Libra - Una nuova moneta elettronica

Il capitalismo sta cercando di liberarsi dal contante, affinché il denaro non resti immobile (sotto il materasso?) ma si muova nella circolazione, quella che al momento si dovrebbe spostare nelle transazioni digitali. Ecco allora la “invenzione” di una moneta elettronica che annulla il valore del denaro contante, e faciliterebbe lo shopping e lo scambio di denaro. Un sogno di Keynes al fine di costringere le persone a spendere, ad aumentare la "domanda effettiva” contro la “trappola della liquidità” e dell'accumulo-deposito di denaro.

Le teorie monetarie, attorno alle quali si arroventa il pensiero borghese, negano la legge del valore, il tempo di lavoro socialmente necessario che il denaro rappresenta. Ma il denaro – separato da quel valore – non è che un feticcio. Valore e plusvalore, cioè più denaro, non piovono dal cielo: il capitale deve sfruttare la forza-lavoro dei proletari; altrimenti l’aumento della quantità di moneta in circolazione accresce le contraddizioni in cui si dibattono il capitalismo e la sua produzione di merci. Scrive Marx:

In D-D’ abbiamo la forma priva di significato del capitale; [... ritenere che sia una] capacità del denaro, o di una merce, quella di espandere il proprio valore indipendentemente dalla riproduzione - è una mistificazione del capitale nella sua forma più flagrante.

Il denaro non crea il valore che la produzione in crisi delle merci e la caduta del saggio medio di profitto mettono in crisi. La instabilità del capitalismo si aggrava gonfiando la massa di moneta in circolazione, o addirittura lanciando denaro dall’elicottero!

Ed ora, dopo le manipolazione del denaro, del credito e del debito “pubblico”, si passerebbe alla eliminazione del contante negli spazi lasciati ancora liberi dal dominio del mercato delle card (Visa e Mastercard). La borghesia diffonde l’idea che i problemi sociali siano causati da questioni monetarie o finanziarie. Quindi propone interventi che Marx definiva “trucchi della circolazione”, del tutto slegati da quella legge del valore che dovrebbe garantire una accumulazione “equilibrata” del capitale.

Nella sua fase agonizzante – purtroppo non breve – il capitalismo si arrampica sui vetri di pseudo “riforme” monetarie, ricorrendo ad apparenze di spettrali figure di valore a malapena sorrette da una indebolita domanda/offerta di merci sul mercato. La realtà è invece quella di un valore che in gran parte è supportato da una forte potenza economica o militare (come accade col dollaro e con la valuta cinese). Insomma, si continua a simulare che il denaro altro non sia che un semplice strumento per lo scambio di merci, del tutto sganciato – come denaro-capitale – dalla produzione e valorizzazione di quelle stesse merci. Fermo restando che il denaro “è misura dei valori, quale incarnazione sociale del lavoro umano” (Marx).

Nella forma fenomenica di denaro si cela la trasformazione che ha subito la forma generale di valore; quindi il denaro – come scrive Marx nel Capitale – “esprime socialmente le grandezze di valore delle merci; è la materializzazione di lavoro umano astratto”. Il denaro è un segno di valore, e invano si cerca di negare una diretta relazione fra il denaro e quella che è la sostanza del valore delle merci: lo si è smaterializzato (nessuna convertibilità con l’oro); circola come “moneta fiduciaria” e si finge che esso non abbia alcun legame con il valore delle merci prodotte.

Quando, nell’agosto 1971, si instaurò il sistema dei cambi fluttuanti, di anno in anno la quantità di moneta in circolazione, sia pure in diverse forme, non è più relazionabile col valore complessivo delle merci prodotte. Non rappresenta il valore prodotto, che diventa inferiore al numero delle merci prodotte; si cerca, e ormai disperatamente, di trovare un modo per una apparente possibilità di autovalorizzazione, fuori della produzione di merci che non trovano sufficienti compratori.

Ed ecco l’annuncio di un’altra prossima valuta digitale internazionale, presentata come una nuova “infrastruttura finanziaria” la quale, tramite Internet, “garantirà le nostre (?) risorse finanziarie” . Quindi, l'obiettivo dichiarato sarebbe quello di fornire una valuta per ciascuno che utilizzi Internet: potrà comprare e vendere beni e servizi velocemente in tutto il mondo, in modo trasparente e a basso costo, senza ricorrere a Banche. Basta col denaro contante che appesantisce i viaggi in aereo! Non si sa bene chi controllerà questa circolazione di una valuta (Libra) privata e come sarà regolamentata. Sembra che tutto si baserà su un rapporto di fiducia con Facebook e verifiche con prove crittografiche dei blocchi di transazione. Di certo, una incetta di dati personali…

Chiaramente, come le cripto-valute, la riserva di valore e una lusinga; tutto è più fittizio che virtuale; vale solo il “potere d'acquisto” degli utenti di Facebook, con un valore della Libra dipendente dal calcolo sul «paniere» di 4 o 5 valute nazionali (dollaro USA, euro, yen e franco svizzero). Ma ecco l’inghippo: nessun interesse per i Libra depositati a Facebook: saranno però investiti in attività finanziarie da un consiglio multinazionale, il quale intascherà i guadagni derivanti da operazioni speculative alle quali andranno le “liquidità” raccolte. Sempre che queste non collassino! Alla faccia del “signoraggio” che praticherebbero le Banche centrali e dei debiti macroscopici che infestano il globo con le relative “sofferenze finanziarie”!

Le sirene cantano: perché non chiedere allo Stato lavoro e reddito per tutti? E perché non puntare allo sviluppo di una valuta digitale internazionale, controllata dal “popolo”, nell’interesse pubblico? Già, peccato che il convitato di pietra sia pur sempre quel capitale finanziario che, nel tentativo di sopperire alla crisi produttiva del sistema capitalistico, illude masse disperate e senza…denaro, che solo lui sia in grado di gestire flussi di denaro e di lavoro globali. Più o meno (soprattutto meno…) in modo legale. Subito Trump attacca Facebook, in nome del rispetto delle regole bancarie .

La ricetta sarebbe quella di una smaterializzazione della moneta (diventerebbe moneta-segno, come Marx aveva previsto) e quindi ecco l’allodola che annuncia la liberalizzazione delle emissioni di moneta. Una moneta creata dal nulla, dietro il quale si agita una oligarchia finanziaria privata che aspira a comandate su tutto e su tutti, e che con “affari” di ogni genere e con la speculazione si illude di mantenere (attraverso le “attività” della moneta-finanza) una accumulazione capitalistica in agonia.

Si vagheggia sulla valorizzazione di un capitale-monetario affidato alle piattaforme digitali, nel tentativo di dare “rimuneratività” a masse di denaro sparse nel mondo, strappando la registrazione delle transazioni e la gestione del denaro alle Banche e ricorrendo al cambio del nome per dollari ed euro. Le sottrae al dominio pubblico-statale per affidarle alle gerarchie del mercato finanziario privato. Dalla padella alla brace! Il “libero mercato” si fa tecnocratico e allarga il comando delle tecnologie digitali sia per le merci (insufficienti per i profitti del capitale) e sia per il denaro (eccessivo per essere trasformato in capitale), al fine di dargli quella “efficienza marginale” (così la chiamava Keynes) che altro non è che il saggio di profitto (in calo) sugli investimenti produttivi.

Domenica, July 14, 2019