Sacconi sono accompagnate da lunghe campagne legate ai disagi creati dagli scioperi, come i lavoratori Alitalia che bloccavano decine di voli al giorno, campagne che non consideravano e non considerano minimamente la causa reale degli scioperi - lo sfruttamento ed il rischio di perdere il lavoro - ne', nel caso Alitalia, che erano spesso i dirigenti a non far partire i voli per risparmiare sui costi, ne' un altro dato emblematico e fondamentale: non esiste un reale problema legato a troppi scioperi. Dati Istat e Ministero dell'Economia alla mano, la media di ore di sciopero all'anno è passata (vedi tabella) dalle 5 ore e ¾ a lavoratore del 1978-82 ai soli 20 minuti del 2003-07.

Anni Media occupati (mln) Media ore sciopero (mln) ore sciopero per occupato
1978-1982 20,2 118,6 5,8
1983-1987 20,5 51,5 2.5
1988-1992 21,2 26,2 1.2
1993-1997 20,2 15,1 0.7
1998-2002 21,1 11,6 0.5
2003-2007 22,6 6,9 0.3
Ore di sciopero - Dati Istat e Ministero dell'Economia e della Finanza

Ma il crollo delle ore di sciopero ai padroni non basta, loro lo sanno bene che con la crisi aumenterà la disperazione sociale e quindi giocano d'anticipo, seminano panico e menzogne, attuano la repressione preventiva, sviluppano politiche autoritarie parafasciste.

I media pervadono ormai ogni momento della nostra vita, una vita sempre più isolata e idealmente lontana da chi vive le nostre medesime condizioni sociali, è per questo che le menzogne del capitale possono essere rovesciate solamento ristabilendo una verità di classe, una verità che si afferma nelle lotte collettive, nel confronto, nell'elaborazione del progetto del rovesciamento della attuale società.

Lotus

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.