Lo sfruttamento del lavoro minorile - Il lavoro dei bambini serve alla sete di profitti del capitale

Più 250 milioni di bambini nel mondo sono sfruttati, di questi, 40 milioni sono costretti a lavorare in condizioni altamente nocive per la loro salute, mentre ogni anno muoiono 22 mila minori per incidenti sul lavoro. Queste le cifre ufficiali di quello che viene definito il 'fenomeno del lavoro minorile' e che coinvolge principalmente l'Asia, l'Africa e l'America Latina, ma è presente anche nell'occidente sviluppato. In Italia secondo l'Ires-Cgil sono 500 mila i minori sfruttati. Lasciamo ai sociologi trattare il fenomeno, rintracciare le motivazioni nelle condizioni di miseria sociale e famigliare, nel disagio dei minori oppure nella disumanità di imprenditori senza scrupoli. A noi preme sottolineare che il lavoro minorile fenomeno non è, non è un fatto che si distingue, anomalo, rispetto al normale funzionamento del sistema capitalistico, bensì è una condizione imposta e costante del capitalismo fin dai suoi albori. Basta leggere quanto scritto da Marx nel primo libro del Capitale, oppure, per l'Italia, il lavoro del Merli 'Proletariaro di fabbrica e capitalismo industriale'. Vogliamo però soffermarci sulla legislazione sociale per meglio chiarire lo spirito del capitalismo. Con l'unità d'Italia (1861) vennero abrogate tutte le disposizioni relative al lavoro minorile vigenti negli stati preunitari. La prima iniziativa per sostituire tali norme è del 1870, ma, dopo un iter parlamentare di sette anni, naufragò. Tutta la materia è vivamente osteggiata dagli industriali e sabotata da governo e parlamento quali loro rappresentanti politici, e particolare rilievo ha il limite d'età del lavoro dei fanciulli. L'allora ministro dell'interno Lanza, favorevole ai 9 anni, così argomentò: "È evidente che nelle classi povere i ragazzi sono di gravissimo peso alla famiglia...Ma bisogna anche considerare che in Italia, paese più meridionale, lo svolgimento delle forze avviene molto prima... Non sarei pertanto propenso a eccedere l'età di nove anni... Altrimenti, non faremmo altro che diminuire quella classe di persone tra le quali si scelgono gli operai... e quindi far crescere la ricerca e il prezzo della manodopera. E siccome siamo una nazione, in materia di industrie, non voglio dire in fasce ma nei primordi, anche per questo lato non converrebbe abbondare in restrizioni". Parole da capitalista: poiché i bambini aumentano il numero dei lavoratori che la borghesia può sfruttare, abbassandone il prezzo, non è il caso di regolarne lo sfrenato sfruttamento lasciando che il lavoro si svolga così liberamente. L'iniziativa riprese nel 1879 per concludersi con la legge 11 febbraio 1886 sul lavoro dei fanciulli nelle fabbriche, cave e miniere. Questa legge proibiva il lavoro dei minori di 9 anni o di 10 quando si trattava di lavori sotterranei, e dei minori di 15 anni quando la natura del lavoro non era confacente al loro stato fisico o pericoloso e insalubre. Limitava a 8 ore l'orario di lavoro giornaliero e a 6 ore il lavoro notturno per i minori di 12 anni. Insomma gli unici limiti erano posti per i fanciulli tra i 9 ed i 12 anni, al di sopra di questa età valeva tutto, taceva sul lavoro festivo e sul lavoro delle donne. Inoltre le numerose eccezioni e deroghe resero la legge inapplicata e l'opera del Ministero fu improntata a benevola indulgenza. Fino ai primi del '900 era tutta qui la legislazione sociale italiana, lasciando mano libera ai capitalisti di fare quello che volevano e di sfruttare a piacimento, con crudeltà e senza remore la classe operaia e tutti i membri della sua famiglia. Nel 1902 venne elevata a 12 anni l'età minima di ammissione al lavoro e a 13 per i lavori sotterranei. Passa la prima guerra mondiale ed arriva il duce: l'uomo della provvidenza. Il duce più che dei bambini era preoccupato per la conservazione della stirpe e il miglioramento della razza, così nel 1934 l'età minima per il lavoro minorile fu elevata a 14 anni però, per particolari condizioni aziendali, tale età poteva ridiscendere a 12 anni. Passa la seconda guerra mondiale ed arriva la democrazia cristiana. Seppur tra molte difficoltà la legge 17 ottobre 1967 (Tutela del lavoro dei fanciulli e degli adolescenti) supera la resistenza ad elevare l'età minima a 15 anni; definisce meglio gli orari, i riposi, le ferie, limita i lavori pesanti e quello notturno, ma tale norma non si applica nei riguardi dei fanciulli addetti ai servizi familiari o lavoranti a domicilio. Con decreto 4 gennaio 1971 n.36 si definiscono i lavori leggeri, in attività non industriali, ai quali impiegare fanciulli con 14 anni. E qui ci fermiamo. Dopo più di 100 anni di legislazione borghese il lavoro minorile non è stato abolito, ma solo più o meno regolamentato: è ancora lì, necessario. È necessario perché alla base delle diverse forme del dominio borghese e delle sue leggi c'è, costante e determinante, il capitalismo. Nel mondo lo stesso capitalismo macina fanciulli a tutto spiano, e la concorrenza di questo sfruttamento contribuisce a comprimere i salari della classe operaia occidentale fino al livello della povertà relativa. Sono le stesse merci a basso costo, ottenute dallo sfruttamento dei minori nel mondo, che, inondando il nostro mercato, rendono ancora sopportabili quei salari. Oggi come ieri lo sfruttamento del lavoro minorile, riducendo il valore della forza-lavoro, fa concorrenza al lavoro adulto permettendo il suo ulteriore sfruttamento e l'abbassamento del suo salario; tanto più se serve a contrastare la caduta del saggio del profitto. È vano confidare nelle concessioni della classe dominante, tutti i provvedimenti sono illusori finché la classe operaia non abbia la forza di conquistarsi le sue difese lottando contro la classe sfruttatrice su, su fino alla sua emancipazione.

mr

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.