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Home ›Gli Usa e il terrorismo islamico - Un nemico allevato in casa. A Washington
L'arroganza dell'imperialismo americano e dei suoi interessati alleati ha innescato la ferocia del terrorismo islamico. Terrorismo che a suo tempo è stato ampiamente usato, politicamente coperto, economicamente finanziato e armato in tutte le situazioni strategiche che erano funzionali alla penetrazione o alla presenza americana nei quattro angoli del mondo.
La stessa Al Qaeda, di cui si inseguono le tracce in tutto il mondo islamico, nasce e si sviluppa in Afghanistan negli anni ottanta sotto l'ombrello protettivo del governo di Washington in chiave antisovietica per imporre al potere il governo dei Mujaheddin.
Sempre in Afghanistan, tra il 1994 e il 1996, contro quel governo già alleato ma incapace di garantire quella pace sociale, condizione indispensabile per il passaggio delle pipe line petrolifere dal mar Caspio all'oceano indiano, gli Usa hanno inventato i Taliban quale strumento politico e militare per portare a compimento il progetto che era fallito con l'appoggio dei Mujaheddin.
Lo stesso discorso vale per l'integralismo ceceno coccolato in prospettiva antisovietica, o in Medio Oriente dove il nascere e il prosperare di organizzazioni terroristiche di impronta integralista è dovuto all'azione di repressione e di pulizia etnica del loro principale alleato, lo Stato di Israele.
Oggi questo stesso terrorismo integralista gli si sta rivoltando contro colpendo direttamente i simboli del suo potere e, alla periferia del suo dell'impero, colpisce il ventre molle dei suoi alleati. I tragici fatti di Madrid ne sono una testimonianza. A parte l'uso ormai sistematico della menzogna usata come mezzo di condizionamento dell'opinione pubblica interna e internazionale, che ha tentato di accreditare l'orribile massacro, quasi duecento morti e mille quattrocento feriti, alle forze dell'Eta, la pista di Al Qaeda si è subito palesata. Costernazione, esecrazione e sdegno nel mondo occidentale e in quello arabo moderato, ma anche soddisfazione e rivendicazione politica da parte delle forze integraliste internazionali e di una segmento di sedicenti rivoluzionari nostrani, sono state le reazioni più evidenti.
Due considerazioni meritano le posizioni assunte da parte di quei sedicenti comunisti rivoluzionari che hanno inneggiato agli attentati come un esempio di anti imperialismo da imitare e che hanno individuato nelle masse arabe, sotto il controllo integralista, il movimento politico da seguire.
Nel caso degli attentati di Madrid, non si sono colpiti i cosiddetti obiettivi sensibili del potere filo americano, non si è sparato indiscriminatamente nel mucchio per ottenere l'obiettivo punizione. Nessuna delle sedi del governo spagnolo, non una delle strutture militari sono state toccate. Chi è stato fisicamente e moralmente colpito appartiene alla classe proletaria spagnola, oltre un migliaio di lavoratori pendolari e di studenti, molti dei quali figli di lavoratori, sono stati l'obiettivo del terrorismo di Al Qaeda. Nessuna tattica politica, nemmeno quella più ideologicamente corrotta e strategicamente perversa, avrebbe potuto concedere un qualsiasi credito, anche se critico, ad un simile atto di barbarie che non ha sparato nel mucchio della popolazione civile, fatto di per sé già grave, ma che ha volutamente e colpevolmente colto del mucchio una parte, e solo quella dei lavoratori pendolari, delle loro famiglie e dei loro figli.
Retorica proletaria? No!! Giusta denuncia politica contro chi, a qualsiasi titolo, rivendichi contemporaneamente l'appartenenza al campo comunista rivoluzionario e all'agire del terrorismo integralista in nome di un fasullo, quanto ipocrita concetto di anti-imperialismo.
L'altro aspetto da prendere in considerazione è appunto il presunto anti-imperialismo. Innanzitutto va ribadito per l'ennesima volta che combattere l'imperialismo, di qualsiasi natura, sotto qualsivoglia latitudine politica, significa fare una politica anticapitalistica, ogni altro approccio finisce per cadere nel baratro della barbarie borghese, separando irrimediabilmente la vile azione terroristica contro dei proletari dalla lotta di classe. Di Al Qaeda si può dire tutto meno che i suoi contenuti politici e i progetti economici non siano ispirati al più ferreo capitalismo, legato allo sfruttamento del petrolio e alla rendita finanziaria parassitaria che vedono nell'imperialismo Usa un nemico da temere e un concorrente da combattere. Poche cose di Al Qaeda sono note, tra queste che il suo fondatore, Osama bin Laden è uno dei più potenti petrolieri sauditi, che il suo obiettivo dichiarato era ed è quello si di allontanare e di punire l'arroganza americana, rea di aver violato il sacro suolo islamico, e contemporaneamente di estendere la sua gestione politica sul petrolio arabico e del Mare caspico in una sorta di lotta tra lobbies petrolifere tra occidente e oriente, senza esclusione di colpi, con le armi che i due contendenti hanno a disposizione, il più grande esercito del mondo da una parte, il terrorismo dall'altra. È inoltre noto che tra i finanziatori di Al Qaeda ci sono circa 400 petrolieri arabi che operano nell'ampio territorio che va dall'Arabia Saudita agli Emirati, in lotta di interessi con i loro governi, grati allo Jihad di Osama che promette loro il potere politico ed economico in cambio di coperture e finanziamenti. La holding di Osama non ha altri interessi all'infuori di quelli legati al petrolio, in nome, oltretutto, della più ottusa e reazionaria delle teocrazie che l'integralismo islamico abbia mai partorito.
Se oggi le masse arabe, sfruttate, vilipese, umiliate dall'imperialismo occidentale credono di vedere in Al Qaeda, o in una delle tante organizzazione integraliste che operano nel mondo islamico, il percorso che le porta verso la loro emancipazione sbagliano completamente. L'integralismo è oggi la tragica trappola che si sta chiudendo attorno alla disperazione sociale e alla mancanza di altre soluzioni politiche delle masse arabe, il mezzo che usa è ancora una volta la bandiera del nazionalismo religioso, lo strumento è, come sempre, quello di avere a disposizione la solita carne da macello, in questo caso halall, (come piace a dio) e l'obiettivo, come per tutte le borghesie di questo mondo, il potere politico ed economico. Il compito dei comunisti rivoluzionari è quello di togliere al terrorismo islamico, alle borghesie teocratiche la base sociale proletaria, convogliare la sua rabbia verso la riacquisizione dei suoi obiettivi e non quello di spingerla verso l'avversario di classe plaudendo al massacro di lavoratori come nei tragici attentati di Madrid.
Chi in nome della lotta di classe inneggi, o soltanto si presti a sostenere ideologicamente simili strategie, è solo degno di appartenere al campo delle nefandezze borghesi, che a parole dice di combatte ma che nei fatti sostiene giustifica.
fdBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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