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Home ›Neo riformismo e vecchio movimentismo
Tendenza dei movimenti verso le logiche interimperialistiche
La manifestazione di Roma dello scorso dieci giugno contro la presenza in Italia del presidente americano George W. Bush, alla quale pur con scarse risorse siamo potuti essere presenti, merita alcune considerazioni di tipo politico visto l’allargarsi dell’area antagonista e movimentista. La sua lenta affermazione riporta alla luce alcuni problemi che il nostro Partito e parte di quella che si definisce sinistra comunista ha già da tempo relegato nel vasto archivio delle rivendicazioni di classe.
Ci riferiamo all’appoggio alle cosiddette “guerre di liberazione nazionale”. Probabilmente la cecità del movimento antagonista rispetto alla condizione del proletariato internazionale risiede nella confusione tendenziosa fra antiamericanismo e antimperialismo.
Questo per un verso dipende dal diffuso antiamericanismo che spopola tra i movimenti, per l’altro da retaggi stalinisti che confondono lo statalismo con il socialismo inducendo a considerare personaggi come Chavez la punta di diamante della rivoluzione internazionale.
Rifiutando la tesi che, mancando il partito rivoluzionario a scala mondiale, il proletariato debbano appoggiare questa o quella frazione della borghesia più o meno progressisai, ribadiamo che questa rinuncia a costruire comunque una strategia rivoluzionaria equivale all’appoggio incondizionato alla borghesia. Inoltre questa confusione contribuisce a mantenere più stabile una situazione che di certo non abbisogna della benedizione/consenso dei lavoratori proletari. Il superamento di questa fase capitalistica di certo non può avvenire contrapponendo due diversi campi imperialisti. Questo vale sia per il Mercosur latinoamericano come per le varie frange della borghesia palestinese e israeliana. La condotta dei sedicenti rivoluzionari alla Chavez ne è il migliore esempio. Come abbiamo più volte sottolineato, essa illude i proletari e li induce comunque all’accettazione dello sfruttamento capitalistico. Recita un bel passaggio in Strumenti di Battaglia Comunista 7, Imperialismo e lotte di liberazione nazionale:
L’alternativa non è: o siamo in presenza di una situazione matura politicamente e allora sono valide le tattiche e la strategia principali, quelle che per intenderci fanno brillare gli occhi dei teorici [e militanti - ndr] del movimento proletario, o siamo di fronte all’esprimersi di interessi limitati e secondari, manifestati da chi sta in lotta ed allora il secondario diventa principale, con tanti saluti per la rivoluzione comunista.
Come gli assidui lettori di BC sapranno, noi riteniamo che assieme a quello delle rivoluzioni nazionali, il ciclo delle cosiddette “guerre di liberazione nazionale” (tra virgolette perché di vario genere, ognuna con i suoi particolarismi), sia già chiuso da alcuni decenni e che gli attuali rapporti di classe, in tutti i paesi del mondo, escludono automaticamente di poter operare entro dinamiche interclassiste come molti dei manifestanti di Roma e Vicenza credono ancora possibile.
Quello che succede in Italia si può benissimo notare anche nei movimenti statunitensi.
Tendenzialmente più proiettati verso la protesta-resistenza-difesa organizzata, anche legalmente, sono invece le autonomie tedesche. Purtroppo però, questo sistema organizzativo ha un forte limite una volta superata la fase della protesta. Repressi, come vuole la prassi, come tutti gli altri, le loro suppliche rivolte ai capi di stato (lo hanno dimostrato i big con l’ultimo summit del G8) se le porta via il vento. Rimane valida la regola che se vogliamo qualcosa ce lo dobbiamo prendere organizzando una intensa lotta di classe contro la borghesia. La resistenza, lo dice la parola stessa, resta finche non viene sbaragliata. Come sembrano mostrarci i risultati ottenuti, trova il tempo che trova. La lotta di classe al contrario è da sempre il motore della storia. La strategia decisiva che metterà fine al dominio dei capitalisti sull’intera società, senza andare a riesumare vecchie e stitiche forme di potere.
La società ha bisogno di un nuovo slancio, di una alternativa rivoluzionaria, il socialismo internazionalista, mai tentato compiutamente prima d’ora. Ma per realizzare la nuova società socialista è necessaria la presenza delle avanguardie rivoluzionarie che accompagnano la classe sfruttata nel cammino verso la propria emancipazione.
adBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #9
Settembre 2007
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