L'incubo nucleare - Che cos'è l'energia nucleare

Da un’opuscolo pubblicato nel 1986 a seguito del disastro di Chernobyl

È l'energia che si sprigiona dalla spaccatura - ossia dalla fissione - del nucleo di taluni atomi pesanti come l'uranio. Quando il nucleo di questi atomi viene colpito da un neutrone si spacca liberando altri neutroni e una notevole quantità di calore. Da un chilo di uranio si sviluppa la stessa energia di 2 milioni e mezzo di chili di carbone: tale dato dà un'idea dell'ordine di grandezza del calore prodotto.

Per essere sfruttata però la fissione deve ripetersi per un enorme numero di nuclei dando origine alla cosiddetta "reazione a catena".

Lasciando continuare la reazione a catena si hanno i ben noti effetti distruttivi della bomba atomica; controllando invece la velocità di fissione si può sfruttare l'energia prodotta.

Ciò avviene nei reattori nucleari. In essi si fa in modo che l'eccesso di neutroni sia moderato, cioè assorbito da materiale non fissile. L'energia ottenuta in tal modo si presenta sotto forma di calore e, utilizzandola per produrre vapore, la si può trasformare in energia meccanica e infine in elettricità.

Lo studio della fissione dell'atomo inizia con l'opera del fisico austriaco Wolfgang Pauli che nel 1930 ipotizzò l'esistenza del neutrino, cioè una particella invisibile e senza carica. Nel 1932 si acquisisce, con le esperienze di Chadwich, l'esistenza del neutrone: nell'atomo, circondato da elettroni che si muovono intorno ad esso, vi è un nucleo centrale composto da neutroni e protoni.

L'ungherese Leo Szilard immaginò la possibilità di ottenere energia spaccando l'atomo; aveva cioè intuito l'enorme energia che si sarebbe sprigionata quando le particelle separate non fossero più gli elettroni ma proprio quelle del nucleo stesso. Si cominciava nel contempo anche ad intuire lo sviluppo della famosa "potenza incontrollata".

La scoperta della fissione nucleare è del 22 dicembre 1938. Da lì a poco sarebbe scoppiata la II Guerra Mondiale e si sarebbe avuta la possibilità concreta di costruire una spaventosa arma, la cosiddetta "arma totale".

Ci riuscirono per primi gli Stati Uniti (che si preoccuparono ben presto di sperimentarla sganciando le terribili bombe su Hiroshima e Nagasaki) dopo che il fisico italiano Enrico Fermi aveva annunciato al mondo che la "reazione a catena" era stata finalmente innescata.

Era stato lui a scoprire come si può utilizzare in pratica l'energia di fissione attraverso il rallentamento dei neutroni (solo se i neutroni hanno una velocità sufficientemente bassa la probabilità di innescare una fissione è sufficientemente alta; ogni fissione non solo spacca in due l'atomo, ma libera anche 2, 3, 4 neutroni che a loro volta possono, come dei proiettili, fissionare altri nuclei sino ad innescare la reazione a catena).

L'energia nucleare nasce a fini esclusivamente bellici. Dal 1942 al 1945 negli USA fu condotto il "Progetto Manhattan" per la messa a punto degli ordigni atomici. Ad un solo anno da Hiroshima, nel 1946, anche la scuola di fisica russa guidata da Kurchatov e Sacharov riesce a costruire la bomba atomica; e con la bomba atomica si è aperta l'era dell'atomo, l'era della "potenza incontrollata".

L'atomo di "pace"

Dopo la bomba atomica e lo choc da essa provocato sull'opinione pubblica mondiale, il capitalismo tenta l'utilizzo "pacifico" dell'energia nucleare. Il passaggio viene effettuato con gradualità.

Si comincia a studiare la possibilità di utilizzarla come strumento di propulsione. Nascono i primi reattori nucleari per la propulsione dei sommergibili e delle portaerei. Inizia la fase della commercializzazione del nucleare. Si intravede le possibilità di creare vastissimi mercati e immensi profitti capitalistici derivanti dall'energia nucleare utilizzata a scopi civili. Nasce un nuovo mercato che trarrà grandi benefici economici, realizzando una ricaduta tecnologica dalle enormi spese militari per il nucleare. Per arrivare al primo utilizzo pacifico del nucleare bisognerà però aspettare il 1956, anno in cui verrà costruita a Shippinport negli USA la prima centrale.

È molto interessante notare come l'energia nucleare civile venga sviluppata nel mentre prevale, nei paesi industrializzati, l'utilizzo del carbone e si preannunci la svolta legata al petrolio, quando cioè non ci si poneva minimamente il problema dell'esauribilità delle riserve petrolifere naturali né quello dei costi dello stesso petrolio che all'epoca erano veramente irrisori.

Allora perché si è fatta una tale scelta? Per vari motivi. C'è il motivo della ricerca del massimo profitto che è un motivo connaturato all'essere del modo capitalistico di produzione; v'è poi la necessità dell'espansione della "ricerca scientifica", dell'utilizzo delle tecnologie convenzionali da intrecciare con quella nuleare derivata e strettamente connessa al settore militare.

Tutti i paesi (Stati Uniti, URSS, Gran Bretagna e successivamente la Francia) che si sono dotati di armi nucleari, compenseranno i costi con la commercializzazione dell'innovazione tecnologica, facendo pressione sul le loro aree di influenza politica e commerciale.

Le prime tecnologie commercializzate deriveranno direttamente dal nucleare militare che utilizza l'uranio arricchito, cioè con l'aumento della concentrazione dei nuclei fissili usando l'acqua come moderatore. Ciò deriva dalla bomba che si realizza portando la presenza di uranio 235 dallo 0.7 fino al 90 per cento.

In seguito, alla fine degli anni 1950, vengono lanciati sui mercati. internazionali i reattori americani. Compaiono i colossi del settore come la General Electric, la Westinghouse, la Babcock & Wilcox. In seguito verranno commercializzati i reattori sovietici ed inglesi.

I predicati "vantaggi" del nucleare

L'energia nucleare è stata decantata come una energia "pulita" che presenta sensibili vantaggi in termini di inquinamento atmosferico e di pianificazione territoriale. Le emissioni radioattive si potrebbero in teoria contenere a livelli "molto bassi". A livello di utilizzazione del terreno, l'estrazione del carbone a cielo aperto richiede una superficie 85 volte maggiore che l'estrazione dei materiali uraniferi necessari per produrre la stessa energia elettrica che produrrebbe il carbone; pertanto la devastazione e il degrado del suolo verrebbero drasticamente contenuti: in effetti l'estrazione del carbone crea sovente irreversibili processi di degrado territoriale poiché la bonifica del terreno si renderebbe alquanto costosa. Un sistema come quello capitalistico non ha interessi al di fuori del profitto immediato; ecco perché tutte le cave, una volta esaurite, non sono mai state bonificate (salvo casi rarissimi e con risultati modestissimi).

Uno dei tanto decantati vantaggi del nucleare è legato al futuro dei cosiddetti reattori autofertilizzanti che riescono a produrre più combustibile di quanto non ne consumino (il famigerato Superphoenix installato in Francia è di questo tipo). Ciò consentirebbe di allungare di molte migliaia di anni la nostra disponibilità di energia evitando il rischio di rimanere "a secco". Il discorso si presenterebbe estremamente interessante se non fosse di una estrema pericolosità e saldato a scelte politiche di dubbia imparzialità.

Altre forme di energia, come vedremo, inesauribili perchè rinnovabili, sono in antitesi alla sostanza del modo di produrre e di consumare del sistema economico capitalistico.

Altro "vantaggio" consisterebbe invece nell'evitare completamente il problema della modificazione del clima su scala mondiale imposto dall'uso dei combustibili fossili. Ciò è vero, ma solo perché non si è voluto perfezionare il sistema di bruciare carbone o altri tipi di combustibili in maniera pulita (cosa possibilissima ma in contrasto con lo spirito capitalistico) . Ecco perché l'uso intensivo del carbone nei decenni scorsi stava trasformando il pianeta Terra in un immenso deposito di fuliggine e di smog. Ecco spiegati i fenomeni letali legati alla cosiddetta "inversione termica" che solo a Londra, nel giro di pochissimi giorni, ha causato più di 4 mila morti.

Ma è poi vero che l'energia nucleare non è inquinante? Lo vedremo più avanti. Possiamo anticipare che se è vero che limita i rischi suesposti, è altrettanto vero che è in grado di produrre altre forme di inquinamento decisamente e in assoluto più pericolose di qualunque altra.