La nuova legge finanziaria - Toglie ai lavoratori e ai più poveri per dare ai ricchi

Ci avevano promesso che una volta entrati nel sistema della moneta unica i sacrifici per i lavoratori sarebbero finiti e sarebbe iniziata una nuova fase di sviluppo e prosperità. Negli anni Novanta la classe operaia italiana è stata letteralmente salassata dai vari governi italiani (giusto per rinfrescare la memoria elenchiamo nell'ordine i vari governi Amato, Ciampi, Berlusconi, Prodi, D'Alema e di nuovo Amato) che in nome dell'euro hanno fatto passare di tutto sulle spalle dei lavoratori. Tagli ai salari, allo stato sociale, alle pensioni, crescente precarizzazione dei rapporti di lavoro, sono solo alcuni dei provvedimenti che hanno dovuto subire milioni di proletari in questi ultimi anni. Ma per tanti era viva la speranza, meglio sarebbe dire l'illusione, che una volta raggiunto l'obbiettivo della moneta unica avremmo goduto i frutti dei tanti sacrifici sostenuti. Ora che la nuova moneta si è finalmente materializzata e circola in un mercato di quasi trecento milioni di consumatori, i sacrifici per i milioni di proletari italiani (meglio sarebbe dire europei) non solo non sono finiti ma la borghesia tramite il proprio governo ne annuncia di nuovi e se vogliamo ancor più duri. Questa volta ci fanno tirare la cinghia perché le previsioni di crescita del governo Berlusconi sono state inesatte in quanto l'intera economia internazionale ha rallentato la propria congiuntura in seguito ai tragici fatti dell'undici settembre scorso. Per la propaganda della borghesia l'attuale crisi economica è da attribuire al terrorismo islamico che avrebbe inficiato la fiducia dei consumatori americani ed internazionali in genere. Mentono sapendo di mentire, visto che l'economia statunitense ed internazionale ha rallentato la propria corsa ben prima dell'undici settembre 2001 e per cause ben diverse che il terrorismo internazionale. Ma l'ideologia dominante è tale anche per il fatto che fa passare per verità cristalline le menzogne più spudorate.

Crescita del Pil nettamente al di sotto delle più pessimistiche previsioni, caduta per il quinto trimestre consecutivo della produzione industriale con conseguente calo del numero degli occupati nel settore, aumento del numero dei disoccupati e crescita costante dell'inflazione (leggi in proposito l'articolo apparso sullo scorso numero di Battaglia) costituiscono le premesse ad una legge finanziaria che il governo Berlusconi ha di recente presentato alle parti sociali e che promette nuove e più dure stangate al mondo del lavoro. Una legge finanziaria che in linea con quelle degli anni precedenti toglie ai proletari per dare sempre di più al mondo dell'impresa, emulando una sorta di Robin Hood alla rovescia.

La prossima manovra finanziaria sarà di ben 20 miliardi di euro, articolata in tre parti: otto miliardi deriveranno da tagli alle spese sociali, quattro miliardi il governo spera di racimolarli dalla cartolarizzazione e da altri artifizi contabili e gli ultimi otto miliardi di euro dovranno arrivare dal concordato fiscale. Nel pacchetto dei provvedimenti che costituiscono la finanziaria è stata inserita la nuova curva dell'irpef, che secondo i primi calcoli fatti dal governo dovrebbe far risparmiare mediamente ai ventotto milioni di contribuenti 226 euro di tasse. Con la solita aria sorridente il presidente del consiglio Berlusconi seguito a ruota dai suoi ministri di corte si è affrettato a presentare la manovra come un fatto rivoluzionario, in quanto per la prima volta un governo anziché chiedere sacrifici elargisce risorse a tutti i cittadini. Basta fare i famosi quattro conti della serva per rendersi conto che dietro le demagogie del governo e le false opposizioni sindacali e della minoranza parlamentare si nasconde una nuova stangata nei confronti del mondo del lavoro.

Partiamo da quello che viene presentato come il fiore all'occhiello della manovra finanziaria, ossia la nuova curva irpef. In questa prima fase le aliquote previste sono cinque (dal 2006 quando la riforma sarà completa saranno solo due), in dettaglio avremo che ai redditi fino a 15 mila euro sarà applicata un'aliquota del 23%, ai redditi compresi tra i 15 mila e i 29 mila euro un'aliquota del 29%, tra i 29 mila e i 32.600 euro l'aliquota sarà del 31%, per i redditi tra 32.600 e i 70 mila sarà del 39% mentre per i redditi superiori si applicherà un'aliquota del 45%. È previsto che i primi tre mila euro di reddito non vengano tassati, costituendo questi una "no tax area". Per evitare che i redditi più bassi paghino con la nuova riforma più tasse rispetto alla vecchia curva irpef sono state introdotte in via provvisoria ulteriori deduzioni che fanno salire il reddito non tassato per i lavoratori dipendenti a 7500 euro, per i pensionati a 7000 euro ed infine per i lavoratori autonomi a 4500 euro. Solo grazie a queste deduzioni provvisorie, che in ogni caso scompariranno quando la nuova riforma sarà a regime, i redditi più bassi non pagheranno più imposte rispetto a prima. Chi veramente trarrà i maggiori benefici saranno come sempre i redditi più alti, sui quali graverà un'aliquota più contenuta rispetto alla precedente curva irpef. La riforma oltre a modificare le aliquote sopprime tutte le detrazioni d'imposta sostituendole con una serie di deduzioni. Come è noto, mentre le detrazioni si applicano alla base imponibile, le deduzioni si applicano all'imposta da pagare; questo determina che sopprimendo le prime si penalizzano soprattutto i redditi da lavoro dipendente, che pagando le tasse direttamente alla fonte non potranno usufruire più delle detrazioni ormai sostituite dalle deduzioni. Al contrario i redditi d'impresa, sui quali in passate le detrazioni si applicavano solo in pochissimi casi, grazie alle nuove deduzioni potranno pagare complessivamente meno tasse rispetto a quanto ne pagavano prima della riforma.

La manovra finanziaria, nonostante le smentite del governo, colpisce pesantemente lo stato sociale, in quanto gli otto miliardi di euro di tagli agli enti locali si tradurranno in altrettanti minor risorse che le regioni, le province e i comuni potranno destinare ai servizi. Se in passato si tagliavano le spese dei ministeri ora si tagliano le spese sostenute dalla periferia amministrativa, ma gli effetti su quel che rimane dello stato sociale non cambiano di molto.

Gli altri due grossi capitoli della legge finanziaria, quattro miliardi derivanti dalla cartolarizzazione e gli altri otto miliardi di euro dal concordato fiscale, sono solo ipotesi contabili che se dovessero concretizzarsi sono mirate a tutelare sempre ed in ogni caso il mondo dell'impresa, abituata a godere periodicamente di condoni fiscali per rientrare con il paracadute nella legalità violata in precedenza in quanto evasore di tasse. La manovra finanziaria non è ancora arrivata in parlamento per l'approvazione, che con il solito gioco delle parti Confindustria, mai sazia dei profitti realizzati e dei regali del governo, ha attaccato Berlusconi in quanto non ha inserito nella legge finanziaria la riforma delle pensioni. È su questo terreno che il governo dovrà nei prossimi mesi impegnarsi per dare un'altra mazzata al mondo del lavoro.

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Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.