L'incubo nucleare - Premessa

Da un'opuscolo pubblicato nel 1986 a seguito del disastro di Chernobyl

L'incidente di Chernobyl e il conseguente fall-out sui paesi europei ha riproposto all'attenzione dell'opinione pubblica il problema gravissimo dell'inquinamento radioattivo e, soprattutto, l'interrogativo verso quale futuro ci stiamo avviando.

Malgrado un grande senso di disagio e frustrazione, tutto sembrerebbe legato alla pura fatalità nei confronti della quale saremmo impotenti e nient'altro potremmo fare se non sperare che non abbiano mai più a ripetersi incidenti come quelli di Chernobyl o quello che per un pelo ha evitato la catastrofe, di Three Mile Island (USA).

Bisogna invece denunciare e gridare a piena voce che esistono responsabilità precise, direttamente identificabili nel capitalismo, nella società che ha espresso e non poteva non esprimere, nella sua logica criminale ed aberrante.

Al di là delle campagne propagandistiche, l'opzione nucleare, con i suoi disastri sull'umanità, è dettata da considerazioni economiche e politiche del capitale, ossia delle potenze imperialiste che nulla hanno a che fare e a che vedere cori gli interessi della collettività umana. Migliaia di esperimenti nucleari nell'atmosfera e nel sottosuolo hanno rilasciato una enorme massa di elementi radioattivi che hanno innalzato il cosiddetto "fondo di radioattività naturale".

Poi è arrivato l'impulso alla costruzione delle centrali nucleari a scopi "civili" che hanno completato l'opera portando ad un aumento considerevole dell'incidenza dei tumori nel mondo.

Nata dalla ricerca militare, la scelta nucleare a scopi "pacifici" ha incredibilmente innalzato la soglia dei rischi per la salute dell'intera umanità. Tutto veniva giustificato per fronteggiare la "crisi petrolifera", per prevenire il black-out annunciato per il prossimo futuro. Inoltre, ma era solo propaganda, il nucleare sarebbe stato, nei confronti di altre fonti energetiche, assolutamente competitivo. Paradossalmente (oggi soprattutto) il costo della produzione dell'energia elettrica dal nucleare è di gran lunga superiore all'energia ricavata dal petrolio.

La verità è che la scelta nucleare avrebbe consentito un ritorno al "militare" da cui era stato originato. Alla borghesia preme possedere tecnologie strategiche convertibili in potenza militare per sorreggere meglio la sua politica imperialista.

Non è un caso che la Nato mantenga l'opzione di "First Use", cioè la previsione di rispondere con attacchi nucleari ad attacchi convenzionali dell'avversario, secondo strategie di risposta nucleare "flessibili" e di guerra nucleare limitata.

I fronti contrapposti nei quali il potere capitalistico è articolato non pensano neanche lontanamente ai problemi che si affacciano alla specie umana, né, tanto meno, alle possibili soluzioni.

La borghesia imperialista pensa a risolvere i suoi problemi immediati; ciò è vero tanto ad Occidente col fronte capeggiato dagli USA, tanto ad Oriente con quello invece guidato dall'URSS.

Alle proteste di chi si preoccupa della pericolosa tendenza messa in atto, e che il problema nucleare ha enormemente aggravato, la borghesia risponde opponendo i suoi calcoli politici, economici e strategico-militari. Ciò porta ad una conclusione: ai piani di questa classe, che tendono all'imbarbarimento e alle più inquietanti prospettive di morte, non ci si può opporre che contestando alla borghesia il diritto e dirigere il mondo e le sorti dell'umanità.

La società capitalistica, portatrice delle suddette tendenze, deve essere rivoluzionata, deve essere superata per ricostruire una società su basi umane. Il movimento di lotta al nucleare deve tener conto di questo: non esiste lotta contro il rischio atomico che non debba essere, contemporaneamente, lotta contro il capitale che lo genera e, quindi, contro i suoi stati sia dell'Est che dell'Ovest.

La lotta al nucleare deve essere un momento della più complessiva lotta anticapitalista, per l'abbattimento dell'attuale modo di produzione e le sue istituzioni. Ricordiamoci che accanto al rischio nucleare il capitalismo ci offre una infinità. di altri rischi per l'umanità e per la natura, con danni spesso irreversibili; ricordiamoci di Seveso, di Bophal in India, dell'uso criminale dei pesticidi, della deozonizzazione dell'atmosfera, della stato di degrado del territorio, devastato dalle più selvagge speculazioni ecc. ecc. (si potrebbe continuare per moltissimo tempo).

Di fronte a tutto questo c'è ancora chi si illude di poter patteggiare con lo Stato borghese le scelte economiche e politiche generali che la borghesia attua in danno ad intere popolazioni. Chi illude e si illude che il problema sia quello di una maggiore o minore democrazia non è contro il nucleare né, tanto meno, per la reale difesa dell'ambiente.

Noi internazionalisti siamo contro il nucleare; siamo contro l'uso capitalistico della scienza. Noi ci battiamo perché alle scelte della borghesia contro l'umanità si opponga la lotta del proletariato per una società basata sul reale interesse collettivo.

Si pone la necessità di una precisa caratterizzazione classista del movimento di lotta al nucleare, per superare lo stadio interclassista e piccolo-borghese in cui lo stesso è da sempre imbrigliato.

Bisogna volgere le energie al risveglio delle lotte proletarie. Fuori dalla strategia della classe operaia, fuori dai programma comunista rivoluzionario, si rimane all'interno della logica capitalistica che, a parole (e magari in perfetta buona fede) si dice di voler con testare e combattere.

È allo sviluppo di tali temi e problemi che il presente opuscolo tenta di dare il suo modesto contributo.

Partito Comunista Internazionalista - Battaglia Comunista