L'esercito polacco in Irak - Solo un'altra tappa dello scontro UE-USA

La guerra in Irak è finita, anche se dalle notizie di massacri, di civili o soldati non ci è dato capire, questo non sembrerebbe affatto vero.

Ora entreranno in campo le cosiddette forze di pace, con il compito di tenere il Paese "finché non vi siano le condizioni per l'insediamento di un governo democratico".

E per questa "nobile" causa il ministro degli Esteri polacco, Wlodzimierz Cimoszewicz, ha affermato, durante il vertice dei Paesi UE ad Atene, che la Polonia è pronta ad inviare diverse centinaia di soldati o forze di polizia per contribuire all'insediamento di un governo democratico in Irak (... ed anche per ottenere la restituzione del debito di 700 milioni di dollari accumulato da Baghdad durante l'era "comunista" in Polonia, particolare forse di non poco rilievo!).

Già durante la guerra la Polonia aveva inviato nell'area del Golfo 280 soldati, di supporto alle truppe Usa, ma non destinate al fronte (tra i quali c'erano 56 appartenenti ai commandos Grom ed alcuni specialisti dell'unità contro la guerra chimica), inferiori ai circa 250.000 soldati statunitensi,45.000 britannici,2.000 australiani e ai 900 uomini inviati dalla Spagna, e c'è da aggiungere che la Polonia, insieme a Albania, Bulgaria, Croazia, Estonia, Lettonia, Lituania, Macedonia, Romania, Slovacchia e Slovenia, ha firmato il famoso documento d'appoggio agli Stati Uniti del 5 febbraio scorso, in cui dichiaravano di "essere pronti a contribuire alla coalizione internazionale per disarmare l'Iraq".

Nei fatti l'Irak sarà diviso, secondo i piani stabiliti dai "liberatori", in tre settori: agli Stati Uniti la protezione dell'area di Baghdad, la Gran Bretagna avrà il controllo dell'area a sud, nei pressi di Bassora, mentre alla Polonia spetterà il compito della gestione di un'area compresa tra Baghdad e Bassora. Da Varsavia partiranno 1500 soldati, a cui saranno aggiunti, per il controllo dell'area,7000 uomini delle forze multinazionali. Un riconoscimento forse addirittura insperato, e comunque tale da far esclamare (in un delirio di onnipotenza) a Jerzi Nowak, ambasciatore polacco alla Nato,: "Stamo vivendo un momento storico. Per la prima volta saremo noi a decidere il destino di un paese e avremo un ruolo di potere".

Il "merito" di tale massiccia presenza non si può dire che sia stato conquistato sul campo e, senza sminuire nessuno, di certo la Polonia non vanta un ruolo internazionale né una potenza militare tale da spiegare la sua massiccia presenza. Uno smacco per il nostro contingente di "pace", dopo che il capo del Governo si è tanto adoperato per avere un ruolo di primo piano nel confronto pre-guerra tra Stati Uniti ed Europa.

Ed è proprio in questo confronto che rientra il ruolo "pacificatore" della forza polacca, un confronto che naturalmente non è legato al solo intervento in Irak, ma che va avanti da anni, e si è acuito con la comparsa dell'euro.

Da una parte l'Europa cerca di includere nella zona Euro tutta l'area dell'est europeo, ben consapevole della necessità imminente di un rafforzamento che non può non avvenire verso oriente, per porre le basi di quello che poi da alcuni è stato visto come l'unica possibile alternativa agli Stati Uniti: quell'asse Parigi-Berlino-Mosca, ovvero un'Europa allargata alla Russia, dotata di un proprio esercito e di una forza in grado di contrastare efficacemente, e non solo sugli inutili scranni dell'ONU, il gigante americano.

Dall'altra parte gli USA sono ben consapevoli di questo, e cercano in ogni modo di ritardare il processo di formazione di un concorrenziale, e quindi ben armato, fronte europeo, impedendo cioè una coesione forte tra i Paesi dell'Europa stessa.

Bush, che vede nella Polonia (38 milioni di abitanti che entreranno nell'Unione Europea nel maggio 2004) la potenza emergente della nuova Europa, come afferma Daniel Brossel, editorialista del quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung, diventa allora una sirena tentatrice, ottenendo il risultato voluto: una spaccatura in Europa tra i paesi pro Francia e Germania e quelli filostatunitensi, confermata dal fatto che i giornali tedeschi hanno paragonato i polacchi a "l'asino di Troia" per sottolinearne l'ingratitudine verso la Stato (la Germania) che più ha sostenuto sia economicamente che politicamente la loro entrata nell'Ue, anche se c'è da aggiungere che la posizione dei politici è molto più tenue.

I rapporti tra Polonia e Stati Uniti non sono però recenti. Solidarnosc, il sindacato dei lavoratori polacchi guidato da Lech Walesa che portò nell'89 alle prime elezioni libere, fu finanziato da Reagan e da Bush padre attraverso la Confederazione sindacale americana. Molti edifici costruiti in Irak nei venti anni precedenti la guerra del Golfo nel '91, erano opera dei polacchi (10.000 dei quali ritornarono a casa dopo i primi bombardamenti). Così mappe, rilievi e dati tecnici, vennero dati ai servizi segreti americani. Non è un caso, infine, che la Polonia sia stato il primo paese ex "comunista" ad entrare (nel 1999) nella Nato.

Il più recente smacco all'Europa viene dal progetto di un esercito comune europeo: il governo polacco ha firmato un contratto per l'acquisto di 48 caccia F-16 di fabbricazione statunitense per un valore di 3,5 miliardi di dollari (si tratta del contratto per la difesa più importante concluso da un paese dell'ex patto di Varsavia dalla fine della guerra fredda),preferendoli al futuro aereo militare da trasporto A400M di marchio europeo. Oltre all'acquisto dei caccia, fabbricati dalla Lockheed Martin (1), Varsavia ha firmato con Washington anche un pacchetto di misure bilaterali che comprendono il trasferimento di tecnologia ed investimenti statunitensi in Polonia nei prossimi dieci anni.

Questo scontro imperialistico tra i due giganti va avanti oggi, dopo il voto polacco di adesione all'Euro, con una vittoria significativa del SI, attestato a circa l'82% (anche se il voto non ha interessato molto i polacchi: solo poco più della metà degli aventi diritto si è recata alle urne), che rispecchia comunque le percentuali che si erano avute in molti di quei Paesi nati dalla disgregazione dell'impero sovietico.

Sebbene sia oggi prematuro parlare di un'Europa che possa contrapporsi validamente agli Stati Uniti, enormi passi avanti si stanno facendo con l'espansione a est, con la cosiddetta Europa dei 25; ma gli USA non hanno intenzione di stare a guardare il loro declino, inevitabile se così andranno le cose, e di sicuro la loro opera di "sabotaggio" sarà ben più forte dell'attuale, e chissà che non sfoci in un conflitto, che non vedremo più in TV come le bombe su Baghdad, ma che vivremo di persona.

Rob.

(1) L'ex vicepresidente della Lockheed-Martin, Bruce Jackson, è il presidente del "Comitato per la liberazione dell'Iraq", una lobby interventista creata nell'autunno scorso con la benedizione della Casa Bianca.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.