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Home ›Condizioni e lotte operaie nel mondo - Francia, Stati Uniti
Francia. In Francia la situazione operaia è sempre molto tesa, i lavoratori sono sempre più esasperati dal peggioramento delle loro condizioni, dai licenziamenti e dai tagli, e portano avanti lotte durissime, minacciando spesso, come è già successo nei mesi passati, di compiere gesti estremi.
Gli operai di Neuily-le-Rèal di uno stabilimento della Vivanco minacciano di far esplodere alcune cisterne di gas della fabbrica. Dopo aver sopportato il congelamento degli stipendi e un pesante piano di ristrutturazione che ha comportato licenziamenti, una cinquantina di ex operai ha alla fine deciso di occupare la fabbrica. L'8 marzo scorso era stata decisa la liquidazione di tutti gli stabilimenti della multinazionale in Francia; ai licenziati sarebbe spettata la miseria di 4000 euro d’indennità. Gli operai hanno quindi deciso di occupare, ed hanno iniziato a minacciare di far esplodere una cisterna del gas. Contemporaneamente, sono stati organizzati cortei e blocchi stradali che hanno letteralmente impedito gli accessi alla città. Dopo settimane di lotta senza cedimenti, la direzione ha deciso di riprendere i negoziati, ma per ora i lavoratori non sono soddisfatti della trattativa e continuano ad annunciare che, se le loro richieste non saranno soddisfatte, useranno come arma le cisterne del gas.
Ma questo non è certo un episodio isolato, come vorrebbe far credere il governo francese. L’esasperazione degli operai è ormai arrivata al limite, il capitale ha a loro tolto il lavoro e distrutto le vite, rendendoli capaci di qualsiasi gesto pur di riavere un salario. Anche alla Sodimatex di Crèpy-en-Valois gli operai sono in lotta da alcuni mesi; per Pasqua avevano occupato la fabbrica, minacciando allo stesso modo di far esplodere una cisterna di gas che si trova all’esterno dello stabilimento, hanno inoltre acceso fuochi e messo sui muri della fabbrica qualche crocefisso, un messaggio chiaro per i padroni. La loro rabbia è esplosa nel momento in cui al tavolo delle trattative sono state rifiutate le loro proposte sull’indennità di licenziamento. Per ora, dopo settimane di lotta senza far un passo indietro, hanno ottenuto un’indennità di 20 mila euro; ma alcuni operai non hanno ceduto, hanno iniziato uno sciopero della fame cercando si ottenere un futuro migliore.
L’11 maggio le poste francesi hanno subito l’ennesimo sciopero da parte dei lavoratori, che hanno occupato la direzione di Nanterre; l’occupazione è stata promossa dalla CGT, per dare spazio alla rabbia dei dipendenti, che stava montando sempre di più, a seguito dei pesanti tagli previsti.
Un ruolo simile hanno avuto i sindacati nella lotta della Surcouf, soprattutto a Parigi; il gruppo è stato acquisito da un nuovo investitore, che ha subito provveduto a peggiorare anche i già magri salari e a rendere ancora più pesante il lavoro per i commessi. I lavoratori hanno immediatamente alzato la testa e da almeno 4 settimane sono in sciopero a tempo illimitato, rifiutando di firmare i contratti proposti in accordo coi sindacati.
A Compiegne, i lavoratori della Continental, hanno portato avanti un presidio molto duro, in cui hanno dato fuoco a parecchi pneumatici, e cercato anche di prendere d’assalto la prefettura; il tribunale aveva infatti appena respinto la richiesta di bloccare la chiusura dell’azienda.
Tutte queste sono legittime manifestazioni della rabbia operaia contro un sistema, che affama e trascina nella miseria tutto il proletariato; ma le azioni isolate ed estemporanee, seppur molto convinte ed eclatanti, non bastano: inizialmente, sarebbe almeno necessario iniziare a collegare le lotte, a creare legami, sostegno, tra le diverse fabbriche e i settori.
U.S.A. È recente l’uscita dei dati sulla disoccupazione negli Stati Uniti e certamente I numeri non danno ragione all’amministrazione Obama, che cerca di pubblicizzare una ripresa. Ufficialmente, infatti, i disoccupati ammontano a 15 milioni, di cui quasi la metà ha una disoccupazione di lungo periodo (oltre 5 mesi). Altri studi indicano che queste cifre sono ancora in crescita, per cui la maggior parte delle persone che erano disoccupate nell’agosto 2009 sarebbero ancora tali nel marzo 2010; inoltre la maggior parte dei lavoratori che è riuscita a trovare un lavoro, ha dovuto accettare un salario più basso. Come sempre, inoltre, i dati non tengono conto dei lavoratori precari, dei part-time o delle persone che hanno rinunciato a cercarlo perché completamente scoraggiate. A fianco della disoccupazione cresce naturalmente anche la povertà; i sussidi alimentari sono distribuiti a quasi 40 milioni di persone, con un 22% d’incremento rispetto all’anno scorso. Questi sono solo alcuni dati che confermano ancora una volta come il capitalismo non sia più in grado di offrire nulla. La Grecia non è dunque che l’esempio più drammatico di come il capitalismo, impantanato nella sua crisi strutturale, non possa più offrire una vita dignitosa alla classe lavoratrice.
JuBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #6
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