Una congrega di gentiluomini

Sfogliando gli ultimi numeri di Panorama ci siamo soffermati sui pensieri di un noto arcitaliano come Giuliano Ferrara, traendone alcune riflessioni. Usando il suo medesimo linguaggio e a parti invertite (pur non avendo noi nulla a che vedere o a che fare con quel centro-sinistra contro il quale il Ferrara conduce le sue battaglie verbali), è lampante come l'italica congrega dei gentiluomini sia trasversale da destra a sinistra e viceversa. Una congrega dove imperano quelle pallocchiose e insincere idee che invano tentano di scuotere il cervello intorpidito della borghesia, sinistra barricadiera (si fa per dire), riformisti, liberal-democratici, ex nazional fascisti e federalisti padani. Idee partorite (di chiunque sia la testa, se una testa c'è, e sempre parafrasando il laico Ferrara) nella sala d'aspetto di un... parrucchiere, con le peggiori soluzioni biforcute care agli uni e agli altri. Ebbene, il signor Ferrara, nel cui passato non mancano gobbe ideologiche, invita i riformisti a gettare la loro maschera; e qui non avrebbe neppure torto, se a sua volta di maschere non ne avesse già indossate almeno un paio. Memore delle sue prestazioni stipendiate dalla Cia, da sostenitore del socialismo di stato ad araldo delle innovazioni liberiste americane, l'ex consigliere ufficiale del Cavaliere supplica ora il medesimo affinché riparta, lancia in testa, contro il mostro ideologico dell'eguagliamento universale, della poca ricchezza distribuita con criteri assistenziali, clientelari, da superstato. Affermazioni che chiariscono, oltre ogni possibile dubbio, quale sia - come vedremo - il cavallo da cavalcare e da frustrare e chi si dovrà abbeverare. Al Cavaliere converrebbe quindi indire un grande convegno spettacolo - manifesto lanciando una crociata delle libertà economiche in Europa, per la creazione della ricchezza, unificando socialmente gli interessi popolari, medi e piccoli, di convenienze e di speranze imprenditoriali. Insomma, la si finisca apertamente col castigare la corsa dei... Cavalieri e con l'odio alla meritocrazia di chi i soldi li sa fare o li sa trovare. Basta con i bastoni fra le gambe della inventiva preziosa di Tremonti e si dia un imput chiaro: protezione alla libertà di intraprendere, di fare, di espandere e meno tasse per tutti (per quelli cioè che hanno i soldi...). La foga liberista prende la mano al nostro scudiero che invoca la competizione sociale contro la pace sociale, contro la pace dei cimiteri del Welfare europeo e soffia fremente sullo spirito di chi vuole diventare ricco inventandosi il proprio posto nella scala sociale di un sistema libero. Piste degli ippodromi libere, insomma per i soggetti sociali disponibili alla corsa. (Tempo fa, anche il Presidente della Confindustria aveva senza mezzi termini esaltato "la nostra posizione di parte sociale e il nostro ruolo di classe dirigente", ricordando agli altri, "ceti e gruppi sociali più deboli", che "la condizione umana è caratterizzata dall'incertezza. È la condizione di chi è consapevole di dover forgiare da sé il proprio destino". Chi sta col capitale diventa classe dirigente, chi è confinata nel mercato del lavoro rimane classe sfruttata).

Per il momento, Ferrara non va oltre un'indicazione pratica del tipo: vogliamo negozi aperti di più per stimolare i consumi, ma in un'altra sua nota ci rivela quale sia in definitiva il cavallo da frustare. E se la prende con chi osteggia la riforma delle pensioni la quale non succhia il sangue dei lavoratori ma è una robina senza troppe pretese, che blandamente e saggiamente vuol solo riequilibrare i conti previdenziali. La fanno infatti tutti i governi, di destra e di sinistra, proprio perché ha da finì questo meccanismo invecchiato e ingiusto di protezione sociale che impedirebbe la ripresa economica e la creazione di lavoro e di investimenti produttivi, contro la perseveranza corporativa, e i privilegi sociali obsoleti...

Proletari, l'interesse generale e il futuro del Paese ci guardano. E nel Paese dei voltagabbana, anche un Ferrara ha pieno diritto di disprezzare la propaganda stracciona di chi non ha da cavalcare altro che le proprie mutande, prima che gli tolgano anche quelle. Quanto ai leader della sinistra borghese, siedono tutti in tribuna, aspettando il proprio turno per scendere in pista e saltare in sella.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.