Gli effetti della finanza speculativa: profitti, disperazione e miseria

Negli USA pare stia cambiando la percezione delle cose che fanno maggiormente paura per cui al terrorismo, offerto in tutte le salse, sembra vada sostituendosi sempre più la paura dei cosiddetti “subprime”.

Sinceramente avevamo maggiore dimestichezza con altri prodotti finanziari che avevano furoreggiato qualche tempo addietro - i junk bonds, gli swaps, le opzioni - ai quali si sono andati ad aggiungersi, giustappunto, i subprime i quali possiedono l’esplicita pecularietà di “addossare ai lavoratori i costi della speculazione” (G. Cusin, Manifesto 22.08.07).

Negli States si parla sempre più spesso di “Ninja loans”, laddove N.I.N.J.A. rappresenta l’acronimo di No Income, No Job, No Assets, per indicare i prestiti erogati a favore di persone che non hanno un lavoro, non percepiscono un reddito, non possiedono un patrimonio. Già di per sé questo potrebbe sembrare un non-senso, quantomeno nella logica dei bottegai, ma è forse proprio tutto ciò a spiegare al meglio i meccanismi sempre più raffinati, più perversi, sempre più cinici, di cui si avvale questo capitalismo dei grandi monopoli privati alla continua ricerca di affari, di remunerazione. Fa un po’ ridere sentir dire, nel riferirsi al fenomeno in questione, che questi prestiti portano con sé un messaggio di fiducia, di democrazia in quanto anche a chi non offre garanzie deve essere concessa la possibilità di acquistare un’abitazione, cosa di per sé assai lodevole se non fosse che, con la stessa modalità, attraverso il credito al consumo, le vendite a rate, le carte di credito, viene "concessa" la possibilità di indebitarsi al di là delle proprie possibilità economiche per far fronte a bisogni come la casa, la salute, la previdenza, la formazione che dovrebbero essere riconosciuti come diritti e che invece diventano per la “finanza creativa” un’occasione per fare profitti. E nello specifico settore si ci devono essere lanciati a capofitto se l’importo dei mutui subprime si aggira intorno ai 1000 miliardi di dollari.

Ma cosa sono questi mutui subprime, in che modo sono strutturati, come funzionano?

Essenzialmente si tratta di mutui erogati a favore di acquirenti ad alto rischio, ossia a scarsa affidabilità creditizia, per lo più lavoratori precari, ai quali si fanno pagare tassi più elevati, nell’ordine del 15%. Ciò, unitamente all’ipoteca sulla casa acquistata, serve a garantire il debito. Sembra una follia! Far pagare di più a chi ha praticamente niente!

Gli istituti bancari che hanno concesso questo genere di prestiti li cedono ad altri istituti bancari “specializzati nella gestione di questi prodotti”, che quindi si accollano il relativo rischio, a prezzi fortemente scontati e questo è reso possibile dalla copertura degli alti interessi. Si provvede in tal modo alla raccolta di migliaia di subprime che vanno a costituire il portafoglio di una società creata proprio a questo scopo. Questo pacchetto va poi a suddividersi tra diverse istituzioni che danno avvio alla produzione di “derivati” assai particolari, denominati “titoli salsiccia” o, in gergo tecnico, “collateralized debt obligations” (obbligazioni di debito collateralizzato), strumenti di speculazione finanziaria allo stato puro, gioco d’azzardo vero e proprio, generosamente consentiti dalle autorità monetarie e cresciuti a dismisura dopo il crollo della New Economy nel 2001. In questi “titoli salsiccia” vengono "insaccati" titoli di credito di ogni tipo: obbligazioni emesse a fronte dei subprime, finanziamenti per carte di credito, leasing per le auto, finanziamenti a studenti. Gli stessi titoli ricevono poi adeguata consacrazione dalle agenzie di “rating” come la Merrill Lynch o la Moody’s le cui valutazioni servono a che il titolo possa essere piazzato ad un prezzo maggiore. Sull’attendibilità di queste agenzie meglio volare molto alto: a metà agosto, per esempio, la M & L consigliava, a proposito delle azioni della Countrywide, il più grande erogatore di mutui USA, di “vendere” mentre appena due giorni prima, attenendosi alla falsariga dei consigli “prezzolati”, aveva raccomandato di comprare, il tutto senza che le autorità di controllo competenti abbiano sentito il dovere di intervenire.

Per comprendere al meglio il funzionamento dei mutui subprime bisogna partire dal fatto che, come già rilevato, il debito è stato garantito dall’ipoteca accesa sulla casa acquistata e da un tasso di interesse mediamente alto, comunque superiore a quello normale.

Questo meccanismo ha potuto funzionare fintanto che, mantenendosi basso il costo del denaro, la gente ha potuto indebitarsi e quindi spendere contribuendo all’impennata del cosiddetto boom edilizio fatto di nuove case, prezzi in aumento, grandi affari dei fondi immobiliari. Il rischio per il creditore era pressoché nullo in quanto, se il debitore onorava gli impegni, era garantito dall’alto tasso di interesse mentre, nel caso contrario, la garanzia era costituita dall’ipoteca sulla casa. La società che rileva i subprime a prezzi scontati reperisce a sua volta i capitali necessari ad alimentare questo vorticoso giro d’affari emettendo “obbligazioni garantite dalle case coperte da mutuo”. A loro volta queste obbligazioni per poter essere appetibili e quindi essere collocate dovevano promettere un alto tasso d’interesse ed infatti sono state letteralmente fagocitate dai fondi di investimento che, come in una catena di Sant’Antonio, promettono anche loro, ai loro investitori, rendimenti assai elevati. Da tener presente che questa frenesia d’acquisto non ha interessato soltanto i fondi d’investimento statunitensi bensì tutti quelli che operano sul mercato finanziario internazionale.

Allorquando la Federal Riserve ha cominciato a rialzare i tassi d’interesse, con evidenti ricadute sul costo del denaro, il meccanismo comincia ad evidenziare crepe sempre più inquietanti: i debitori cominciano a non pagare anche perché trovare un lavoro - e quindi una fonte di reddito - diventa sempre più problematico e per via che l’economia americana si caratterizza per una congiuntura non certo entusiasmante. Come a domino l’effetto rimbalza immediatamente sugli intermediari finanziari i quali, laddove il debitore non paga le rate del mutuo, non possono vendere l’immobile, che garantisce quest’ultimo, al prezzo al quale lo avevano precedentemente fatto stimare e, di conseguenza, entrano in crisi sia per quanto riguarda il pagamento degli interessi sulle obbligazioni con le quali si erano finanziati e sia per l’ammortamento delle stesse finendo pertanto col determinare una caduta del corso delle obbligazioni medesime che va a scaricarsi, in termini di liquidità, sui fondi che le “hanno nel loro portafoglio e che non sono più in grado di far fronte alle normali richieste di rimborso delle quote dei fondi stessi” ( G. Cusin, idem).

C’è da dire che la realtà americana, in cui impazza questo genere di attività, si caratterizza per un forte indebitamento che riguarda lo stato, le società, le famiglie, e caratterizza, fornendo anche un quadro abbastanza rivelatore, le attuali dinamiche e gli attuali meccanismi finanziari. Allorquando ci si imbatte in termini come “securitization”, ovvero l’emissione di titoli per sostenere il debito privato, o come “hedge funds”, ossia società che fanno profitti gestendo il rischio, si ha la prova evidente che siamo sempre più nell’era del monopolio, nell’era in cui si crea capitale fittizio partendo da altro capitale finanziario ed in cui, almeno nelle cittadelle occidentali al mondo della produzione, della ricchezza reale, viene ritagliato un ruolo sempre più marginale. Casi come quelli dei subprime non sono semplici incidenti di percorso né possono essere trattati come eventi del tutto naturali, come un fulmine o una piena, bensì esprimono la forma più compiuta, più moderna del capitalismo monopolistico e del suo lascito di sfruttamento, imbarbarimento, miseria e desolazione.

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Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.