Condizioni e lotte operaie nel mondo - Cina, Cile, Messico, Fiji, Belgio, Rep. Ceca

Cina

Circa 10 mila operai di una fabbrica della United Win Technology, nello Jiangsu, il 15 gennaio sono stati caricati da centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa. Negli scontri oltre 100 operai sono rimasti feriti. I lavoratori erano scesi in sciopero per protestare contro una riduzione di paga, la cancellazione dei bonus di fine anno per il secondo anno consecutivo, quale conseguenza della crisi economica, e perché costretti a lavorare a contatto con sostanze tossiche, quali l’esano, senza adeguate protezioni. L’azienda è parte del gruppo taiwanese Wintek che realizza video a cristalli liquidi. Dallo scorso luglio oltre 200 lavoratori hanno mostrato sintomi di intossicazione e almeno 40 sono ancora in ospedale. Alcuni lavoratori hanno riferito di 3 morti e diversi paralizzati per l’avvelenamento. I dimostranti hanno cominciato la protesta abbattendo i cartelli dell’azienda, hanno quindi occupato gli impianti e non si sono fermati – nonostante le cariche della polizia – fino a quando non è arrivata la garanzia di ripristino del bonus annuale.

asianews.it

Cile

Seimila minatori cileni hanno scioperato, il 4 gennaio, dopo il fallimento delle trattative su un aumento salariale. Il risultato è stato il blocco completo della più grande miniera a cielo aperto, quella di Chuquicamata, nel paese maggiore produttore mondiale di rame al mondo, il Cile appunto.

La Codelco, corporazione statale del rame, ha rifiutato fino all'ultimo di concedere le migliorie economiche richieste a gran voce dai lavoratori, spingendoli quindi verso lo sciopero di massa e il blocco della miniera, che si è fermata per la prima volta dal 1996. La protesta ha avuto un grosso impatto su tutta l'economia cilena, visto che il paese ha nell'esportazione di rame il principale introito e la sola miniera di Chuquicamata – un'immensa vasca scavata a forma di anfiteatro, con una profondità di 900 metri e un diametro di circa 4 chilometri – ne è responsabile per una grossa fetta. In discussione c'è l'intero contratto collettivo che la Codelco vorrebbe applicare per i prossimi tre anni, e che invece i minatori hanno bocciato in toto, assieme al tentativo di mediazione dell'uscente governo Bachelet.

Le perdite per l'azienda sono ingenti, stimate intorno agli 8 milioni di dollari al giorno. Nel corso dello sciopero il prezzo del rame è salito dell'1% fino a toccare alla Borsa di Londra i 7430 dollari per tonnellata, il valore più alto degli ultimi sedici mesi. Per ora la protesta non si è però allargata e non è riuscita a coinvolgere i lavoratori delle altre principali miniere del paese: El Teniente, Andina ed El Salvador.

it.peacereporter.net

Messico

Circa 600 operai della Cruz Azul, produttrice di cemento, sono entrati in sciopero il 15 gennaio, picchettando tutte le 40 fabbriche della compagnia. I lavoratori denunciano il fatto che l'azienda abbia tagliato i salari di circa un terzo nel semestre in corso, che abbia prolungato oltre ogni misura la giornata lavorativa senza corrispondere alcun compenso per gli straordinari. Ai lavoratori che hanno protestato per il peggioramento delle condizioni di lavoro, sono arrivate subito le minacce di licenziamento. La lotta si è svolta completamente al di fuori e contro il sindacato. Anzi, i lavoratori chiedono che questo sia ufficialmente cancellato dalle organizzazioni sindacali, in quanto colluso con l'azienda. I lavoratori lo definiscono un “sindicato charro”, ossia completamente asservito ai padroni.

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Isole Fiji

Il primo ministro delle isole Fiji, Frank Bainimarama – salito al potere con un colpo di stato nel 2006 – ha emanato negli scorsi giorni un nuovo decreto, per revocare la pensione agli anziani che criticano il governo. Ancora nessun cittadino è stato privato della pensione, ma nel caso accada il governo ha previsto la possibilità di presentare reclamo... Il provvedimento – alquanto “originale” e forse di non immediata applicazione – va però inquadrato in una grave sequenza di restrizioni alle libertà di espressione e associazione adottate dal governo col sostegno dei militari negli ultimi anni, durante i quali diverse volte è stato dichiarato lo stato d'emergenza.

it.peacereporter.net

Belgio

I lavoratori della AB InBev – il più grande produttore di birra al mondo, proprietario dei marchi Stella Artois e Budweiser – sono in sciopero da due settimane e stanno picchettando i maggiori stabilimenti belgi della compagnia, a Louvain e Jupille-sur-Meuse. Il blocco della produzione sta provocando ripercussioni anche sulle grandi catene di distribuzione, come Carrefour, che stanno esaurendo rapidamente le scorte. I lavoratori protestano contro un piano aziendale di tagli che investirebbero il 10% della forza lavoro complessiva. Circa 800 operai su 8000 rischiano di perdere il lavoro in Belgio, Germania, Gran Bretagna, Olanda e Lussemburgo.

wsws.org

Repubblica Ceca

Il 7 gennaio gli operai della Grammer, una fabbrica di componenti auto nella città settentrionale di Most, hanno iniziato uno scioperato non autorizzato, in maniera spontanea e immediata. L'azienda impiega 375 operai, che hanno partecipato in massa alla lotta. L'obiettivo è il ripristino dei livelli salariali abituali, colpiti negli ultimi mesi da tagli pari al 20-30% del loro valore complessivo.

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Mic

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.