Guerre e petrolio nel Caucaso

Due documenti chiariscono il ruolo imperialistico giocato dagli Stati Uniti nella regione del mar Caspio

Lo scorso mese di aprile si è svolto ad Almaty, in Kazakistan, un importante incontro organizzato dal "World Economic Forum", (quello che organizza Davos), durante il quale si è discusso del futuro dell'intera area caucasica. Durante i tre giorni della conferenza il presidente del forum, Klaus Schwab, ha ribadito che lo sviluppo economico dell'intera area del mar Caspio impone una maggiore apertura dei singoli paesi ai mercati internazionali; si è sottolineato come per gli stati dell'ex Unione sovietica è di vitale importanza coordinare le loro strategie economiche e politiche per potersi inserire nei circuiti della globalizzazione del capitale.

La disgregazione dell'Unione Sovietica se da un lato ha potenzialmente favorito l'inserimento dei paesi caucasici nei mercati mondiali, dall'altro ha rotto i legami economici e politici che in passato garantivano la libera circolazione delle merci e dei capitali tra i paesi dell'area. In chiusura dei lavori della conferenza, il presidente Schwab ha dichiarato che la marginalizzazione si può evitare saldando i legami regionali, "Regionalizzazione e globalizzazione vanno di pari passo e le aree dove esiste cooperazione costituiscono i capisaldi dell'economia globale". Barriere commerciali, introdotti subito dopo il crollo dell'Urss, e controversie territoriali hanno esasperato i rapporti tra i singoli paesi, soprattutto tra Kazakistan e Uzbekistan. L'obiettivo che si sono prefissi i partecipanti alla conferenza è quello di far crescere nel medio periodo gli investimenti nell'area, che attualmente costituiscono solo il 5% dei 150 miliardi di dollari che annualmente vengono investiti nei mercati emergenti.

M l'ottimismo dell'ultra liberista Schwab si scontra con una realtà in piena decadenza economica, politica e sociale; un'area che vive la propria quotidianità nella guerra di tutti contro tutti, dove le diverse fazioni si scontrano per il controllo del potere. La guerra in Cecenia e Daghestan sono solo i casi più eclatanti di un conflitto in cui sono le maggiori potenze imperialistiche a muovere le file dei fronti in lotta. È l'interesse per il petrolio presente nella regione che ha spinto tutte le potenze imperialistiche internazionali, Stati Uniti in testa, ad intervenire con tutto il loro peso nelle vicende economico-politico-militari dell'area. A conferma di quanto scrivevamo nei mesi scorsi, in questi giorni sono stati resi pubblici alcuni documenti che descrivono dettagliatamente l'azione di penetrazione degli Stati Uniti nella regione del mar Caspio. Una politica tutta tesa a tutelare gli interessi del capitalismo americano in un'area che fino a qualche anno prima era parte integrante del blocco sovietico. La posizione statunitense nella questione dell'area del Caucaso è stata recentemente ribadita dal ministro dell'energia Bill Richardson, il quale in un intervento al Council of Foreign Relations ha riaffermato che gli Stati Uniti dovranno fare di tutto per aumentare la loro influenza in un'area di vitale importanza per l'approvvigionamento delle risorse energetiche, visto che nella regione caspica sono concentrate ingenti quantità di riserve petrolifere. Anche se le stime sulla effettiva consistenza delle risorse petrolifere sono contraddittorie, il Caspio rappresenta in ogni caso uno spazio di vitale importanza per le fonti d'energia nel prossimo futuro. Secondo le più pessimistiche previsioni, elaborate nel 1999 dall'International Petroleum Encyclopedia Yearbook, le riserve di greggio nella regione caspica sarebbero "solo" di 7,82 miliardi di barili, mentre in base alle stime più ottimistiche le riserve di petrolio dovrebbero aggirarsi intorno ai 200 miliardi di barili, una cifra che rappresenta oltre il 15% delle riserve mondiali.

È proprio la presenza di tali importanti riserve di petrolio nella regione, per il ruolo strategico del greggio nella ripartizione della rendita finanziaria su scala internazionale, che la regione ha richiamato negli ultimi anni l'attenzione degli Stati Uniti. Le linee guida dell'intervento americano nell'area del mar Caspio sono state tracciate dall'ex direttore del National Security Agency, il generale Odom, che nel documento "La politica statunitense verso l'Asia centrale e il Caucaso meridionale" pubblicato alcuni anni fa scriveva testualmente: "la scomparsa dell'Unione Sovietica non ha reso obsoleto il sistema di sicurezza guidato dagli Stati Uniti. Al contrario rimane straordinariamente importante per altri obiettivi che non sono sempre chiaramente valutati. L'idea che la fine della guerra fredda abbia rimosso il bisogno di una leadership degli Stati Uniti nelle tre aree strategiche (Europa, Giappone/Corea, Golfo Persico) è pericolosamente sbagliata. In certa misura essa è divenuta anche più importante proprio per il collasso dell'Unione Sovietica. Questo è certamente vero nel Trancaucaso e nell'Asia Centrale". Il documento chiarisce in maniera evidente il compito che gli Stati Uniti dovranno assolvere in seguito al crollo dell'impero sovietico: intensificare l'intervento nell'area caucasica per controllare direttamente le maggiori riserve mondiali di petrolio.

Nel saggio "Una strategia regionale statunitense per il bacino caspico" Adrian Burke, della logistica del corpo dei marines, illustra in maniera più precisa e dettagliata la strategia statunitense. Scrive Burke: "L'insieme dei campi energetici della regione Asia centrale Medio oriente contiene la più grande concentrazione mondiale di riserve di idrocarburi e merita l'attenzione statunitense. Assicurare alle compagnie statunitensi la leadership nello sviluppo delle risorse della regione e azzerare l'influenza russa e iraniana sull'esplorazione e sviluppo dei campi energetici, nonché sulle direttrici delle pipilines per l'esportazione costituisce la base di quella politica. Al fine di mantenere la sua influenza nel bacino del Caspio, gli Stati Uniti devono coinvolgere i capi di stato regionali, cooperare con i settori economici americani interessati, promuovere la cooperazione militare e rispondere alle sfide complesse poste dai problemi dell'accesso e della sicurezza energetica". Il testo del documento sgombra il campo di ogni dubbio circa i reali interessi statunitensi nella regione del Caucaso. Cadono gli ultimi veli anche sulla tragedia della guerra nella ex Jugoslavia: presentato come una guerra umanitaria combattuta per difendere i kosovari vittime delle persecuzioni dei serbi di Milosevic, nella realtà il conflitto è servito agli Stati Uniti per posizionarsi nell'area e controllare direttamente una delle vie che porterà il petrolio del Caspio in Europa. Ma il documento è così chiaro che getta una luce anche sulle continue guerre che si combattono sulle rive del Caspio. Dietro le varie bande che si contendono il controllo del territorio ci sono gli interessi degli Stati Uniti (e per ovvi motivi della Russia), decisi a tutto pur di controllare il petrolio presente nella regione e perpetuare il loro dominio imperialistico.

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Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.