Cambiamenti climatici - L'alternativa è: collasso sociale o socialismo

Verso la fine del 2013 lo spettro della catastrofe ecologica, che minaccia l'umanità, ha rialzato la testa. Dall'inizio della crisi del 2007-2008 i nostri governanti sono riusciti ad ignorare ampiamente la questione del riscaldamento globale e del degrado ecologico del pianeta. Questo perché altri problemi hanno dominato le prime pagine, in ogni caso, la ritengono troppo costosa da trattare (1). Tuttavia, due recenti eventi hanno fatto riemergere la questione.

Il primo è stato la pubblicazione, nel settembre 2013, del Quinto Rapporto di Valutazione, l'ultima relazione dell'IPCC (un gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite) sui cambiamenti climatici (IPCC AR5). Si tratta del primo rapporto pubblicato dal 2007 e mostra quanto la condizione del pianeta si sia deteriorata negli ultimi 6 anni, chiarendo come tale deterioramento sia dovuto all'attività umana. La relazione profonde un'abbondanza di prove scientifiche che dimostrano che, nonostante tutte le sceneggiate e l'aria fritta da loro prodotte, i nostri vari capi e politicanti hanno completamente fallito nella riduzione delle emissioni di gas serra ed è ormai altamente improbabile che possano riuscire a limitare l'aumento della temperatura entro i 2°C rispetto ai livelli preindustriali, nel corso di questo secolo. Gli esperti concordano che questa sia la soglia di aumento della temperatura oltre la quale il processo di riscaldamento globale sfugga al controllo umano e cominci ad auto-alimentarsi in una spirale inarrestabile.

Il secondo evento è stato la conferenza di Varsavia sul clima, a novembre. Questa conferenza era la 19a di una serie avviata con l'istituzione del gruppo IPCC delle Nazioni Unite. Come in tutte le precedenti conferenze, non si è riusciti a ottenere nulla di concreto. Si è conclusa con le solite parole untuose e l'impegno a lavorare per una futura conferenza a Parigi nel 2015 in cui, si spera, come sempre, che possano essere concordati dei limiti vincolanti sulle emissioni di anidride carbonica. I principali gruppi verdi, come gli Amici della Terra, Greenpeace, varie ONG e altri (2), hanno abbandonato la conferenza sostenendo che il mondo sviluppato stesse praticamente bloccando ogni progresso sia verso la riduzione delle emissioni che verso il sostegno a chi è più colpito dai cambiamenti climatici. Ci sembra che ci siano poche ragioni per aspettarsi che qualcosa di concreto possa emergere dalla prossima conferenza di Parigi.

Mentre è chiaro che il capitalismo, come sistema economico, non può eliminare lo spettro del collasso ecologico, è anche chiaro che le lobby ambientali, come Amici della Terra, pensano che il capitalismo possa risolvere questi problemi. Come dice il loro resoconto pubblico, per loro è semplicemente una questione di “far svegliare il mondo rispetto alla necessità di intraprendere azioni urgenti”. Pensano che il cambiamento climatico possa essere invertito senza alcun cambiamento fondamentale del capitalismo, se solo i nostri governanti si svegliassero. Questa visione è comune tra gli ambientalisti; una visione che vede il capitalismo muoversi verso la sostenibilità e la crescita zero. Questo punto di vista è stato analizzato in dettaglio dal “Global Scenario Group”, un'organizzazione creata dallo Stockholm Environmental Institute, che l'ha denominato come il “Nuovo Paradigma di Sostenibilità”. Il gruppo tenta di delineare le basi teoriche di questo scenario in un documento intitolato “La grande transizione” (3), le cui basi teoriche vengono definite dal lavoro di J.S. Mill, economista 19° secolo. Egli sostiene che l'economia capitalista debba raggiungere uno stato stazionario, in cui la crescita cessi. Noi sosteniamo che un tale scenario ignori completamente il modo in cui il capitalismo opera ed è obbligato ad operare come sistema, e sia quindi irrimediabilmente utopico. Torneremo in seguito sul tema, ma per ora cominciamo ad analizzare i risultati scientifici del rapporto IPCC AR5.

Collasso ecologico

Il riscaldamento globale, che è ormai diventato una minaccia per la vita sulla Terra a lungo termine, è solo la parte più pubblicizzata di un generale degrado ecologico del pianeta. Questo degrado deriva dal modo in cui opera il sistema capitalistico, che comporta la necessità di crescita e riduzione dei costi di produzione in maniera continua e incessante. La necessità sistemica di crescita infinita è in contrasto con la limitatezza delle risorse della Terra. Il buon funzionamento del sistema, che in termini di capitale significa crescita, o accumulazione di capitale, impone che la natura da un lato sia considerata una risorsa da sfruttare senza pietà, e dall'altro venga trattata come una discarica in cui possano essere scaricati rifiuti tossici in quantità inesauribili, a tempo indeterminato. Tuttavia, come osservava Marx nei suoi Manoscritti economico-filosofici, gli esseri umani fanno parte della natura:

Le piante, gli animali, le pietre, l'aria, la luce, ecc., … costituiscono da un punto di vista pratico … una parte della vita e attività umane ... costituiscono anche praticamente una parte della vita umana e dell'umana attività. L'uomo vive soltanto di questi prodotti naturali, si presentino essi nella forma di nutrimento o di riscaldamento o di abbigliamento o di abitazione, ecc. L'universalità dell'uomo appare praticamente proprio in quella universalità, che fa della intera natura il corpo inorganico dell'uomo, sia perché
1. essa è un mezzo immediato di sussistenza, sia perché
2. essa è la materia, l'oggetto e lo strumento della sua attività vitale.
La natura è il corpo inorganico dell'uomo, vale a dire la natura escludendo il corpo umano. Dire che l'uomo vive della natura significa che la natura è il suo corpo con il quale egli deve rimanere in un continuo interscambio al fine di non morire (4).

L'interscambio che l'umanità ha con la natura è ormai diventato tanto squilibrato che in un anno consumiamo o impieghiamo una quantità di risorse naturali superiore del 25% rispetto a quelle rigenerabili dall'ecosistema terrestre (5). Per compensare il deficit usiamo semplicemente le riserve del pianeta, un processo che potrà continuare solo finché queste non saranno esaurite. Se questo punto dovesse venir raggiunto, ci sarà un crollo catastrofico della civiltà. Il sistema capitalistico è come un tir diretto verso il precipizio; un tir con i comandi bloccati.

Riscaldamento globale

Il riscaldamento globale prodotto dall'uomo è causato dall'emissione di gas serra (GHG). Il più importante di questi è l'anidride carbonica, CO2, che è prodotta dalla combustione di combustibili fossili, come carbone, petrolio e gas. I gas serra, a causa della loro struttura molecolare, riflettono sulla Terra le emissioni di radiazioni a onda lunga. In tal modo influenzano l'equilibrio tra l'energia ricevuta dal sole e quella emessa dal pianeta e quindi ostacolano il sistema di raffreddamento della Terra. La temperatura della Terra così sale fino a raggiungere un nuovo stato di equilibrio energetico. La Terra è in uno stato di squilibrio energetico a partire dalla fine degli anni '70, il che significa che riceve più energia di quella che riesce ad emettere. Ciò crea un aumento generale delle temperature e immette più energia nell'atmosfera. Il processo attraverso il quale i gas serra riflettono le radiazioni sulla Terra è conosciuto come “forzatura radiativa”. Il rapporto IPCC AR5 elenca i sempre crescenti volumi di CO2 nell'atmosfera terrestre e i conseguenti aumenti di forzatura radiativa.

Time period 1750-2011 Decade 1980-1889 Decade 1990-1999 Decade 2000-2009 Decade 2002-2011 2002-2011 % of total since 1750
Total emissions 545 69 80 89 92 17
Emissions from burning fossil fuels and cement production 365 55 64 78 83 23
Land use emissions. (Deforestation) 180 14 16 11 9 5
Ocean to atmosphere absorption -155 -20 -22 -23 -24 -15
Residual terrestrial absorption -150 -15 -27 -26 -25 -17
Increase of CO2 in atmosphere 240 34 31 40 43 18
Table 1: Emissions of Carbon dioxide in Giga tonnes Gt (billion tonnes as C) - (Mean figures from IPCC report AR5 table 6.1)

La tabella 1 mostra l'inesorabile aumento della quantità di CO2 nell'atmosfera terrestre e come ciò sia dovuto principalmente alla combustione di combustibili fossili, anche se la deforestazione e la produzione di cemento contano per circa il 12% del totale. La tabella mostra anche come questo aumento stia accelerando. Per ognuno degli ultimi quattro decenni, le emissioni sono aumentate, da 69Gt (miliardi di tonnellate di carbonio) fino a 92Gt, un incremento del 33%. Allo stato attuale le emissioni annue ammontano a 10.2Gt/anno, il valore più alto di sempre. Anche se la crescita dell'economia mondiale venisse completamente bloccata al livello attuale di emissioni, e il favoloso “stato stazionario” di J.S. Mill fosse raggiunto, staremmo ancora pompando un eccesso di 5.3Gt di CO2 in atmosfera ogni anno. La concentrazione di CO2 nell'atmosfera è sempre rimasta nel rapporto di 180-290 parti per milione (ppm) durante gli ultimi 2100 mila anni, eppure è passata dalle 278 ppm del tardo 18° secolo alle odierne 400 ppm: un aumento di 122ppm, ossia del 43%, negli ultimi due secoli e mezzo.

Gas 2011 W/m2 2005 W/m2 % increase % contrib-ution to total RF increase
Carbon dioxide (CO2) 1.82 1.66 9.6 84.2
Methane (CH4) 0.48 0.47 2.1 5.3
Nitrous oxide (N2O) 0.17 0.16 6.3 5.3
Other greenhouse gases (GHG) 0.36 0.35 2.9 5.3
Total RF from GHG 2.83 2.64 7.2 100.0
Table 2 Increases in anthropogenic Radiative forcing between 2005 and 2010 - (From IPCC AR5 Table 2)

La tabella 2 mostra l'incremento della forzatura radiativa di origine antropica tra il quarto e il quinto rapporto dell'IPCC. Nei 6 anni tra le due relazioni (dal 2007 al 2013) c'è stato un aumento del 7,2%, e la CO2 rappresenta il 84% di questo aumento. Nel complesso, la CO2 rappresenta circa il 65% di tutta la forzatura radiativa di origine antropica.

L'economia globale è in gran parte dipendente dall'energia basata sul carbonio. Ad oggi, secondo l'Agenzia Internazionale per l'Energia, l'86% dell'energia mondiale è fornita dai combustibili fossili, il cui settore, nel 2011, ha ricevuto sussidi statali per un importo di 523 miliardi di dollari! (6) L'uso dei combustibili fossili sta aumentando più velocemente di quello di tutte le altre fonti di energia combinate. Negli anni tra il 2000 e il 2008 il consumo globale di energia è aumentato del 22%; l'86% di tale aumento è stato fornito da combustibili fossili, di cui la metà costituita da carbone, il più sporco di tutti i combustibili fossili (7). La correlazione tra la crescita dell'economia e la crescita delle emissioni di CO2 è abbastanza chiara. Nel decennio fino al 2007, per il quale sono disponibili dati, l'economia globale è cresciuta in media del 2,5% in termini di PIL e le emissioni di CO2 sono cresciute del 2,8%. Qui di seguito è fornita una rappresentazione della correlazione storica della crescita dell'economia globale con gli aumenti di CO2 atmosferica e della forzatura radiativa, riportati nelle tabelle 1 e 2.

2014-02-24-climate-1.jpg
2014-02-24-climate-2.jpg
2014-02-24-climate-3.jpg

I tre grafici seguenti indicano chiaramente come l'aumento della CO2 nell'atmosfera e della forzatura radiativa accompagnino la crescita dell'economia globale. La crescita dell'economia globale richiede la combustione di combustibili fossili aggiuntivi, che producono CO2. Nel corso degli ultimi 3 decenni, il consumo mondiale di petrolio, per esempio, è passato da 62,3 milioni di barili al giorno (Mbpd) nel 1980, a 74,7 Mbpd nel 2000, e 87,3 Mbpd nel 2011 (8). Si potrebbero elencare aumenti simili anche in varie attività minerarie. Tuttavia, un esempio rappresentativo è la produzione di acciaio, in quanto l'acciaio è utilizzato nella maggior parte dei prodotti industriali. La produzione di acciaio è passata da 700 Mt (milioni di tonnellate) all'anno nel 1980 a 851 Mt nel 2000, fino a raggiungere 1547 Mt nel 2012 (9).

Esiste una chiara relazione causale tra la ricerca di profitti per l'accumulazione da parte del capitalismo globale e il riscaldamento globale. Anche i commentatori borghesi non sono più in grado di negare questo fatto, ed è per questo motivo che gli ambientalisti mirano a creare una economia capitalista a “crescita zero”.

Sovraccarico della biosfera

Come accennato in precedenza, il riscaldamento globale, che è causato dalle interferenze umane nel ciclo naturale del carbonio, è solo una di una serie di degradazioni che il capitalismo sta infliggendo ai cicli naturali del pianeta. Il “Millennium Ecosystem Assessment” ha concluso che, dei 24 processi ecologici naturali dai quali dipende la sopravvivenza umana, 15 sono in declino o stanno diventando insostenibili. L'interscambio dell'umanità con la natura è diventato così dissoluto e distruttivo che nel giro di poche generazioni potremmo non essere in grado di sostenere la vita. L'associazione ambientalista americana “The Earth Policy Unit”, in una pubblicazione denominata “Piano B: salvare un pianeta sotto stress e una civiltà nei guai”, esprime la situazione attuale della biosfera della Terra come segue:

Risorse che si sono accumulate nel corso di spazi di tempo geologico sono state consumate nell'arco di tempo di in una sola vita umana. Stiamo attraversando soglie naturali che non possiamo vedere e stiamo violando scadenze di cui non ci accorgiamo. Queste scadenze, determinate dalla natura, non sono politicamente negoziabili.
La natura ha molti limiti che scopriamo solo quando è troppo tardi... Per esempio, quando si supera il livello sostenibile delle attività di pesca, le scorte cominciano a ridursi. Una volta che questa soglia viene varcata, abbiamo un tempo limitato in cui fare marcia indietro, diminuendo il livello di pesca. Se non riusciamo a rispettare tale scadenza, le popolazioni di pesci si riducono a livelli per cui la pesca non è più praticabile, e alla fine il settore crolla.
Sappiamo che gli indicatori principali del declino economico delle precedenti civiltà furono di natura ambientale, non economica. Prima sparirono gli alberi, poi il terreno, e infine la civiltà stessa. Per gli archeologi, la sequenza è fin troppo familiare.
Oggi, la nostra situazione è molto più impegnativa, perché oltre alla contrazione delle foreste e all'erosione del suolo, dobbiamo affrontare il calo delle falde acquifere, le ondate di caldo e siccità più frequenti che colpiscono le colture, il collasso della pesca, l'espansione dei deserti, il deterioramento dei pascoli, la morte delle barriere coralline, lo scioglimento dei ghiacciai, l'aumento del livello dei mari, tempeste più forti, l'estinzione di varie specie... Sebbene queste tendenze ecologicamente distruttive siano evidenti già da un po' di tempo... nessuna di loro è stata invertita a livello globale.
... Il mondo è in uno stato denominato dagli ecologisti come “abuso-e-collasso”. A livello locale, il consumo ha superato la capacità sostenibile dei sistemi naturali innumerevoli volte, in passato. Ma ora, per la prima volta, ciò avviene a livello globale. Le foreste si riducono per il mondo intero. Il crollo dei livelli di pesca è un fenomeno molto diffuso. Le praterie si stanno deteriorando in ogni continente. Le falde freatiche sono in calo in molti paesi. Le emissioni di anidride carbonica (CO2) superano i livelli di fissazione della CO2 in tutto il mondo (10).

Quando i cicli naturali non riescono a rigenerare le risorse, il capitalismo utilizza semplicemente le riserve della Terra. Quando, per esempio, il legno non è sostituito, allora altre foreste naturali vengono tagliate riducendo così le riserve del pianeta, e nel processo la rimozione della CO2 dall'atmosfera diventa ancora più difficile; quando i livelli delle falde acquifere scendono, il pompaggio viene fatto più in profondità in modo da consumare acqua accumulatasi nel suolo nel corso di secoli; quando il terreno viene eroso, allora altre foreste vengono cancellate; quando diminuisce la fertilità, e difatti il 40% delle terre coltivate sono ormai degradate, allora vengono utilizzati concimi chimici e insetticidi. Questi a loro volta inquinano le acque nel sottosuolo, i fiumi e le zone umide, uccidendo la vita acquatica, causando la morte di fiumi e laghi e così via. Gli insetticidi e la scomparsa degli habitat naturali stanno uccidendo le popolazioni di api in tutto il mondo. Uno studio recente ha trovato 35 diversi pesticidi nel ciclo alimentare delle api da miele (11). Allo stesso tempo, molti insetti impollinatori selvatici sono stati uccisi. Eppure il 75% delle colture che produciamo dipendono dall'impollinazione degli insetti e questa decimazione degli impollinatori sta già cominciando a minacciare la produzione alimentare. Gli agricoltori cinesi stanno ora impollinando talune colture a mano! (12)

Dovrebbe essere chiaro, a chiunque voglia aprire gli occhi, che ci troviamo ad affrontare una crisi urgente, mentre i quadri dirigenti del capitalismo guardano con indifferenza a tutto quanto sopra elencato.

La risposta del capitalismo: “perforazioni e fracking a tutto spiano”

Come mostra il rapporto dell'IPCC, lungi dal rallentare, il tasso con cui vengono rilasciate le emissioni di gas serra ha subito un'accelerazione. La risposta dei nostri governanti allo scioglimento del ghiacci dell'Oceano Artico è un fulgido esempio di risposta globale del capitalismo di questi problemi. Come è noto il circolo polare è un collettore che assorbe CO2 dall'atmosfera, per una quantità equivalente al 10% dell'assorbimento totale terrestre, e inoltre il ghiaccio artico riflette le radiazioni in entrata dall'atmosfera, riducendo così il calore ricevuto dall'atmosfera. Lo strato di ghiaccio si è ridotto dai 10 milioni di km2 del 1.982 fino ai 7,1 milioni del 2012, una riduzione di circa il 30% (13). Inoltre, gli scienziati stimano che ci siano altri 200 miliardi di tonnellate di gas serra congelati, intrappolati nelle regioni artiche, che potrebbero essere rilasciati da questo riscaldamento. Nel più lungo termine, le correnti oceaniche termoaline che scaldano l'emisfero settentrionale (ad esempio, la Corrente del Golfo) potrebbero essere modificate con conseguenze incalcolabili. Tuttavia, lo scioglimento del ghiaccio artico è stato trattato non come una catastrofe ecologica che richieda un intervento urgente, ma come un'opportunità per perforare, estrarre e bruciare i depositi di petrolio e gas della zona, che prima erano inaccessibili. Ci viene detto che questi depositi rappresentano il 30% del gas e il 13% del petrolio non ancora scoperti a livello globale. Naturalmente, gli economisti del capitale hanno conteggiato il tutto e hanno annunciato, con un sorriso, che ciò porterà a 60 miliardi di dollari di profitto. (14) Il fatto che tale azione può solo peggiorare il riscaldamento globale non è stato nemmeno preso in considerazione. In tutto il mondo le perforazioni e il fracking (15) di quantità sempre maggiori di petrolio e gas sono all'ordine del giorno. La risposta del capitale, per quanto riguarda la crisi ecologica generale, è: “Che cosa hanno mai fatto le generazioni future per noi?”.

Dal momento che l'IPCC è stato istituito dalle Nazioni Unite, tutte le sue pubblicazioni, che dovevano servire da consulenza per i governi, e tutti i suoi incontri internazionali non hanno portato a nulla. Il solo trattato vincolante sulla riduzione delle emissioni è stato il protocollo di Kyoto, ma è stato minato alla base dal rifiuto di ratifica da parte degli Stati Uniti e indebolito dal Canada, che si ritirò dal trattato per sviluppare le sue sabbie bituminose. Il trattato avrebbe dovuto ridurre le emissioni del 5% rispetto ai livelli del 1990, entro il 2012. Ma da allora sono aumentate di circa il 30% rispetto ai livelli del 1990. Le riduzioni volontarie delle emissioni, che sono state annunciate da varie nazioni, tra cui i paesi dell'Unione Europea e il Regno Unito, sono in genere un inganno. Le riduzioni possono essere realizzate nei paesi sviluppati, mentre il livello delle emissioni globali aumenta, semplicemente attraverso un “outsourcing” delle emissioni. Si stima che il 33% delle emissioni di CO2 per i beni di consumo utilizzati nei paesi sviluppati siano ora emesse nei paesi in via di sviluppo (16). In alternativa, i paesi possono semplicemente ignorare i loro impegni volontari, come sta facendo il Giappone, per esempio, dopo il disastro di Fukushima (17), senza che ci siano per questo delle sanzioni.

La classe capitalista, ovviamente, nomina i suoi migliori economisti, piuttosto che gli scienziati ambientali, per farsi consigliare sulla crisi ecologica. Nel Regno Unito, ad esempio, l'economista Nicholas Sterne ha prodotto una relazione per il governo nel 2006, in cui era indicato che la concentrazione di CO2 in atmosfera dovesse essere limitata a 550 ppm, che secondo la relazione Sterne equivarrebbe ad un aumento di temperatura di 3°C. La sua conclusione era che l'1% del prodotto interno lordo globale (PIL) doveva essere speso annualmente per raggiungere questo obiettivo. Tuttavia, una riduzione delle emissioni e dell'aumento di temperatura oltre questa soglia sarebbe troppo costosa. Tale aumento di temperatura è, ovviamente, al di là della soglia di 2°C che gli scienziati del clima stimano segnerebbe il punto di non ritorno verso un riscaldamento globale incontrollabile. Sterne ha successivamente ammesso di essersi sbagliato sull'aumento di temperatura, e sarebbe di 4°C l'aumento che renderebbe ancora più probabile un riscaldamento globale del tutto fuori controllo (18). Allo stesso modo l'economista statunitense W. Nordhaus in un libro intitolato “Il casinò del clima” ha calcolato che l'aumento della temperatura globale potrebbe essere contenuto entro i 2°C se l'1,5% del PIL mondiale venisse speso per ridurre le emissioni di gas serra. Questo costo potrebbe essere raggiunto solo se tutti i principali inquinatori si accordassero e collaborassero nel limitare le emissioni. Se solo la metà dei principali inquinatori si accordassero, i costi salirebbero al 3,5% del PIL mondiale, che sarebbe proibitivo ed eliminerebbe la crescita globale.

Ciò che questi economisti non sembrano capire è che, pur partendo dal presupposto che la crisi ecologica possa essere risolta all'interno del sistema capitalistico, i loro calcoli dimostrano il contrario, ossia che i costi richiesti sarebbero insostenibili e che quindi questa crisi non può essere risolta entro i rapporti di produzione capitalistici.

È chiaro che è stata favorita la priorità del sistema capitalistico, vale a dire ottenere profitti con energia a basso costo piuttosto che a qualsiasi strategia che possa garantire a lungo termine la continuazione della vita sul pianeta. Perché stiamo facendo esattamente il contrario di ciò che la razionalità dovrebbe dettarci?

L'imperativo capitalista: “accumulare, accumulare!”

Il sistema capitalista richiede una continua accumulazione di capitale. Se i capitali non accumulano, collassano. Vi è quindi una lotta generale per l'accumulazione di capitale, che richiede la crescita e l'espansione dei mercati in tutto il sistema. L'imperativo dell'accumulazione deriva dal funzionamento interno del sistema e non può essere evitato. Come ha osservato Marx, la parola d'ordine del capitalismo è: «Accumulate, accumulate! Questa è la Legge e questo dicono i profeti!» (19)

Il capitalismo è un sistema produttivo che produce per il profitto e non per i bisogni umani. E' basato sulla separazione della classe lavoratrice dai mezzi di produzione; una separazione che consente alla classe capitalistica di estrarre lavoro non pagato dalla classe lavoratrice. Questo lavoro non pagato è convertito in un plusvalore e forma la base del profitto capitalistico. Sviluppi e miglioramenti tecnici nella produzione aumentano la produttività e tendono a ridurre il numero dei lavoratori occupati nella produzione. Quando il numero dei lavoratori impiegati dal capitale diminuisce, diminuisce anche l'ammontare del lavoro estorto non pagato e perciò il profitto decresce similarmente. Questo porta alla caduta tendenziale del tasso di profitto. Marx nota che:

La progressiva tendenza del saggio del profitto a cadere è perciò solo un'espressione peculiare del modo di produzione capitalista dello sviluppo progressivo della produttività sociale del lavoro (20).

La caduta del saggio di profitto a sua volta conduce ad una maggiore concorrenza tra capitali. I capitali rispondono a questa situazione convertendo parte del plusvalore estorto ai lavoratori in capitale fresco e accumulandolo sia per introdurre miglioramenti tecnici sia per aumentare la produzione di scala o per entrambi le possibilità Questo produce un circuito di riproduzione in continua espansione con ogni circuito di produzione al fine di aumentare il capitale. Malgrado la caduta tendenziale del saggio del profitto, aumentando la produzione di scala e vendendo più merci, si può mantenere la massa di profitto. Questa tendenza che inizialmente è sentita a livello di capitali individuali, tende a generalizzarsi su una intera economia e infine si estende su scala globale dato che i tassi di profitto tendono a livellarsi.

Ciò si traduce in una disperata lotta del capitalismo per la propria crescita. Il capitalismo deve “espandersi o morire”, che è il motivo per cui le economie nazionali misurano il loro successo in termini di crescita. Al momento attuale l'economia globale, misurata dal PIL, sta aumentando approssimativamente del 3% annuale, il che significa che si raddoppierà ogni 24 anni. Questo significa raddoppiare le emissioni di CO2 e raddoppiare le implicazioni su un ecosistema che è già sovraccaricato del 25%.

Solo quando i problemi ecologici cominceranno a erodere i profitti, i capitalisti cominceranno a prenderli seriamente in considerazione. Questo succederà quando le riserve ecologiche saranno esaurite in quel momento sarà troppo tardi per porre rimedio.

Questo breve schizzo della dinamica del continuo sforzo del capitalismo per la sua crescita dimostra che le forze che spingono in questo senso vengono dal funzionamento del sistema capitalistico stesso, non dall'immoralità della classe capitalistica. Esse sono forze materiali, non ideologiche. Di conseguenza, i tentativi degli ambientalisti a persuadere la classe capitalistica a “svegliarsi” e di adottare un'economia a crescita zero, riflettono l'incapacità a capire le dinamiche interne del capitalismo e perciò sono futili. Tuttavia, ciò è esattamente quello che gli ambientalisti più seri stanno cercando di fare.

Nuovo paradigma della sostenibilità

Nel suo ultimo libro J.Porrit (21), The World We Made (Il mondo che abbiamo fatto), descrive il mondo del 2050 attraverso gli occhi di un insegnante che ha vissuto attraversando un cambio totale dello stile di vita e nell'economia globale nel periodo da oggi al 2050.Il “nuovo mondo coraggioso” è quello dove il riscaldamento globale e il degrado ecologico sono stati superati o invertiti e la società umana è in relazione armoniosa con la natura.

Ma gli elementi base del capitalismo rimangono al loro posto. Egli descrive come le grandi Corporazioni si sono mutate in Società B o Società di “benefit”, impegnate in obiettivi ambientali e per il bene della società tutta. L'azionariato, le cooperative, le compagnie di interesse di comunità e imprese sociali dominano l'economia. Il riciclaggio, la produzione di cibo locale e di energia locale sono la norma.

Tutto ciò è stato portato avanti dalla pressione popolare. E' cominciato con un movimento di protesta nel 2018 chiamato “Basta”. che sembra essere la reincarnazione dei movimenti di “Occupazione”. “Basta” è stato innescato da un rapporto della Banca Mondiale, che mostra l' ineguaglianza globale che monta e il nuovo esplosivo rapporto IPCC. Questo movimento porta i capitalisti a guardare gli errori nel loro modo di procedere, di fermare la produzione per il profitto ed accettare i cambiamenti che descrive. Questi cambiamenti devono essere portati avanti dalle leggi che il governo fa. Il capitalismo, secondo quanto lui nota, “è diventato qualcosa per cui vale lottare”.

L'idea che il capitalismo possa essere riformato per diventare un sistema caritatevole e verde come vorrebbe il Porrit è tipico del movimenti ambientalista. Come già accennato in precedenza la spiegazione più chiara di questa posizione viene dal “Gruppo di scenario globale”nella loro descrizione del “Nuovo paradigma della sostenibilità” In questa società le strutture di base del capitalismo rimangono intatte ma la distribuzione del prodotto sociale cambia fino a mettere fine all'ineguaglianza. Le istituzioni del capitalismo, come le corporazioni multi-nazionali diventerebbero organizzazioni sociali. Gli stili di vita cambierebbero e le strutture sociali verrebbero riformate mentre progressi tecnici verdi verrebbero applicati su scala mondiale.

Il mercato verrebbe sfruttato per la sostenibilità. Una specie di unione mondiale sotto le principali istituzioni internazionali del capitalismo globale, UN, Banca Mondiale, IMG, WTO verrebbe organizzata per monitorare il sistema. Nella “Grande Transizione”si stabilisce che:

Una società civile che vigila dovrebbe favorire un comportamento più responsabile delle imprese e i nuovi valori cambierebbero i modelli di consumo e di produzione... Il nuovo paradigma di sviluppo includerebbe cambiamenti nello stile di vita e una maggiore solidarietà sociale.
Strumenti politici come ecotasse, sussidi sociali e contabilità verde (sarebbero da rispettare). Ma queste sarebbero manifestazioni di profondi processi che riorienterebbero il modo di funzionare dell'economia. Questa diventa un mezzo per servire la gente e preservare la natura... La transizione verrebbe espressa in mutati comportamenti e modi di procedere da parte di gente, società, governi e sistemi di governo internazionali.
Imprese illuminate prenderebbero sempre più iniziative, dimostrando che efficienza, marketing verde e responsabilità sociale offrono un vantaggio competitivo. Le corporazioni che seguissero nuovi codici di condotta sarebbero ricompensate sul mercato, mentre chi non lo facesse sarebbe punito da un pubblico sempre più informato e vigile, mobilitato dalle ONG.
Un dividendo verde fluirebbe dal cost-savings delle corporazioni eco-efficienti e dal mantenimento del capitale ambientale della società. Un dividendo di pace scaturirebbe da una riduzione graduale delle spese militari mondiali da 700 miliardi di dollari annuali ad un livello accettabile di mantenimento della pace mondiale, forse fino a 30 miliardi di dollari (?). Una parte del capitale umano verrebbe recuperata dalla creatività e contributo da quei miliardi di persone che invece sarebbero consegnati alla povertà (22).

Per fornire una base teorica a una tale visione utopica “The Great Transition”(la grande transizione) guarda a J.S.Mill. Nel suo Principi di Politica Economica, pubblicato nel 1848, Mill distingue tra il progressivo stato del capitalismo, nel quale avviene la crescita o l'accumulazione del capitale e lo stato stazionario nel quale cessa la crescita. Egli scrive:

Deve essere sempre stato visto, più o meno distintamente, da economisti politici, che la crescita del benessere non è illimitata: che alla fine di quello che chiamano stato progressivo sta lo stato stazionario, che ogni progresso in benessere è solo un rinvio del secondo. I paesi più ricchi e più prosperi sarebbero presto attaccati dallo stato stazionario. Questa impossibilità di di evitare lo stato stazionario - questa irresistibile necessità che il flusso dell'industria umana si sparga in un mare apparentemente stagnante, deve essere stato, per gli economisti politici delle due ultime generazioni, una prospettiva sgradevole e scoraggiante (23).

Mill saluta positivamente questo periodo stazionario dell’economia che era vicino a concretizzarsi nel 1848 (24) Come egli stesso osserva, altri economisti classici, come Adam Smith, David Ricardo ritenevano che lo stato stazionario dell’economia fosse incompatibile con il capitalismo, e pensavano che se si fosse mai realizzato, avrebbe significato la campana a morto del capitalismo stesso.

Il Paradigma della Nuova sostenibilità prende anche in considerazione l’idea di Mill (25) che la distribuzione del prodotto sociale potrebbe essere modificato, mentre i rapporti di produzione restano invariati. Ciò consentirebbe maggiore distribuzione per classe operaia.

Le leggi e le condizioni della produzione della ricchezza partecipano del carattere delle verità fisiche. Non c'è nulla di opzionale o arbitrario in essi. ... Perciò non si tratta di distribuzione della ricchezza. È solo una questione di istituzione umana.. Le cose una volta lì, sono a disposizione dell'umanità, individualmente o collettivamente e a qualunque titolo (26).

Il tentativo di Mill di separare le leggi della produzione da quelle della distribuzione, e di distribuire il prodotto sociale più equamente è stato denunciato da Marx come impossibile sotto il capitalismo.

La distribuzione prevalente dei mezzi di consumo è solo una conseguenza della distribuzione delle condizioni stesse di produzione ; quest'ultima distribuzione, tuttavia, è una caratteristica del modo stesso di produzione. Il modo di produzione capitalistico, per esempio, si basa sul fatto che le condizioni materiali di produzione sono nelle mani dei non - lavoratori sotto forma di proprietà del capitale e della terra, mentre le masse sono solo proprietarie delle condizioni personali della produzione,della forza lavoro. Se gli elementi di produzione sono così distribuiti, allora la distribuzione attuale dei mezzi di consumo risulta automaticamente (27).

In una postfazione all'edizione tedesca del Capitale, Marx ha descritto il tentativo di Mill di separare i rapporti di distribuzione da quelli di produzione come “superficiale sincretismo” vale a dire un tentativo di conciliare gli interessi economici contraddittori, quelli del capitale e del lavoro, e una “dichiarazione di fallimento dell'economia borghese”. (28)

Come indicato sopra, il capitalismo deve accumulare costantemente ed opera in un circuito di produzione in continua espansione. Mill e il “Paradigma della Nuova Sostenibilità” vogliono che operi in un regime di riproduzione semplice, dove il plusvalore non viene accumulato, ma diviso equamente con tutti i membri della società. Perché questo si verifichi è necessario che la proprietà privata dei mezzi di produzione che, sotto il capitalismo determina la distribuzione del prodotto sociale, abbia fine!

Anche la concorrenza tra capitali dovrebbe cessare su scala globale. L'equa distribuzione del prodotto sociale in tutta la società mina la base della produzione capitalistica che è la produzione per il profitto.

L'attuale ordine mondiale è guidato dalla lotta per il profitto che porta alla concorrenza, al nazionalismo e all’imperialismo. Queste sono le caratteristiche del capitalismo.

Eppure, tutte queste caratteristiche sono state eliminate nelle utopie descritte dal “Gruppo Scenario Globale” e da Porritt.

Da un lato ammettono che l'attuale ordine degli Stati, dominati da un'economia di sfruttamento della classe operaia, e in lotta per il profitto, operando con una concorrenza spietata e con il sostegno dell’imperialismo, non può assolutamente permettere il raggiungimento della loro utopia, in quanto essa esclude tutto ciò. D'altra parte, escludendo queste caratteristiche fondamentali del capitalismo, essi ammettono che la loro utopia è per certi aspetti fondamentali non- capitalistica.

Porritt, in questo senso, ammette che la sua utopia non sia realizzabile senza una rottura con il capitalismo, ma non è disposto ad accettare ciò poiché sostiene che la sua utopia è un tipo di capitalismo per cui valga la pena di lottare.

L'intero scenario delinea un riformismo superficiale, attraversato da contraddizioni e assolutamente irrealizzabile. E' chiaro che si tratta di idee mal concepite e del tentativo di dar loro una base teorica. JS Mill evidenzia solo la loro superficialità.

Un Pianeta comunista

Sebbene le società precedenti abbiano inflitto danni ambientali locali al pianeta, a volte così gravi da causarne la loro estinzione, vedasi il caso degli abitanti dell’isola di Pasqua, l'attuale livello di degrado è di un ordine completamente diverso: è globale e colpisce tutti.

La continua distruzione del pianeta è radicata nel sistema di produzione capitalistico e non può risolversi senza una rottura con il capitalismo stesso. Abbiamo bisogno di creare una forma superiore di organizzazione sociale prima che il sistema attuale ci distrugga tutti.

L'intero sistema di produzione basato sul lavoro salariato e capitale deve essere sostituito con un sistema che produce per i bisogni umani. Tutte le forme intermedie di convertire alcuni aspetti del capitalismo in socialismo, mentre i fondamenti del capitalismo restano in vigore, è solo un pio desiderio; far finta che così si possano risolvere i nostri problemi è puro inganno. È necessario costruire una forma più alta di organizzazione sociale, prima che la maggior parte delle misure descritte da Porritt nel suo “Nuovo mondo “ possano essere messe in pratica. Per quanto scoraggiante questa prospettiva possa apparire, essa rimane l'unica soluzione realistica ai nostri problemi.

I mezzi di produzione devono essere convertiti da proprietà della classe capitalista a proprietà sociale prima di raggiungere un equo sistema di distribuzione. Invece del sistema attuale in cui i lavoratori sono alienati dai mezzi di produzione e dai prodotti del loro lavoro, è necessaria una libera associazione di produttori che producono per i bisogni dell'umanità. L’interscambio con la natura non deve essere determinato dal profitto capitalistico, ma, questo scambio, deve essere pianificato collettivamente e regolato da tutti. Solo dopo tali modifiche possiamo ottenere uno scambio equilibrato con la natura. Chiamiamo questa società di proprietà socializzata e di produttori liberamente associati, che produce per i bisogni umani, “ Comunismo” anche se questo non ha nulla a che fare con il sistema del capitalismo di Stato che esisteva nella ex Unione Sovietica. Sarà questa una società che scriverà sulle proprie bandiere:

Da ciascuno secondo le proprie capacità, a ciascuno secondo i propri bisogni (29).

Una società in cui il libero sviluppo di ciascuno sarà la condizione per il libero sviluppo di tutti. Tale società dovrà differenziarsi da quella capitalista in una miriade di modi, ma le principali differenze saranno quelle di una società senza Stato, senza denaro, dove le masse umane parteciperanno alla programmazione e alla gestione della società. Sarà una società senza lavoro salariato e produzione di merci e senza classi.

Per la prima volta nella storia umana sarà possibile pianificare insieme il futuro della specie umana. L'umanità avrà un interesse comune e sarà in grado di lavorare per raggiungerlo. L'orario di lavoro sarà ridotto e la massa della popolazione si occuperà di far funzionare questa nuova società. Tutti avranno l’ interesse comune nella soluzione dei problemi ecologici ereditati dal capitalismo. Con l'abolizione della società capitalistica finiranno anche tutti i suoi rifiuti, la sua crudeltà, le sue guerre insieme alla miseria, all’agonia per la fatica,all'ignoranza, brutalità e al degrado mentale che affligge la classe operaia. La società comunista si baserà sulle capacità di tutti e produrrà per i bisogni di tutti. Sarà in grado di bilanciare queste esigenze con la sostenibilità. Sarà quindi possibile ripristinare e riparare il danno terribile che il capitalismo ha inflitto al pianeta nei pochi secoli durante i quali è stato il sistema di produzione dominante.

La scelta che il mondo ha, sul fronte ambientale come sul fronte sociale, è o la rovina della civiltà o la costruzione di un mondo comunista.

CP

(1) L'ultima conferenza sul cambiamento climatico a cui hanno partecipato i leader mondiali è stata la conferenza di Copenaghen del 2009, che, come le precedenti 14 conferenze non ha concluso nulla. Da allora ci sono state altre 4 conferenze, a Cancun, Durban, Doha e l'ultima a Varsavia (la capitale di uno dei peggiori stati inquinatori d'Europa!) Sono stati tutti di basso profilo con i leader mondiali assenti.

(2) Altri gruppi che sono rimasti fuori : WWF, Oxfam, Action Aid, Jubilee South, 350.org. In tutte 800 persone.

(3) Cfr. tellus.org.

(4) K Marx, Manoscritti economico-filosofici, XXIV.

(5) Il dato per il 1999 calcolato in uno studio dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti è stato del 20%. Il dato del 2009 è del 25% si veda: books.google.co.uk?s=regenerative-capacity

(6) Cfr. en.wikipedia.org

(7) Cfr. en.wikipedia.org

(8) Cfr. BP statistiche sowellslawblog.blogspot.co.uk : e indexmundi.com

(9) Cfr. issb.co.uk

(10) Cfr. : earth policy.org

(11) Financial Times 9/11//13

(12) I coltivatori di mele e pere nel Szechuan, Cina sono ora costretti a usare pennelli per impollinare i fiori dei loro alberi.. Financial Times 09/11/2013.

(13) Cfr.l Financial Times, 12/04/2012

(14) Financial Times, 25.01.2013.

(15) Il governo britannico ha fornito agevolazioni fiscali per fracking e gli incentivi per le autorità locali per promuovere la trivellazione.

(16) Cfr. Water and Environmental, dicembre 2010.

(17) Il Giappone ha promesso una riduzione del 25 % delle emissioni per i livelli del 1990, ma ora ammette che sarà del 3% superiore al 1990.

(18) Dichiarazione di Sterne al vertice di Davos gennaio 2013.

(19) K Marx Il Capitale Volume 1 Cap 24 Sezione 3 Volume.

(20) K Marx Il Capitale 3 Cap13

(21) Cfr. J Porritt The World we made,. Porritt in precedenza era stato membro di spicco sia del partito dei Verdi e Amici della Terra e aveva fondato la associazione benefica “Forum per il Futuro”.

(22) La grande transizione. tellus.org

(23) JS Mill Principles of Political Economy Book 4 Capitolo 6.

(24)Sin dal 1848, quando Mill aveva teorizzato che “ Lo stato stazionario “ era vicino, l'economia globale era cresciuta di un fattore di circa 30.

(25) Mill aveva preso questa idea da David Ricardo (1772 -1823).I socialisti ricardiani sostenevano che i lavoratori avevano diritto al pieno valore di ciò che avevano prodotto. Essi ritenevano che la distribuzione del prodotto sociale potesse essere effettuata indipendentemente dalla distribuzione dei mezzi di produzione.

(26) JS Mill Principles of Political Economy Book 2 Capitolo 1.

(27) K Marx Critica del Programma di Gotha.

(28) K Marx nella Postfazione alla 2a edizione tedesca del Libro primo del Capitale scrive: “La rivoluzione continentale del 1848-9 ha avuto anche la sua reazione in Inghilterra. Coloro che ancora sostenevano alcuni standing scientifici e aspiravano ad essere qualcosa di più che semplici sofisti e sicofanti delle classi dominanti, cercavano di armonizzare l' economia politica del capitale con rivendicazioni del proletariato che non dovevano più essere ignorati. Quindi un sincretismo superficiale di cui John Stuart Mill è il miglior rappresentante. Si tratta di una dichiarazione di fallimento da parte dell'economia borghese”.

(29) Marx, Critica del Programma di Gotha.

Martedì, August 26, 2014