Recensione al libro Euroil

La borsa iraniana del petrolio rischia di far finire il monopolio del dollaro nel mercato petrolifero

Lo scorso mese di ottobre è stato pubblicato dalla casa editrice Fazi “Euroil. La borsa iraniana e il declino dell’impero americano” un agile libro che mette in risalto uno dei principali meccanismi su cui si regge il dominio imperialistico degli Stati Uniti. Il libro è stato scritto dal giornalista Paolo Conti e da Elido Fazi, economista nonché proprietario dell’omonima casa editrice.

Il tema centrale del libro si pone l’obiettivo di capire i reali motivi che spingono gli Stati Uniti a preparare un attacco militare all’Iran. Non si tratta più di qualche sporadica dichiarazione dei falchi di Washington sulla volontà statunitense di aprire un nuovo fronte bellico, ma sono stati resi pubblici anche i dettagli di un attacco che dovrebbe materializzarsi nella prossima primavera. L’imminente attacco statunitense al grande paese mediorientale, sempre più imminente viste le continue minacce provenienti dall’altra sponda dell’Atlantico, andrebbe pertanto a completare un mosaico di guerre che sta insanguinando l’intera regione e che vede sempre schierati in prima linea gli Stati Uniti. Dopo l’Afghanistan e l’Iraq sembra che ora sia proprio il turno dell’Iran.

Forse gli Stati Uniti scatenano queste continue guerre per accaparrarsi, gratuitamente, il petrolio dei paesi invasi? Molti, anche all’interno della sinistra rivoluzionaria, rispondono affermativamente a questa domanda, ma per i nostri due autori il vero motivo che spinge gli Stati Uniti a non mollare la presa su questa strategica area è quello di mantenere inalterato il fatto che il prezzo del petrolio sia espresso esclusivamente in dollari e non in altre monete.

Perché gli Stati Uniti si ostinano a difendere questa situazione? Traggono forse dei vantaggi? Nel libro viene descritto in maniera chiara e semplice, ma senza mai perdere di vista il rigore scientifico dell’analisi, il meccanismo che consente agli Stati Uniti di trarre dei vantaggi economici di enorme portata per il fatto che il dollaro sia utilizzato come moneta di riserva delle banche centrali e negli scambi commerciali internazionali, petrolio incluso. Il dominio del dollaro sui mercati monetari internazionali deriva principalmente dagli accordi di Bretton Woods del 1944, con i quali si è stabilita la centralità del biglietto verde nel sistema economico mondiale e il suo utilizzo nelle transazioni commerciali. Anche dopo la fine degli accordi di Bretton Woods, agli inizi degli anni settanta, il dollaro ha mantenuto un ruolo dominante tanto da diventare lo strumento con il quale gli Stati Uniti impongono al resto del mondo il loro potere imperialistico. Il passaggio da un sistema di cambi fissi ad uno flessibile, la liberalizzazione dei mercati finanziari sono stati utilizzati dagli Stati Uniti per produrre capitale fittizio e quindi accaparrarsi una quota importantissima di rendita grazie alla funzione giocata dal dollaro.

In “Euroil” questo meccanismo imperialistico è descritto ed è anche suffragato da alcuni dati importanti. Infatti i due autori scrivono a pagina 19:

La Barclay Capital ha stimato nel 2006 che il valore annuale di tutte le transazioni in petrolio - ovvero gli acquisti di greggio fisico più gli scambi di futures e opzioni - ammontavano a qualcosa come 40 mila miliardi di dollari.

Questa montagna di capitale fittizio attribuisce agli Stati Uniti una rendita enorme che gli permette di ottenere dal resto del mondo merci e servizi semplicemente stampando dollari. Ed è sempre questo meccanismo che ha finora permesso agli Stati Uniti di finanziare gli enormi deficit della bilancia dei pagamenti e del debito pubblico. Giusto per citare un dato, nel solo 2006 la bilancia commerciale americana ha avuto un passivo di ben 862 miliardi di dollari; solo grazie all’afflusso di capitali dall’estero, attratti dal fatto che ai paesi terzi i dollari servono per comprare il petrolio, il circuito finanziario si è potuto finora chiudere senza grossi problemi.

Ma i nostri due autori si sono accinti a scrivere il libro perché su una piccola isola di fronte le coste iraniane, Kish, sta per entrare in funzione una borsa merci nella quale le contrattazioni del petrolio non saranno più denominate in dollari ma in euro. Questo rappresenterebbe per l’impero americano un colpo mortale, tanto che si ridurrebbe di molto la massa di dollari in circolazione e di conseguenza anche la loro rendita finanziaria. In questi ultimi anni già altri paesi hanno tentato di porre fine al monopolio del dollaro nel mercato petrolifero. Già Saddam Hussein aveva avviato un programma per vendere il petrolio iracheno in euro, ma sappiamo tutti la fine che gli Stati Uniti gli hanno fatto fare. La stessa Russia sta studiando il modo per vendere il proprio greggio in rubli. Ma la nascita di una borsa del petrolio in Iran con contrattazioni in euro è una minaccia ancor più grave per gli interessi statunitensi perché creerebbe le condizioni necessarie per un mercato petrolifero non più dominato esclusivamente dal dollaro.

Per i nostri due autori i venti di guerra che spirano nel golfo persico non sono alimentati dalle mire dell’Iran di dotarsi di un proprio arsenale atomico, ma per scongiurare il pericolo che una sola goccia di petrolio possa essere venduta in una valuta diversa dal dollaro.

È nelle conclusioni che dissentiamo radicalmente con i due autori del libro. Infatti per Conti e Fazi da questa situazione, che marcia inesorabilmente verso la guerra, si può uscire solo attraverso un’azione politica di vasto respiro da parte dell’Unione europea. Infatti secondo i due autori questa ha il compito storico di avviare con gli Stati Uniti una sorta di contrattazione per spartirsi la rendita finanziaria derivante dall’utilizzo delle rispettive monete nel mercato petrolifero internazionale. Conti e Fazi hanno fatto il loro dovere di onesti intellettuali borghesi, spetta a noi comunisti capire e criticare le moderne dinamiche del capitalismo e portare tra la classe il programma del disfattismo rivoluzionario. I rivoluzionari hanno il compito di denunciare tutte le illusioni derivanti dalle tesi di un futuro pacifico del capitalismo. Occorre opporsi alla guerra del capitale, non proponendo accordi tra le diverse potenze imperialistiche, peraltro impossibili da realizzare in virtù di saggi di profitto sempre più bassi e processi d’accumulazione sempre più asfittici, ma con la guerra di classe per costruire una società nuova, il socialismo.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.