Un'altra manovra per soli ricchi - Meno imposte sui redditi... ma sole se elevati

I partiti del centrodestra avevano vinto le elezioni promettendo la riduzione di imposte e tasse al minimo indispensabile e con esse anche della presenza dello stato ritenuto, per la sua invadenza, un ostacolo allo sviluppo economico. "Mai più stangate! " avevano proclamato, certi che con la loro miracolosa ricetta un nuovo rinascimento era all'orizzonte. Ma, quasi per una sorta di nemesi, dopo poco più di tre anni che sono al governo, si ritrovano a dover fronteggiare la crisi economica più devastante di questo secondo dopoguerra e, come i loro predecessori sedicenti di sinistra, a lavorare di forbici e balzelli per contenere un debito pubblico che tracima da ogni parte nonostante lo smantellamento del sistema pensionistico, di quello sanitario, della pubblica istruzione e una drastica riduzione di tutti servizi di pubblica utilità; ammonta infatti a ben 24 miliardi di euro la finanziaria 2005 appena approvata dal Consiglio dei ministri. Si tratta di una vera e propria stangata inflitta con l'introduzione di un artificio contabile che blocca la crescita della spesa a un tetto prefissato al due per cento indipendentemente da quello che sarà poi l'effettivo fabbisogno. A farne le spese saranno soprattutto gli enti locali che dovranno fronteggiare le loro accresciute competenze in materia assistenziale con fondi sempre più esigui.

Fra il 2003 e il 2004 i trasferimenti agli enti locali, secondo il Rapporto annuale dell'Osservatorio sulle politiche sociali, hanno subito una riduzione complessiva di 410 miliardi di euro pari a una media del 3,06 per cento con punte fino al 40 per cento per i comuni più piccoli. Già solo nel 2004, in conseguenza di ciò - secondo l'Osservatorio - si verificherà un taglio al welfare dei comuni a livello medio nazionale del 15 per cento con punte del 20 per cento nel sud. (Manovra, La Rivolta dei Comuni - il Manifesto dell'1/10/04). Ma se la riduzione dei trasferimenti fino a tutto il 2003 ha riguardato soprattutto " la spesa sociale allargata" (tempo libero, cultura sport ecc) e nel 2004 inciderà pesantemente sulla spesa per i servizi sociali e in particolare sulla spesa per i servizi agli anziani, con il blocco previsto, nel 2005 si ripercuoterà direttamente sull'assistenza più propriamente detta a cominciare da quella sanitaria. Ora, poiché alle regioni, alle province e ai comuni in cambio del taglio dei trasferimenti la nuova legge finanziaria dà la possibilità di introdurre nuove addizionali Irpef e/o di aumentare quelle già esistenti, di rivedere gli estimi catastali per la determinazione dell'Ici (l'imposta comunale sugli immobili) e di aumentare le tasse sui servizi come per esempio la raccolta dei rifiuti urbani, ecco che risulta del tutto evidente che a subire la nuova stangata saranno come al solito i lavoratori dipendenti e i pensionati cioè tutto il mondo del reddito fisso che non può in alcun modo sfuggire in alcun modo ai tagli e ai balzelli che si annunciano. C'è la probabilità che si debba pagare perfino il pedaggio su 1500 km di strade statali; tanto i ricchi vanno in elicottero!

In verità, la finanziaria prevede anche la revisione degli studi di settori e di conseguenza anche un inasprimento della pressione fiscale a carico del cosiddetto mondo della partite Iva (commercianti, artigiani, professionisti, lavoratori autonomi ecc.) che però, prevedibilmente, la scaricheranno sui prezzi e, dunque, ancora una volta su stipendi, salari e pensioni.

Con questi tagli, sostiene il ministro del tesoro Siniscalco, sarà possibile contenere il rapporto fra Pil e deficit al 3% come previsto dal Patto di stabilità e - cosa più ancora più importante - finanziare, a partire dal 2005, la riduzione dell'aliquote Irpef, e in particolare quella sui redditi più elevati che sta tanto a cuore a Berlusconi perché - a suo dire - riducendo le imposte a carico dei redditi più elevati si favoriscono gli investimenti e quindi il rilancio dell'economia.

Si tratta della vecchia e logora tesi neoliberista che promette miracoli e benessere per tutti solo che si lasci campo libero ai capitalisti mettendo a loro disposizione manodopera a bassissimo costo, un mercato del lavoro senza particolari vincoli e liberandoli dall'onore di pagare le imposte, gli oneri sociali di loro competenza e così via, ma che finora, lungi dal consentire il superamento della crisi, ha solo favorito un gigantesco trasferimento di ricchezza dal mondo del lavoro a quello del capitale e più in generale dai più poveri ai più ricchi. Lo conferma anche la Banca d'Italia nel suo rapporto statistico sulla distribuzione di redditi e ricchezza nel nostro paese. In due anni,2000/2002, operai e impiegati hanno visto i loro introiti familiari (siamo a redditi medi annui di 7.840 euro) diminuire dell'1,8%. I più poveri addirittura del 4,4% mentre i pensionati avrebbero perso solo l'1%. In compenso la quota di ricchezza posseduta dal 5% delle famiglie "più abbienti" è aumentata negli ultimi 10 anni dal 27 al 32%, e quella posseduta dall'1% delle famiglie "più agiate" è cresciuta dal 9 al 13%. A peggiorare le cose per i lavoratori ci ha pensato poi l'inflazione, ufficialmente attestata al 2,3% ma in realtà almeno doppia cosicché complessivamente nel 2002 il loro livello di "ricchezza" è sceso al 38% del valore medio posseduto dalla metà delle famiglie italiane. Ma non è bastato: pensare, infatti, che la crisi del processo di accumulazione del capitale, nell'epoca della microelettronica e della produzione industriale su vasta scala possa essere superata riportando il ruolo dello stato indietro di oltre due secoli, quando si occupava soprattutto della repressione del proletariato, del mantenimento dell'esercito e del funzionamento delle Poste e di pochi altri servizi, o riportando la giornata lavorativa a 12 ore giornaliere come ai tempi della prima rivoluzione industriale, non è solo l'espressione di una visone miope ed antistorica di una classe in grave difficoltà. È piuttosto la conferma che la sua formazione sociale è minata alle fondamenta e può sopravvivere soltanto intensificando lo sfruttamento e generalizzando la miseria e la violenza come dimostrano il crescente impoverimento della popolazione mondiale e l'inarrestabile espandersi della guerra in tutti e cinque i continenti.

gp

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.