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L'americano International Food Policy Research Institute prevede per il 2020 un miliardo e 300 milioni di virtuali "morti di fame", nella spaventosa miseria di un "reddito" individuale di neppure 2.000 lire giornaliere: Un essere umano su cinque, tre dei quali a loro volta non hanno molto di che gioire. La denutrizione infantile colpirà 150 milioni di bambini, soprattutto nell'Africa a sud del Sahara e nell'Asia meridionale. Inoltre, la più vitale delle risorse naturali, l'acqua, si farà sempre più scarsa, letteralmente prosciugata dagli Stati più potenti e "ricchi". Nel 2025 più di 3 miliardi di persone sparsi in 50 Paesi si troveranno in condizioni drammatiche, affamati ed assetati.
Ma per tutti arriva - da un lavoro di ricerca della World Bank - la soluzione a queste infernali prospettive di fame e morte: accelerando la globalizzazione, cioè l'apertura internazionale al dominio degli interessi del capitale, della sua riproduzione e accumulazione, si potrà aumentare non solo il benessere dei Paesi ricchi ma anche di quelli "meno ricchi". È infatti sufficiente calcolare le medie del reddito pro-capite in un Paese per constatare - sempre secondo questi illuminati economisti borghesi - che se questo aumenta, nello stesso tempo aumenta anche il reddito dei cittadini più poveri. Lo stesso "discorso" varrebbe per le differenze di reddito pro-capite fra un Paese ricco e uno povero. Vale a dire: se la differenza è per esempio del 40%, anche il reddito medio dei cittadini più poveri dei due Paesi differisce del 40%; elevando il reddito del Paese ricco, si eleva anche quello del Paese povero e quindi dei suoi cittadini più poveri...
Francamente, e nonostante "l'attenzione e l'intelligenza dell'analisi", questa pretesa crescita simmetrica fra Paesi ricchi e poveri, fra "cittadini" benestanti e in miseria, fra borghesia e masse proletarie (poiché è qui dove le differenze di "reddito" si manifestano e si approfondiscono), si veste di ipocrisia e di beffa quando proseguiamo nella lettura di altre cifre sulle bestiali condizioni di vita riservate a miliardi di esseri umani in questo "migliore dei mondi possibili".
11 milioni di bambini muoiono ogni anno per denutrizione; 24 mila persone muoiono ogni giorno per fame; l'80% della popolazione mondiale è costretta a "consumare" solo il 17% della produzione mondiale mentre il 20% si gode il restante 73% dei beni prodotti, siano essi di prima necessità, durevoli o superflui. I redditi annui variano da punte medie di 35.000 dollari ad abissi di spaventosa miseria, al di sotto dei 70 dollari. C'è di peggio, poiché al di là delle consuete "medie" intelligentemente elaborate dagli ideologi del capitale, un miliardo e 200 milioni di individui non arriva neppure a un reddito di un dollaro a testa! In compenso, quattro individui, come gli americani Bill Gates, Larry Ellison, Paul Allen e Warren Buffet possiedono da soli un patrimonio pari alla ricchezza di 42 nazioni abitate da seicento milioni di persone.
Preso atto di queste "conquiste" della attuale civiltà borghese, noi tutti dovremmo guardare compiaciuti ad ulteriori aumenti del "reddito" super-miliardario di questi signori e di molti altri affinché lo stesso accada (percentualmente - sia ben chiaro) per i redditi da sopravvivenza vegetativa di tutti gli altri. Non solo, ma sperando che continuino fra l'altro a crescere i consumi di energia - cioè il benessere-spreco, anche in questo caso..."medio" - dei cittadini statunitensi, fino a rimanere senza neppure l'aria da respirare. Già oggi ogni americano (ma che c'entrano nelle statistiche i 40 milioni di poveri ufficiali?) consuma circa 110 volte più di un abitante dell'Angola,250 volte più di un abitante della Nigeria,500 più di uno del Ruanda o dell'Etiopia.
Il quadro fornito da questi dati, tutti di fonte borghese, è a dir poco impressionante. Ma un passo avanti va pur fatto, al di là di ogni semplice considerazione attorno ad una naturale condizione mondiale basata sulla presenza di ricchi e poveri, quasi giustificabile alla pari di quella fra individui belli e brutti, biondi e bruni. La realtà da affrontare, e trasformare radicalmente, è che questa società si sta imbarbarendo e autodistruggendo nella sua innaturale divisione tra classi contrapposte - borghesia e proletariato, capitalisti e salariati - mentre diventa ogni giorno più devastante il dominio di un modo di produzione e distribuzione, il capitalismo, giunto alla fine di ogni sua possibile e sopportabile conservazione.
cdBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #1
Gennaio 2002
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