Vai a scuola e diventerai uno sfruttato

Dopo il decreto di gennaio, che regola il ciclo d'infanzia e il primo ciclo di istruzione, il consiglio dei ministri ha approvato due altri decreti attuativi della riforma Moratti. Uno di questi istituisce "l'alternanza scuola-lavoro"; l'altro estende il "diritto-dovere di istruzione-formazione" gradualmente dai 15 fino ai 18 anni.

Il primo riguarda gli studenti che avranno compiuto i 15 anni che frequenteranno il secondo ciclo, che verrà regolamentato dai prossimi decreti, e sarà già applicabile con l'attuale ordinamento. Questo decreto prevede per lo studente due opzioni: egli potrà alternare le ore di studio a delle ore di pratica (di lavoro) nelle aziende e enti che avranno stipulato convenzioni con la scuola, oppur porre il lavoro non in alternanza ma in alternativa allo studio. Infatti si introduce la possibilità di adempiere all'obbligo scolastico lasciando i corsi di studio ma lavorando, purché questa esperienza lavorativa (qualunque essa sia) venga attestata da un ente di formazione, il tutto sfruttando una normativa introdotta dalla legge "Biagi" in materia di apprendistato. Si comprende allora il senso con il quale l'altro decreto trasforma l'obbligo non in obbligo scolastico ma semplicemente in un obbligo di compiere un ciclo formativo.

Il ministro dice che questa è "una tappa storica per il processo educativo nel nostro paese", questo è sicuramente vero e per capire l'importanza (per la borghesia) di tali decreti basta far riferimento alle dichiarazioni di chi di questi provvedimenti li ha fortemente ispirati. La Confindustria ha dichiarato, infatti, subito grossa soddisfazione dicendo che si tratta "di un passo importante per avvicinare i giovani al lavoro, aspetto essenziale per la competitività del nostro paese"; già perché - come disse il precedente ministro dell'istruzione Berlinguer - " è proprio sulla formazione che nel prossimo futuro si incentrerà la competizione economica internazionale". Confindustria inoltre aggiunge: "Da oggi la scuola è più aperta al territorio e l'impresa diventa anche un luogo formativo". In queste due dichiarazioni è racchiuso perfettamente il senso dei provvedimenti. Con l'attuazione di questi decreti ogni ente, pubblico o privato, Camera di commercio e imprese potranno stipulare convenzioni con istituti scolastici e scegliere poi le modalità didattiche con le quali attuare il percorso istruzione-formazione, compreso il numero di ore da dedicare alle attività lavorative degli studenti, seguiranno inoltre passo passo l'attuazione delle loro decisioni grazie all'introduzione della figura del Tutor esterno che sarà affiancato da uno interno alla scuola.

Questo decreto è un tassello fondamentale di tutto il processo di riforma in quanto permette alle imprese di entrare direttamente nella gestione della scuola; si è in pratica realizzata una sorta di privatizzazione dell'istruzione pubblica con le scuole che diventano direttamente parte dell'azienda. Il tutto sfruttando al meglio la legge sull'autonomia didattica e finanziaria della riforma Berlinguer che ha reso possibile la sponsorizzazione da parte di enti esterni per gli istituti scolastici prevedendo perfino l'ingresso dei rappresentanti delle aziende nel consiglio di istituto.

Attraverso l'obbligo, con sanzioni amministrative inasprite per le famiglie, si impone di seguire un percorso formativo gestito direttamente dalle imprese, percorso che significa formazioni particolareggiate per le aziende stipulanti convenzioni e una offerta enorme di lavoro a costo bassissimo attraverso l'escamotage dello stage e del lavoro di apprendistato. In pratica il capitale cerca di non "disperdere" tutta quella forza-lavoro minorile a bassissimo costo, rappresentata da tutti quei ragazzini provenienti da famiglie proletarie e sottoproletarie, che spesso non terminano nemmeno il ciclo delle attuali medie inferiori e che si ritrovavano a svolgere lavoretti vari. In pratica si è reso legale lo sfruttamento del lavoro minorile.

Questi provvedimenti mostrano, se ancora c'è ne fosse bisogno, la continuità di contenuti tra l'attuale governo e i precedenti di centro-sinistra. I due decreti fanno infatti completamente leva sull'autonomia didattica e finanziaria degli istituti la quale ha permesso già da qualche anno l'igresso dei privati nelle scuole e lo sfruttamento del lavoro degli studenti. Secondo l'Unioncamere, questo anno già sono state coinvolte 300 scuole e 5500 studenti nelle pratiche di stage verso aziende industriali di servizi e artigianali, pratica iniziata in molti istituti tecnici e professionali subito dopo la riforma Berlinguer.

Tutto il processo di riforma segue le direttive emanate dai centri politico-burocratici dell'aspirante polo imperialistico europeo, e più precisamente quelle contenute nel Rapporto Delors del 1995. Non a torto, infatti, la stessa Moratti afferma che con questa riforma "l'Italia si adegua ai parametri europei", parametri che impongono un sistema di istruzione sotto il controllo diretto dei privati ed estremamente selettivo, fortemente differenziato tra i diversi strati sociali. Insomma: una scuola sempre più classista e in linea con la tendenza che vede sempre più approfondirsi il baratro che divide le classi sociali nella società capitalistica.

Non si tratta quindi di azioni che avvengono per l'incapacità o la "cattiveria" di questo o di quel governo, il processo di riforma, che ha caratterizzato ultimamente tutto il ciclo di istruzione, risponde alle esigenze ben precise del capitale nella attuale fase di crisi strutturale del ciclo di accumulazione, crisi che ha imposto modifiche in tutto l'apparato produttivo e quindi cambiamenti nel reclutamento e uso della forza-lavoro (materiale o intellettuale) e di conseguenza nella formazione di questa. La subordinazione dell'istruzione agli interessi di profitto non può essere allora eliminata attraverso l'azione riformatrice di un diverso governo o grazie all'azione dei "movimenti", questa subordinazione dal profitto potrà eliminarsi se solo si elimina il profitto stesso, se solo si elimina il capitalismo. Al proletariato rivoluzionario il compito storico di farlo.

Nunzio

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.